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Psicobiotici: la felicità che parte dall’intestino

Il termine psicobiotico definisce una nuova classe di probiotici in grado di regolare i neurotrasmettitori, di controllare l’equilibrio neurale eccitatorio-inibitorio, l’umore, l’attenzione e la memoria.

A partire dal XIX secolo sono stati condotti studi atti a dimostrare la comunicazione bidirezionale tra intestino e cervello. Oggi abbiamo la certezza che lo stato emotivo sia in grado di alterare la funzione gastrointestinale. Il Dottor Beaumont ha fornito uno dei migliori esempi: attraverso una fistola nello stomaco di un paziente, ha monitorato le secrezioni gastriche e notato un’associazione tra umore e funzione intestinale.

Il microbiota commensale colonizza l’intestino poco dopo la nascita e le interazioni tra i batteri e l’ospite sono quasi sempre favorevoli e fondamentali per la funzione immunitaria, l’elaborazione dei nutrienti, lo sviluppo cognitivo e altre funzioni. Nonostante alcune popolazioni batteriche siano comuni a tutti gli individui, altre sono distinte, invece, da individuo ad individuo. Complessivamente, la struttura del microbiota è variabile nel tempo, in termini di quantità e funzioni.

L’asse intestino-cervello può esistere grazie alle interazioni tra il sistema nervoso (SNC) ed enterico (SNE). Il sistema gastrointestinale è innervato sia dal sistema parasimpatico che dal simpatico. In particolare, quest’ultimo è coinvolto nella regolazione della motilità, del flusso sanguigno, della funzione barriera e dell’attivazione del sistema immunitario. Il SNE comprende neuroni afferenti primari, motoneuroni e cellule gliali. Ecco spiegato perché viene spesso definito come “il secondo cervello”. Anche il nervo vago riveste un ruolo fondamentale in questo collegamento diretto tra microbiota e cervello. I neuroni che popolano il SNE sarebbero quindi in grado di alterare le funzioni del SNC. Uno studio recente ha dimostrato come una miscela di probiotici assunta per 4 settimane, abbia dato effetti benefici sugli stati ansiosi e depressivi; inoltre ha modulato positivamente lo stato di stress con una riduzione dei livelli di cortisolo al risveglio, nei volontari sani. Questi risultati sono stati esaustivi nel dimostrare come l’utilizzo di probiotici sia in grado di influenzare l’attività cerebrale nei centri emotivi.

Esistono evidenze cliniche anche per i soggetti colpiti da depressione. Gli studi condotti su soggetti psichiatrici hanno fornito ulteriori certezze circa la correlazione tra intestino e cervello. I pazienti affetti da depressione, sottoposti ad un’analisi del microbiota fecale, avevano in comune la presenza di un particolare batterio, Alistipes. Questi pazienti trattati prima con una dieta specifica atta ad abbassare i livelli di questo batterio intestinale e successivamente con probiotici, sono andati incontro ad un miglioramento del quadro depressivo.

Si può quindi affermare che la disbiosi intestinale, ovvero l’alterazione della flora batterica, sia strettamente correlata ad alcuni squilibri del SNC. In particolare si è visto che nei soggetti con sindrome depressiva, il numero di Bifidobacterium e/o Lactobacillus era inferiore alla norma. Anche nella malattia d’Alzheimer la conta dei Bifidobacterium ha dato risultati non soddisfacenti in termini di quantità. Studi più recenti e sempre più numerosi, evidenziano inoltre una correlazione con il disturbo dello spettro autistico (ASD) nei bambini e un aumento del rischio di sviluppare deficit di attenzione e iperattività.

Quali psicobiotici scegliere?

La scelta dovrebbe essere guidata da uno specialista del settore poiché non tutti gli psicobiotici influenzano allo stesso modo il nostro SNC. Si è visto per esempio che alcuni tipi di Lactobacillus e Bifidobacterium (L. plantarum e B.dentium) sono in grado ai aumentare la produzione di serotonina e GABA; la sintesi della serotonina, infatti, può essere modificata dai microbi intestinali.

Ceppi di Lactobacillus (plantarum e odontolyticus) producono invece acetilcolina. Diverse ricerche hanno rilevato come l’utilizzo per 4 settimane di probiotici a base di Bifidobacterium longum 1714, in soggetti sani, abbia ridotto lo stress e migliorato la memoria. Inoltre, l’assunzione di probiotici della specie Lactobacillus, Bifidobacterium ed Enterococcus, riduce i livelli di citochine infiammatorie.

Ad oggi si può affermare con certezza che l’assunzione di alcuni ceppi specifici di probiotici, se assunti per un periodo di tempo che può variare dalle 4 alle 12 settimane, possono migliorare le funzioni del Sistema Nervoso Centrale e, in particolare, il tono dell’umore, stati di ansia, depressione e risposta allo stress. Si può beneficiare dei loro effetti sia in prevenzione che a supporto di eventuali terapie psichiatriche. Per questo l’assunzione di psicobiotici è in grado di migliorare la qualità della vita sia del paziente sano che malato.

FONTI

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4370913/
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1021949819300158?via%3Dihub
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/23759244/

Dott.ssa Giulia Lodrini

Farmacista di professione, ma con una profonda passione per la divulgazione scientifica.

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