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Il fattore Rh in gravidanza

Il Fattore Rh è una molecola situata sulla superficie dei globuli rossi di alcune persone. Si può distinguere:

  • Rh-positivo un individuo i cui globuli rossi possiedono il fattore Rh;
  • Rh-negativo un individuo i cui globuli rossi ne sono privi.

Quando il sangue di un feto Rh-positivo entra nel flusso sanguigno di una donna Rh-negativo insorgono
problemi che se individuati per tempo possono essere risolti con grande efficacia.

Cos’è il fattore Rh

Il Fattore Rh viene dal termine Rhesus, coniato quando è stato scoperto per la prima volta nelle scimmie
Rhesus un antigene che si trova sulla superficie dei globuli rossi (o eritrociti).
Il sistema del gruppo sanguigno Rh si trasmette per via ereditaria ed è costituito da diversi antigeni (oltre 50) di cui i più comuni sono C, DE.
L’antigene D è il principale responsabile della malattia Rh a causa della sua elevata immunogenicità.
Una persona può essere Rh-positiva o Rh-negativa in base alla presenza o assenza dell’antigene D sulla
superficie dei globuli rossi.

Malattia emolitica Rh

La malattia emolitica del feto (eritroblastosi fetale) o del neonato (eritroblastosi neonatale) si sviluppa a
causa del concepimento di una donna Rh-negativa di un feto Rh-positivo e può causare un’ampia gamma di
sintomi nel feto/neonato.
Quando il sistema immunitario di una donna incinta riconosce come estranei i globuli rossi del feto
attraverso la placenta, produce anticorpi anti-Rh che distruggono i globuli rossi Rh-positivi del feto: se i
questi vengono distrutti più velocemente di quanti ne vengono prodotti, il feto diventa anemico
(eritroblastosi fetale).
La produzione di questi anticorpi è chiamata sensibilizzazione Rh.
Nelle donne Rh-negativo la sensibilizzazione può avvenire in qualsiasi momento della gravidanza anche se il
momento più probabile è quello del parto.
Nella prima gravidanza in cui si verifica la sensibilizzazione il feto o il neonato probabilmente non sono
interessati.
Dopo la sensibilizzazione della madre con una prima gravidanza per la formazione di immunoglobuline anti-
Rh, le future gravidanze sono a rischio per lo sviluppo della malattia emolitica del neonato per
incompatibilità Rh se il feto è Rh-positivo.
La sensibilizzazione della madre dipende da molteplici fattori, tra cui il volume dell’emorragia
transplacentare, l’entità della risposta immunitaria materna e la presenza concomitante di incompatibilità. Colpisce il 17% delle donne in gravidanza e si manifesta quando i globuli rossi fetali Rh-positivi entrano nella circolazione
materna dopo la rottura del corion embrionale, che separa la circolazione del feto da quella della madre.

Entità della malattia e sintomi

I neonati con malattia emolitica Rh non severa mostrano solo un lieve ittero durante i primi giorni di vita e si
riprendono senza alcun danno successivo.
I bambini moderatamente colpiti possono avere anemia e ittero contemporaneamente.
Infine i neonati gravemente colpiti sviluppano il kernittero diversi giorni dopo il parto a causa della
deposizione di bilirubina non coniugata nei tessuti del sistema nervoso centrale. Il kernittero è caratterizzato da:

  • perdita dei riflessi neurologici precoci;
  • fontanella rigonfia;
  • inarcamento della testa e dei talloni all’indietro;
  • corpo floscio;
  • pianto acuto e convulsioni tonico-cloniche generalizzate.

In genere i bambini prematuri sono più inclini a sviluppare danni neurologici, e circa l’83% dei neonati con kernittero sviluppa un danno neurologico permanente. Una grave malattia emolitica Rh può anche causare una condizione pericolosa per la vita dei bambini, chiamata eritroblastosi fetale e caratterizzata da ittero e grave anemia emolitica.

Cause

La causa principale della malattia emolitica Rh è l’esposizione di una madre incinta Rh-negativa a eritrociti
fetali Rh-positivi. Questa condizione può portare a:

  • emorragia feto-materna durante la gravidanza secondaria a parto normale;
  • aborto spontaneo o indotto;
  • gravidanza extrauterina;
  • placenta previa;
  • procedure ostetriche invasive (cordocentesi , prelievo dei villi coriali, amniocentesi).

