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Che cos’è il raffreddore?

Il raffreddore è un’infezione virale altamente contagiosa che colpisce prevalentemente le alte vie respiratorie ed è provocata nel 30-35 % dei casi da rhinovirus (più attivi in autunno, primavera ed estate). Un’altra percentuale di raffreddori viene poi causata dai coronavirus che agiscono soprattutto in inverno e inizio primavera. Un altro 10-15 % dei raffreddori è dovuto ad altri virus.

Il raffreddore può capitare quando sono più frequenti i bruschi sbalzi di temperatura ed è dunque considerato come una tipica problematica da “cambio di stagione”.

Spesso la parola raffreddore viene usata genericamente per indicare sintomi come naso che cola, naso chiuso, starnuti frequenti (tutte condizioni che identificano la rinite) a cui talvolta possono accompagnarsi mal di gola, mal di testa, malessere generale, lacrimazione eccessiva e/o tosse. Ricordiamoci comunque che per parlare a tutti gli effetti di raffreddore bisognerebbe avere la certezza di avere un’infezione in corso da parte dei virus responsabili, altrimenti sarebbe più corretto riferire una sindrome da raffreddamento o più in generale una rinite.

Per quanto il raffreddore possa essere considerato come un’infezione “blanda”, non deve essere trascurato se i sintomi persistono nel tempo poiché può evolvere in un’infiammazione delle vie respiratorie più profonde oppure combinarsi con altre infezioni secondarie di origine batterica. In questo caso la febbre può salire, le ghiandole si infiammano significativamente, si hanno attacchi di sinusite e una tosse con produzione di muco, sintomi che indicano una condizione più seria e la necessità di rivolgersi a un medico per un eventuale trattamento antibiotico.

 

Trattamento

Tendenzialmente, col trascorrere del tempo, i sintomi del raffreddore o di sindromi simili sono destinati a passare gradualmente in qualche giorno, senza la necessità di particolari interventi e adottando semplici accorgimenti come: idratarsi, riposarsi, soggiornare in ambienti ben areati senza eccessi di temperatura e seguire le comuni norme igieniche (coprire bocca e naso con un fazzoletto quando bisogna starnutire o tossire, lavarsi frequentemente le mani…) poiché la trasmissione avviene principalmente per via aerea o tramite il contatto con superfici infette.

Attualmente non esiste un farmaco che possa agire direttamente sui virus che provocano il raffreddore, né tantomeno, come spesso accade, si deve ricorrere agli antibiotici che oltre a non servire in questo caso proprio a nulla (dato che si tratta di malattia di origine virale e non batterica), possono causare effetti collaterali e spianare sempre di più la strada alla resistenza antibiotica.

Tuttavia, se si vuole trarre un po’ di sollievo si può comunque intervenire sui sintomi con:

  • Soluzione ipertonica che ha un’attività decongestionante sulla mucosa nasale e aiuta a facilitare l’espulsione del muco.
  • Suffumigi (o fumenti) per inalazione di sostanze ad azione balsamica da aggiungere in acqua calda, in modo da sfruttare l’azione del vapore per aiutare a liberare il naso e/o una gola infiammata. Attenzione in caso di allergia a certi oli essenziali e, chiaramente, a non scottarsi durante l’inalazione.
  • Decongestionante: ci sono numerosi farmaci da banco che aiutano a ridurre il volume della mucosa nasale con la loro azione vasocostrittrice.
    • Decongestionanti per via nasale: li riconosciamo in quei farmaci (solitamente sotto forma di spray) contenenti molecole come efedrina, oximetazolina, tramazolina, xilometazolina, nafazolina. Hanno un effetto superiore sull’ostruzione nasale nelle riniti di origine virale o batterica rispetto alle formulazioni orali e aiutano a liberare il naso chiuso per un tempo che può variare dalle 3 alle 10 ore, a seconda del principio attivo usato. Devono essere usati per brevi periodi (si sconsiglia di superare la settimana di trattamento). L’effetto collaterale più comune dei decongestionanti per via topica nei casi in cui vengano usati in modo eccessivo è, paradossalmente, la rinite medicamentosa. Possono anche generare bruciore nasale e secchezza di naso e gola.
    • Decongestionanti per via orale: li riconosciamo in quei farmaci contenenti molecole come fenilefrina e pseudoefedrina. In commercio esistono anche specialità contenenti associazioni di più principi attivi per trattare specifici quadri sintomatici (oltre al decongestionante possono contenere ad esempio anche paracetamolo in caso ci siano dolori e/o febbre oppure un espettorante in caso si voglia facilitare l’espulsione del muco in eccesso oppure vitamina C che può aiutare a ridurre la durata e la gravità dei sintomi). Bisogna prestare molta attenzione all’uso di decongestionanti orali in pazienti che soffrono di patologie cardiovascolari, glaucoma, ipertiroidismo, disturbi psichiatrici.
  • Miele: può aiutare a calmare una gola irritata oppure la tosse (da evitare sotto l’anno di età).
  • FANS (farmaci anti-infiammatori non steroidei) o paracetamolo nel caso in cui ci siano dolori e/o febbre.
  • Sciroppi antitussivi in caso di tosse (evitare principi attivi mucolitici e sedativi della tosse nei bambini sotto i 2 anni di età).

