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Il pungitopo e il vischio….non solo Natale

L’arrivo del Natale? Una felice attesa fatta di tradizioni, usi, costumi e credenze che si tramandano di anno in anno, di generazione in generazione. Quell’attesa che scalda le fredde giornate d’inverno, illumina le strade spesso imbiancate di neve con uno scintillio di luci calde e colorate, veste gli abeti di rosso e dorato, profuma le case di zenzero, vaniglia e cannella, suona musiche dolci, costruisce presepi con legno e muschio, orna le porte con rami di vischio e decora i doni con foglie e bacche di pungitopo…

E sono proprio il vischio e il pungitopo due piante dalle umili origini, ma dai significati speciali, che hanno acquisito nei secoli la fama, insieme a poche altre specie, di piante simbolo del Natale. 

In questo articolo cercheremo di analizzarne la storia, le caratteristiche e gli usi terapeutici perché pungitopo e vischio non sono solo Natale, ma anche tanto altro.

Pungitopo

Il Pungitopo o Rusco (ruscus aculeatus) è una pianta arbustiva perenne, con rizoma strisciante, appartenente alla famiglia delle Ruscacee. Può arrivare a quasi un metro di altezza, ha un fusto dritto e ramificato, di colore verde, foglie appuntite e lanceolate chiamate cladodi. I fiori, che si sviluppano al centro dei cladodi, da ottobre ad aprile, sono piccoli e verdi. I frutti sono bacche di colore rosso, che contengono uno o due semi.

Il curioso nome pungitopo deriva dal fatto che in passato i contadini erano soliti intrecciare i rami di questo arbusto per proteggere i formaggi e i salumi dall’assalto dei roditori. In alcune regioni i rami sono adoperati per confezionare rustiche scope. Le scope di pungitopo erano utilizzate anche dagli spazzacamini per pulire le canne fumarie.

Il suo utilizzo come pianta benaugurale e dalle capacità benefiche risale agli antichi Romani, che lo portavano in dono nelle celebrazioni importanti come segno di buon auspicio.

Oggi il Pungitopo è una specie protetta ed in molte regioni ne è vietata la raccolta, a causa dell’uso indiscriminato per scopi commerciali legati proprio alle festività natalizie.

In fitoterapia vanta diverse proprietà: antinfiammatorie, diuretiche, vasocostrittrici. La droga è costituita dal rizoma. I principi attivi sono saponine steroidee (ruscogenina), flavonoidi (rutina), polifenoli, tannini etc. In particolare la ruscogenina interagisce con i recettori alfa 1 e alfa 2 adrenergici, disposti lungo le cellule muscolari dei vasi sanguigni; determina anche il rilascio indiretto della noradrenalina con conseguente effetto protettivo nei confronti dei vasi sanguigni ed effetto flebotonico. La rutina invece migliora la resistenza dei capillari. Il potassio e le saponine svolgono un’azione a livello del sistema circolatorio veno-linfatico, stimolando la diuresi.

Ecco perché il rusco è ampiamente adoperato nell’insufficienza venosa, in quanto favorisce il ritorno del sangue al cuore, nella risoluzione degli edemi o della sindrome emorroidaria. È commercializzato sotto forma di opercoli (la posologia consigliata per via orale è di 100-150 mg/die per un apporto di ruscogenina che va dai 7 ai 15 mg), gocce, gel o creme.

Sconsigliato l’uso in gravidanza, allattamento e nei soggetti ipertesi.

Il rusco è conosciuto anche in cucina. I giovani getti, turioni, si raccolgono in primavera e si consumano come gli asparagi selvatici. Hanno un sapore più amaro pertanto se ne consiglia la cottura in acqua abbondante e dopo la lessatura, condimento con olio, sale e succo di limone, o l’utilizzo come ingrediente per le frittate. Un tempo i turioni venivano tostati, macinati e utilizzati come il caffè.

Vischio

Il Vischio (viscum album) è detto anche ramo d’oro, dal mito antico raccontato da Virgilio: Enea, disceso nell’Ade, lo dona a Proserpina, regina degli Inferi, affinché egli stesso possa ritornare nel mondo dei vivi. È un’altra pianta simbolo di lunga vita e buona sorte. L’usanza degli innamorati di baciarsi sotto i rami del vischio come simbolo di vita e amore eterno è figlia della leggenda scandinava della dea Freya. Si narra che la dea avesse due figli e che quello dall’animo nobile fosse stato ucciso con un dardo di vischio dal fratello cattivo. La dea, piangendo per l’accaduto, lasciò cadere le sue lacrime sul ramo di vischio. Quelle si trasformarono in bacche bianche che restituirono la vita all’amato figlio. Freya in segno di ringraziamento baciò chiunque passasse sotto l’albero su cui cresceva il vischio.

Il vischio è un piccolo arbusto cespuglioso, emiparassita, che si sviluppa sulla pianta ospite (generalmente latifoglie come querce, pioppi, tigli, olmi, noci, meli) mediante radici modificate, utili a captare la linfa della pianta ospitante. I fusti sono legnosi e verdi, i fiori piccoli e gialli mentre i frutti sono bacche di colore bianco-madreperlaceo a polpa gelatinosa, appiccicosa, da cui deriva il nome latino “viscosus”.

I suoi poteri curativi risalgono ai Druidi i quali, una volta raccolto, lo deponevano in bacili colmi d’acqua; quest’acqua poi era usata come un antidoto universale contro le malattie.

La droga è costituita dai rametti e dalle foglie. Contiene diverse sostanze biologicamente attive la cui percentuale può variare a seconda del momento di raccolta, della specie dell’albero ospite e dal metodo di ottenimento dell’estratto. Tra le sostanze chimicamente attive presenta gli acidi fenolici, i fenilpropanoidi e i flavonoidi, a cui si devono le proprietà antinfiammatorie ed ipotensive; le viscotossine e le lecitine responsabili, per la loro citotossicità e effetto apoptotico, dell’azione antitumorale.

Nonostante l’utilizzo del vischio come antipertensivo non sia stato approvato, non è raro trovarlo in preparazioni per il trattamento di lievi ipertensioni. Il suo utilizzo nella cura del cancro non può essere raccomandato se non in studi clinici ben progettati, che comunque rimangono in corso per accertarne l’efficacia.

Gli estratti della pianta, soprattutto acquosi, vengono applicati nella medicina tradizionale come sedativi, nella cura dell’artrite e nei cicli mestruali irregolari.

Le bacche del vischio sono tossiche, ma lo possono essere anche le preparazioni orali se assunte in quantità elevate. 

Sconsigliato l’uso in gravidanza, allattamento e nei soggetti che assumono farmaci anticoagulanti, antidepressivi e immunosoppressori.

Dunque, non solo ornamenti e antiche leggende, ma anche potenti rimedi curativi in parte ancora da scoprire!

Ora non resta che augurarci un Buon Natale e un felice Anno nuovo!

 

Bibliografia

  • Nazaruk J, Orlikowski P,  Phytochemical profile and therapeutic potential of Viscum album L, Nat Prod Res. 2016 ;
  • www.airc.it
  • www.riza.it
  • Nuova Enciclopedia delle Erbe, Edizione del Baldo (seconda edizione agosto 2013, terza ristampa marzo 2019)
Dott.ssa Morgana Pisano

Laureata in Farmacia, appassionata di divulgazione scientifica e scrittura di storia della scienza.

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