La prevalenza variabile di individui di tipo Rh-negativo ha causato un impatto significativo sull’incidenza
delle malattie in tutto il mondo. Il 15% dei bianchi (nordamericani ed europei), il 4%-8% degli africani e lo 0,1%-0,3% degli asiatici risultano essere Rh-negativo.
Nonostante un notevole calo dei casi segnalati di malattia emolitica Rh per adeguate profilassi e screening
prenatale, 276 neonati ogni 100.000 nati vivi all’anno sono ancora colpiti a livello globale, specialmente nei
paesi in via di sviluppo.

Diagnosi

La diagnosi precoce e la profilassi sono cruciali dato l’alto tasso di mortalità: circa il 24% dei
neonati può non sopravvivere.
Fondamentali sono sia lo screening genitoriale universale (determinazione del gruppo sanguigno materno e
paterno Rh), sia il trattamento profilattico con immunoglobuline Rh che riducono significativamente i tassi di
mortalità neonatale.
L’American College of Obstetricians and Gynecologists raccomanda alle donne Rh-negative di effettuare
analisi per determinare la presenza di anticorpi anti-Rh.
Per quanto riguarda  invece il monitoraggio fetale, si effettuano ecografie pelviche seriali, doppler dell’arteria
ombelicale e doppler dell’arteria cerebrale media per monitorare la crescita del bambino.
Anche l’amniocentesi e il campionamento dei villi coriali, pur essendo procedure invasive, aiutano
nell’analisi del DNA fetale per elaborare un piano di gestione.

Trattamento

Il trattamento profilattico principale nell’incompatibilità Rh sono le immunoglobuline Rh, che si sono
rivelate estremamente efficaci: è infatti dalla fine degli anni ’60 che è stato osservato un calo significativo
dell’incidenza della malattia emolitica Rh insieme a un calo di due terzi del tasso di mortalità.
Le donne con sangue Rh-negativo ricevono un’iniezione di anticorpi anti-Rh in diversi step:

  • dopo 28 settimane di gestazione;
  • entro 72 ore dal parto di un bambino con sangue Rh-positivo (anche dopo un aborto spontaneo o indotto);
  • dopo eventuali episodi di sanguinamento vaginale durante la gravidanza;
  • dopo amniocentesi o prelievo dei villi coriali.

Questo trattamento agisce riducendo la capacità del sistema immunitario della donna di riconoscere il fattore
Rh presente sui globuli rossi del bambino eventualmente entrati nel torrente ematico della madre.
Gli anticorpi somministrati vengono denominati immunoglobulina RH0(D) e possiedono la capacità di rivestire i
globuli rossi fetali aventi l’antigene D di superficie, creando complessi antigene-anticorpo che si muovono
attraverso la placenta prima dell’attivazione del sistema immunitario materno.

Dal momento che la malattia emolitica Rh si presenta clinicamente come ittero, anemia e iperbilirubinemia
non coniugata, è importante curare nei neonati l’ittero e l’iperbilirubinemia con la fototerapia per diminuire
le possibilità che il bambino sviluppi in seguito il kernittero.

 

Fonti

“Rh-Hemolytic Disease” – Ayesha Sarwar, Divyaswathi Citla Sridhar – King Edward Medical University,
Rainbow Babies & Children’s Hospital.

“Patient blood management (PBM) in pregnancy and childbirth: literature review and expert opinion” –
Daniel Surbek, Yvan Vial, Thierry Girard, Christian Breymann, Gabriela Amstad Bencaiova, David Baud,
René Hornung, Behrouz Mansouri Taleghani, Irene Hösli – Department of Obstetrics and Gynaecology,
Bern, Switzerland – Service of Obstetrics, Department Woman-Mother-Child, University Hospital (CHUV)
and University of Lausanne (UNIL), Lausanne, Switzerland – Department of Anaesthesiology, University
Hospital Basel, Switzerland – Obstetric Research-Feto Maternal Haematology Unit, University Hospital
Zurich, Switzerland – Clinic of Obstetrics and Gynaecology, University Hospital Basel, Switzerland –
Department of Obstetrics and Gynaecology, St. Gallen Cantonal Hospital, Switzerland – Department of
Haematology, Inselspital, University and University Hospital Bern, Switzerland.

Annalisa Spadafora

Studentessa in CTF, nutre una profonda passione per la divulgazione scientifica.

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