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ITB: le linee guida dell’OMS per affrontare l’emergenza radioattiva

Lo iodio radioattivo rilasciato durante un incidente nucleare può contaminare l’ambiente (aria, acqua, suolo, superfici, piante, ecc.) e sedimentare sulla pelle e sugli indumenti, con conseguente esposizione a radiazioni esterne. L’inalazione di aria contaminata e l’ingestione di cibo ed acqua contaminati possono portare ad esposizione di radiazioni e di conseguenza ad assorbimento di iodio radioattivo principalmente da parte della tiroide.

La ghiandola tiroidea utilizza lo iodio per produrre ormoni metabolicamente attivi e non distingue tra iodio radioattivo e iodio stabile. Quindi, dopo un incidente nucleare, se lo iodio radioattivo è inalato o ingerito, la ghiandola tiroidea lo assorbirà allo stesso modo dello iodio stabile. Se invece lo iodio stabile venisse somministrato prima o all’inizio dell’esposizione a quello radioattivo, l’assorbimento di quest’ultimo sarà bloccato a causa della saturazione con iodio stabile della ghiandola tiroidea, riducendo così l’esposizione interna della tiroide allo stesso iodio radioattivo.

1986: disastro nucleare di Chernobyl

L’incidente del reattore nucleare di Chernobyl nel 1986 ha causato un grande rilascio nell’ambiente di iodio-131 (I-131) e di iodio radioattivo di breve durata. Stabilire quante persone siano state danneggiate o siano morte a causa del disastro di Chernobyl è estremamente difficile; tuttavia, le radiazioni provocarono un forte aumento di casi di tumore alla tiroide negli abitanti della zona, in particolare in persone che all’epoca del disastro erano nell’età dello sviluppo.

Da studi di campioni di persone esposte alle radiazioni in età giovane, emerse una maggior incidenza di alcuni tipi di tumori, in particolare quelli alla tiroide, dovuti ad una mutazione del DNA definita “rottura del doppio filamento”. Quest’aumento dell’incidenza di tumore alla tiroide è stato visto collegarsi all’esposizione di iodio radioattivo. I bambini e gli adolescenti hanno avuto un rischio più alto di sviluppare tumore tiroideo indotto da radiazioni rispetto agli adulti, a causa di una serie di fattori fisiologici e comportamentali:

  • tasso più alto di assorbimento di iodio radioattivo durante lo sviluppo della ghiandola tiroidea nell’infanzia e nell’adolescenza;
  • i bambini consumano più latte rispetto agli adulti ed il latte, essendo una delle principali fonti di esposizione allo iodio radioattivo, ha portato i bambini ad esserne colpiti molto più degli adulti;
  • potenziale anche il trasferimento di I-131 dalle madri ai neonati durante l’allattamento al seno.

Di conseguenza, più giovane è l’individuo al momento dell’esposizione, maggiore è il rischio di sviluppare il tumore alla tiroide.

La somministrazione preventiva di iodio stabile

La somministrazione orale di iodio stabile è considerata una strategia appropriata per evitare il rischio di tumore alla tiroide nelle persone esposte al rilascio accidentale di iodio radioattivo. Se assunto prima o all’inizio dell’esposizione allo iodio radioattivo, si ha una riduzione efficace di assorbimento di iodio radioattivo da parte della tiroide.

La somministrazione di iodio stabile, al fine di impedire o ridurre al minimo la fissazione nella tiroide dello iodio radioattivo rilasciato nell’ambiente in occasione di incidenti nucleari, è effettivamente un provvedimento di sanità pubblica indirizzato alla popolazione esposta che viene compreso tra le misure protettive urgenti, che devono cioè essere messe in atto in tempi brevi/brevissimi dall’incidente stesso.

Le linee guida dell’OMS: Iodine Thyroid Blocking (ITB)

Le Linee guida ITB (Iodine thyroid blocking – Guidelines for use in planning for and responding to radiological and nuclear emergencies) dell’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS) hanno l’obiettivo di sostenere la preparazione degli Stati membri su argomenti di sanità pubblica alle emergenze radioattive. L’uso dell’ITB come azione protettiva urgente, a seguito del rilascio di iodio radioattivo, fu descritto per la prima volta nel 1960 ed affrontato in dettaglio nelle Linee guida dell’OMS per la profilassi dello iodio, a seguito di incidenti nucleari, nel 1989.

Le linee guida sono state riviste un decennio dopo, nel 1999, per sviluppare le conoscenze relative al rischio di tumore tiroideo infantile in seguito all’incidente di Chernobyl del 1986.

L’agente più comunemente usato per proteggere la tiroide dallo iodio radioattivo è lo ioduro di potassio (KI). Sebbene KI sia l’agente più usato, altre forme chimiche come lo iodato di potassio (KIO3) sono ugualmente valide, a condizione che il dosaggio sia adattato per contenere la stessa quantità di iodio. Lo iodio stabile può essere somministrato in compresse o in forma liquida.

La somministrazione dovrebbe avvenire dalle 24 ore prima fino ad un massimo delle 8 ore dopo l’esposizione a iodio radioattivo. Una singola somministrazione di iodio stabile è di solito sufficiente, tuttavia, in caso di esposizione prolungata (oltre le 24 ore), o esposizione ripetuta o in caso di ingestione di cibo ed acqua contaminati, potrebbe essere necessaria una seconda somministrazione.

Effetti avversi dello iodio stabile

Le reazioni avverse allo iodio stabile sono rare e possono comprendere casi di scialoadenite (un’infiammazione della ghiandola salivare), disturbi gastrointestinali e lievi eruzioni cutanee. Le persone a rischio di tali reazioni includono quelli con disturbi della tiroide preesistenti ed ipersensibilità allo iodio.

Va comunque ricordato che lo iodio stabile è utile solo in caso di effettiva esposizione a iodio radioattivo e non va assunto preventivamente e deliberatamente, ma solo in caso di reale pericolo nucleare e solo su indicazione delle autorità competenti.

FONTI

Dott.ssa Jessica Miele

Farmacista ospedaliera con una profonda passione per la divulgazione scientifica.

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