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COVID-19: approcci terapeutici e nuovi orizzonti (Parte 1)

Attualmente la migliore arma a disposizione per sconfiggere il COVID-19 è la vaccinazione, questa previene la contrazione dell’infezione da SARS-CoV-2 e/o protegge l’individuo dallo sviluppo della forma più grave della malattia. Gli sforzi scientifici di questi ultimi due anni, però, si sono focalizzati anche sulla ricerca di candidati farmaci (ex novo o già presenti in commercio) che potessero essere impiegati in terapia.

 

In questa prima parte di un articolo a due puntate ci concentreremo proprio su quei candidati che ce l’hanno fatta, ovvero su quei farmaci che più recentemente sono stati resi disponibili dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) per il trattamento di pazienti affetti da COVID-19.

 

Tutti i farmaci di cui parleremo agiscono in particolare riducendo lo stato infiammatorio dovuto all’infezione da SARS-CoV-2. Infatti il sistema immunitario, dopo l’incontro con un agente patogeno, attiva una serie di risposte che in condizioni normali sono autoregolate e puntano a diminuire l’infiammazione. Nei pazienti affetti da COVID-19, invece, si assiste a una disregolazione di questi processi che provoca una eccessiva produzione di proteine infiammatorie, determinando quella che viene definita “tempesta di citochine”. Questa sembra alimentare l’infiammazione che caratterizza la polmonite da COVID-19 e aumenta li rischio di lesioni polmonari gravi e permanenti (es. fibrosi polmonare).

 

I farmaci attualmente disponibili sono:

 

  • Tocilizumab: è un anticorpo monoclonale umanizzato in grado di legare e inibire in maniera aspecifica i recettori solubili o di membrana di IL-6. L’inibizione di questi recettori determina mancata attivazione della cascata pro-infiammatoria, impedendo la “tempesta di citochine” e ritardando il danno polmonare nei pazienti affetti da COVID-19.
  • Normalmente utilizzato nella terapia dell’artrite reumatoide, Tocilizumab viene somministrato in soggetti adulti ospedalizzati con COVID-19 grave e/o con elevati livelli degli indici di infiammazione sistemica.

 

  • Sarilumab: è un anticorpo monoclonale umano in grado di legare specificamente i recettori solubili e di membrana di IL-6. Avendo lo stesso meccanismo d’azione di Tocilizumab, Sarilumab può essere utilizzato come alternativa al precedente nella stessa tipologia di pazienti. Anche questo farmaco è normalmente utilizzato nella terapia dell’artrite reumatoide da moderata a grave in pazienti adulti che non hanno riposto ai DMARDs e in associazione a Metotressato.

 

  • Barcitinib: è un inibitore selettivo di JAK 1 e 2, enzimi intracellulari coinvolti nella trasmissione del segnale di citochine e fattori di crescita, sono implicati nell’ematopoiesi e nella risposta immunitaria. Impiegato nel trattamento di artrite reumatoide e dermatite atopica, nei pazienti affetti da COVID-19 mitiga la cascata infiammatoria e riduce l’ingresso del virus nelle cellule polmonari. Come sappiamo, il SARS-CoV-2 ha accesso alle cellule ospiti tramite il legame con il recettore ACE-2 e l’interazione con fattori regolatori dell’endocitosi, verso cui Barcinib presenta elevata affinità.
  • Questo farmaco è destinato al trattamento di soggetti adulti ospedalizzati con COVID-19 grave, in ossigeno terapia ad alti flussi o in ventilazione meccanica non invasiva, e/o con livelli elevati degli indici di infiammazione sistemica.

 

  • Anakinra: è un antagonista del recettore di IL-1 di tipo I e agisce neutralizzando l’attività delle isoforme alfa e beta di questa interleuchina. Normalmente impiegato nel trattamento di artrite reumatoide e sindromi febbrili, nei pazienti affetti da COVID-19 è in grado di bloccare lo stato infiammatorio generato da una produzione anomala di IL-1.

Questo farmaco viene somministrato in soggetti adulti ospedalizzati con polmonite di grado da moderato a grave per ridurre la mortalità e/o la necessità di ricorrere a ventilazione meccanica invasiva.

 

Come potete vedere, tutti i farmaci nominati sono normalmente utilizzati nel trattamento di patologie diverse rispetto al COVID-19. La possibilità di utilizzare nella pratica clinica farmaci che sono immessi in commercio con una certa indicazione specifica per trattare una patologia diversa e per cui non sono indicati si basa sulla tecnica del “repurposing” farmaceutico. Questa pratica viene impiegata soprattutto nel trattamento di patologie gravi con vuoto terapeutico, ovvero per le quali non è attualmente disponibile una terapia efficace, ed è supportata da numerosi studi.

 

Dopo aver trattato i farmaci attualmente resi disponibili per il trattamento del COVID-19, nella seconda parte di questo articolo verranno trattati i farmaci ex novo recentemente annunciati, “costruiti” per agire in maniera specifica nei confronti del SARS-CoV-2.

 

FONTI

Dott.ssa Chiara Sciaudone

Farmacista di professione, ma con una profonda passione per la divulgazione scientifica.

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