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MEMORIA E DECADIMENTO COGNITIVO: USO PRECAUZIONALE DEL GINKGO BILOBA

‘L’invecchiamento è un processo che trasforma adulti forti e in buona salute in adulti più fragili, caratterizzato da un rischio progressivamente maggiore di malattie, lesioni e morte’.

Richard A. Miller (University of Michigan)

  • Dall’enciclopedia Treccani si legge questo: “memòria s. f. In partic., con riferimento all’uomo (nel quale tale funzione raggiunge la più elevata organizzazione), il termine indica sia la capacità di ritenere traccia di informazioni relative a eventi, immagini, sensazioni, idee, ecc. di cui si sia avuto esperienza e di rievocarle quando lo stimolo originario sia cessato riconoscendole come stati di coscienza trascorsi, sia i contenuti stessi dell’esperienza in quanto sono rievocati, sia l’insieme dei meccanismi psicologici e neurofisiologici che permettono di registrare e successivamente di richiamare informazioni”.

 

Daniel Schacter, professore di psicologia presso la Harvard University, nel suo libro the Seven Sins of Memory: How the Mind Forgets and Remembers ha indicato i modi principali attraverso i quali la memoria fallisce e può tradire.

I primi tre dei sette peccati della memoria sono considerati generalmente delle carenze da omissione, tipiche soprattutto della fase di recupero del ricordo, e sono:

Labilità: si riferisce a un indebolimento della memoria che rende difficoltoso recuperare ciò che è stato fatto in passato, soprattutto se codificato in situazioni abituali o se sono ci sono state interferenze.

Distrazione: è legata a un’inadeguata attenzione, presupposto fondamentale e indispensabile per creare il ricordo, verso l’elemento da codificare. La stessa risulta invece focalizzata su preoccupazioni o situazioni differenti che costituiscono un fattore di distrazione.

Blocco: è l’incapacità momentanea di recuperare l’informazione necessaria al momento utile. La traccia di memoria risulta quindi temporaneamente inaccessibile. Questa situazione può essere ricondotta al classico esempio del nome che non si è in grado di ricordare ma che è presente “sulla punta della lingua”.

I successivi tre peccati invece fanno riferimento a carenze da commissione, tipiche di errori più o meno specifici che non inibiscono il processo di recupero della memoria ma impattano sulla fase di decodifica. Questi sono:

Errata attribuzione: le informazioni sono messe in connessione a una fonte o a un contesto errato. Spesso si verifica quando l’elemento in oggetto risulta simile a livello percettivo o concettuale a un altro, facilitando così un’attribuzione inadeguata.

Suggestionabilità: è il fenomeno attraverso il quale è favorita la creazione o l’induzione di falsi ricordi attraverso la somministrazione di informazioni, domande o esternazioni secondo specifiche modalità.

Distorsione: è il processo attraverso il quale le credenze e le convinzioni di uno specifico contesto storico-personale possono modificare i contenuti e le informazioni caratterizzanti il ricordo.

L’ultimo peccato è invece la Persistenza, concepibile come l’incapacità di dimenticare o il recupero ricorrente, più o meno dipendente dalla volontà personale, di informazioni che il soggetto desidera tralasciare.

I sette peccati della memoria descritti possono essere considerati per alcuni aspetti come virtù, in quanto assicurerebbero una funzione adattativa, consentendo di dimenticare alcune informazioni, per ricordare cose più importanti.

Le informazioni che giungono alle diverse aree visive, acustiche, tattili, gustative, olfattive del cervello sono tessere di un puzzle che devono essere riunite, ordinate e orchestrate dall’ippocampo, considerato l’arbitro dei ricordi, struttura nervosa necessaria per ricreare la scena totale, integrare le sensazioni e far rivivere i ricordi.

Purtroppo, però con l’avanzare dell’età si assiste spesso ad un decadimento cognitivo associato a infiammazione a livello cerebrale, deterioramento delle cellule nervose e riduzione della neurogenesi nell’ippocampo.

Esistono diverse situazioni per cui si parla di Memoria Debole: – Annebbiamento mentale: (o‘brain fog’, termine coniato dagli anglosassoni) sta ad indicare una forma di lieve decadimento cognitivo soggettivo che può comprendere disorientamento, difficoltà a rimanere concentrati e a prestare attenzione, vuoti di memoria a breve termine.

– Deficit Cognitivo Lieve: (MCI) Condizione neurologica caratterizzata dalla riduzione della capacità di ricordare nuovi eventi o di richiamare alla mente uno o più ricordi del passato. Tale condizione può avere ripercussioni sulla qualità della vita della persona e della sua famiglia.

– Demenza senile ed Alzheimer: sono caratterizzate da un deterioramento cognitivo ingravescente, in cui riveste primaria importanza il deficit della memoria. L’esordio è insidioso e subdolo. Nella malattia di Alzheimer si associano sintomi psichici e comportamentali come depressione, stato di agitazione e psicosi con progressiva riduzione significativa della capacità di svolgere le attività quotidiane.

 

GINKGO BILOBA E SUO UTILIZZO

A questo proposito è interessante ricordare il Ginkgo Biloba, definita da Darwin un vero fossile vivente in quanto unico esemplare rimasto della famiglia delle Ginkgoaceae.

Le foglie sono ricche di componenti attivi come i composti lattonici (terpenlattoni) ed alcuni composti flavonici (ginkgoflavonglucosidi) che, insieme ai ginkgolidi, migliorano la memoria e la concentrazione facilitando l’attività dei trasmettitori chimici del cervello, favoriscono la circolazione anche a livello cerebrale e rallentano i processi dell’invecchiamento con la loro azione antiossidante. controllano il ronzio auricolare, attivano la produzione di energia, combattono l’impotenza.

Viene assunto per via orale come estratto di foglie ed è importante fare alcune precisazioni: si utilizzano preparati ottenuti dalle foglie con specifici processi estrattivi farmaceutici di depurazione, concentrazione e standardizzazione delle sostanze attive utili. Così facendo la posologia può essere facilmente controllata e rispettata, sia in base alla letteratura scientifica, sia in base alle esigenze del singolo paziente. Il secondo aspetto da tenere presente è che esistono anche controindicazioni, rappresentate da sindromi allergiche e dall’uso di anticoagulanti e antiaggreganti piastrinici, farmaci cui si potrebbero sommare agli effetti intrinseci dei ginkgolidi (anticoagulanti). Inoltre è da evitare il suo utilizzo in gravidanza ed allattamento.

 

FONTI

Fonti: ‘B. Brigo- Ginkgo. Il ventaglio della lunga vita (Tecniche Nuove)’

Dott.ssa Elena Tarabella

Farmacista di professione, ma con una profonda passione per la divulgazione scientifica.

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