 

Il raffreddore nel bambino

Il raffreddore colpisce frequentemente i bambini (si stima anche fino a 6-8 episodi all’anno). Nei lattanti, a causa della ristrettezza delle vie respiratorie, determina spesso difficoltà a prendere o mantenere il sonno e a volte anche ad alimentarsi. Quanto più piccolo è il bambino tanto più frequenti sono i rischi di complicazioni purulente (ad esempio l’otite media o la sinusite). Quando i sintomi non passano e le secrezioni si fanno sempre più spesse e giallastre, con febbre, tosse e/o mal di testa è consigliabile contattare il pediatra.

Le raccomandazioni più comuni sono:

  • Effettuare lavaggi nasali con soluzione fisiologica per la pulizia delle narici,
  • Ricorrere a soluzioni ipertoniche adatte all’uso pediatrico per contrastare la congestione nasale,
  • Se presente febbre, sentito il parere del pediatra, si può somministrare paracetamolo,
  • Far bere spesso il bambino,
  • Usare umidificatori per l’ambiente,
  • Fare uscire il bambino (se se la sente),
  • Quando possibile, insegnare a usare i fazzoletti monouso e le comuni norme igieniche.

 

COVID-19, influenza, raffreddore. Quali sono le differenze?

Non è semplice distinguere i sintomi derivanti da queste tre malattie, anche perché possono essere variabili da soggetto a soggetto. Sicuramente si tratta di infezioni virali altamente contagiose e trasmissibili tramite le goccioline di saliva (droplets) emesse dalle persone infette con starnuti e tosse o semplicemente parlando a distanza ravvicinata ma anche attraverso le mani (questi tipi di virus sono in grado di sopravvivere per ore su oggetti come maniglie, asciugamani, telefoni, giocattoli…).

In linea generale, i sintomi in comune possono essere la rinite, gli starnuti frequenti, il mal di gola e la tosse.

Influenza e COVID-19 (nei soggetti sintomatici) possono causare febbre anche piuttosto elevata, mentre il raffreddore di per sé di solito non porta a un considerevole aumento della temperatura corporea. Altri punti in comune di influenza e COVID-19 sono: dolori muscolari, senso di spossatezza e problemi gastrointestinali (nausea, vomito, diarrea).

Il COVID-19 può avere come ulteriori tipici sintomi difficoltà respiratoria anche piuttosto intensa, perdita del gusto e dell’olfatto.

Ricordando che questi episodi infettivi possono generare quadri clinici differenti a seconda del soggetto, della circostanza e del tipo di microorganismo infettante coinvolto, si invita in ogni modo a consultare il proprio medico qualora i sintomi fossero severi e persistenti e dovessero verificarsi situazioni sospette.

 

FONTI

Dott.ssa Marianna Gualdana

Laureata in CTF, ricopre il ruolo di Pharmacovigilance Safety Surveillance Associate presso Pfizer.

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