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L’autosvezzamento, cos’é?!

L’autosvezzamento potrebbe essere considerato da alcuni una moda. In realtà, si tratta di una pratica antica. Venne ripresa nel mondo scientifico negli anni ’30 del 900, allo scopo di osservare se un bambino fosse in grado da solo a gestire l’assunzione di alimenti. Questo problema nasceva dall’osservazione, in quegli anni, del fatto che molti bambini mostravano inappetenza. I bambini, fondamentalmente, mangiavano poco e male in molti casi.

Cosa non è l’autosvezzamento

L’autosvezzamento non è far giocare i bambini col cibo. Osservare un bambino che pasticcia con gli alimenti, e più che mangiare spalma il cibo sulla faccia, sulle mani, sul seggiolone, potrebbe far pensare all’adulto che si tratta di un gioco. In realtà, il bambino che attua questi comportamenti sta semplicemente esplorando a suo modo. Ebbene sì, un bambino piccolo conosce il mondo circostante proprio così, “esplorando” tutto ciò che si trova davanti con i 5 sensi. Non facciamoci quindi prendere dal panico se vediamo che il bambino sta “giocando” col cibo, perché quella è solo la nostra interpretazione da adulti. Inoltre, l’altra paura che spesso assale i genitori è che questo sia poi un “vizio” che resta al bambino. Stiate tranquilli, un bambino che ha seguito l’autosvezzamento non continuerà fino in adolescenza a “mangiare” come fa all’inizio.

L’autosvezzamento non è nemmeno alimentare il bambino, soprattutto all’inizio. Se la maggior parte del cibo offerto finisce, nelle fasi iniziali, a terra, sulle mani, sul seggiolone, sulla faccia, non facciamoci prendere dall’ansia. Un bambino di 5/6 mesi non deve saziarsi con gli alimenti proposti, deve semplicemente conoscerli e assaggiarli. A quell’età, infatti, l’alimentazione è rappresentata ancora in larghissima parte dal latte.

Terzo punto, non meno importante: il bambino non deve adeguarsi a quello che mangiano i genitori, ma è il contrario. Gli adulti che accompagnano il bambino nel percorso dovrebbero quindi esaminare la loro alimentazione, e considerare scelte più salutari, al fine di proporre al bambino e quindi a loro stessi un’alimentazione di qualità e bilanciata. Se non si ha certezza di essere in grado di farlo, potrebbe essere un’idea seguire un percorso di educazione alimentare con un professionista.

Organizzazione pratica

L’autosvezzamento pone gli adulti difronte ad alcune responsabilità. Dovremmo essere responsabili di creare un ambiente sano e accogliente a tavola, lontano dallo stress quotidiano, dai tanto amati dispositivi elettronici che permanentemente ci stanno incollati alle dita e che catturano costantemente la nostra attenzione. La famiglia del Mulino Bianco seduta a tavola non è per forza un’utopia. È vero che abbiamo tutti i nostri impegni, che corriamo a destra e a sinistra per riuscire a portare a termine tutto quello che abbiamo programmato per la giornata. Ma è proprio vero che non riusciamo a ritagliarci una mezzora per sederci a tavola e mangiare (e basta)? Almeno proviamoci, prima di scuotere la testa e pensare che non fa proprio per noi.

L’autosvezzamento è legato a un bel pò di pasticci, cibo a terra, cibo incollato addosso al bambino, alla tavola, agli oggetti nel raggio di azione del bimbo. Quindi, potrebbe essere un’idea coprire per terra, sotto al seggiolone, con carta di giornale, o un tappeto facilmente lavabile. Anche l’abbigliamento del bambino dovrebbe essere adeguato, esistono, per esempio, bavaglini appositi che agevolano la raccolta degli alimenti che vengono persi per strada nel percorso piatto-bocca. Esistono anche bavaglini “indossabili”, formato maglietta, con maniche, che proteggono tutto l’abbigliamento della parte superiore.

Quello che potrebbe servire per proporre gli alimenti è un piatto diviso in scomparti, in materiale adeguato al bambino, ed eventualmente delle posate adeguate apposite.

Quando è il momento giusto?

Dipende da bambino a bambino. Devono essere almeno soddisfatte 3 condizioni:

1-il bambino deve aver perso il riflesso di estrusione

2-il bambino deve essere in grado di sorreggere il capo e stare seduto in posizione eretta sul seggiolone

3-il bambino deve mostrare interesse al cibo

Non c’è quindi un’età in cui si ha la matematica certezza che è giusto il momento di intraprendere il percorso. Dobbiamo osservare e valutare.

Qualche ulteriore considerazione

Qualsiasi cosa scegliamo di fare, svezzamento tradizionale, autosvezzamento: dobbiamo essere sereni. Se c’è qualcosa che ci mette in dubbio, chiediamo consiglio. Se non tutti i dubbi vengono fugati, chiediamo di nuovo. Dobbiamo sapere bene quello che andremo a fare e come lo andremo a fare. Ci sono alimenti adeguati e alimenti non adeguati, consistenze e modi di proporre cibi nel modo giusto e sbagliato. Facciamoci quindi seguire, nel dubbio, da persone preparate in materia.

In qualsiasi caso, sarebbe importante che chi è a contatto con i bambino e che lo segue nell’alimentazione, faccia un corso di disostruzione pediatrica. Questo indipendentemente da quello che scegliamo di fare, da come scegliamo di approcciarlo al cibo. Ricordo, infatti, che episodi di soffocamento, purtroppo, possono accadere anche con altro, a parte gli alimenti. L’autosvezzamento non è legato a un maggiore rischio di soffocamento, seguendo le corrette indicazioni. È anche importante saper riconoscere la differenza tra soffocamento vero e proprio e riflesso gag.

Ci sono numerosi libri a disposizione, sia cartacei che digitali, che i genitori possono leggere per informarsi, e anche per farsi un’idea di come dovrebbero comporsi i pasti da proporre, visivamente e cercando spunti per ricette.

Infine, qualsiasi sia il percorso che seguiamo, non dimentichiamo mai un alimento fondamentale: l’acqua!!

 

Dott.ssa Laura Kerer

Biologa nutrizionista. Si occuperà di divulgare consigli alimentari e nutrizionali per un corretto e sano stile di vita. Info: Potete contattare personalmente la dott.ssa Laura Kerer all'indirizzo di posta elettronica kererlaura@gmail.com o iltuofarmacista.web@gmail.com Potete visitare la pagina Facebook Dott.ssa Laura Kerer - Biologa Nutrizionista

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