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CERVICALGIA: sintomi, cause e rimedi

Nel linguaggio comune, spesso, ci si riferisce alla cervicalgia con il termine generico “cervicale” (usato in espressioni come “è colpa della cervicale”, “soffro di cervicale” ecc.), riassumendo così in modo improprio il tipico dolore al collo, più o meno intenso e disabilitante.

La cervicalgia infatti è uno dei disturbi più diffusi nel mondo occidentale: si tratta di un’infiammazione cervicale a livello delle vertebre superiori della colonna vertebrale, quelle che sostengono il collo e la testa, nota anche sotto il nome di rachide cervicale costituita da sette vertebre.

I dolori e le infiammazioni che coinvolgono quest’area sono principalmente di origine traumatica e possono riguardare non solo le vertebre cervicali, ma anche le articolazioni o la muscolatura che le sorregge.

I traumi possono essere dovuti a una postura scorretta mantenuta troppo a lungo, come può accadere in questo periodo in cui, a causa del COVID-19 si è costretti a lavorare da casa con attività in smart working obbligando a stare seduti per lungo tempo a una scrivania. Una scarsa attività fisica determina una perdita di tono muscolare e, di conseguenza, predispone maggiormente a strappi muscolari.

Anche lo stress può determinare una tensione muscolare eccessiva e rendere più sensibile la regione ai traumi e alle reazioni infiammatorie. Altri fattori che predispongono alla cervicalgia sono le alterazioni nella curvatura della colonna vertebrale come la scoliosi, la cifosi dorsale o la lordosi lombare. Disturbi cervicali si possono verificare anche a causa della malocclusione dentale: quando, cioè, le arcate dentali non si chiudono correttamente a bocca chiusa e causano tensioni e fastidi alla mandibola. Il dolore, da lì, si protrae fino al tratto cervicale e possono causare anche forti mal di testa.

Sintomi

Il dolore percepito dai pazienti affetti da cervicalgia è di entità variabile. Si tratta di un dolore costante, che può essere localizzato in zone diverse della colonna cervicale. La localizzazione aiuta a capire l’origine del problema, se coinvolge o no i nervi e se magari è in corso una reazione infiammatoria. In base alla localizzazione del dolore, infatti, si possono distinguere tre categorie di dolori cervicali:

La sindrome cervico-cefalica: determina la comparsa di cefalea di tipo tensivo oppure emicrania, vertigini, disturbi alla vista o all’udito, nausea e vomito.

La sindrome cervico-brachiale: nella quale i dolori tendono a irradiarsi alle spalle, alle braccia e talvolta alla mano. La comparsa di formicolii o eccessiva sensibilità agli arti interessati è infatti l’indizio di una compressione anomala dei nervi cervicali.

La cervicalgia vera e propria: in cui il dolore riguarda principalmente il collo ed è accompagnato da una rigidità muscolare e da una limitata mobilità della zona colpita. In questo caso, è molto simile al torcicollo.

La maggior parte delle volte i dolori non durano più di qualche giorno, raramente superano la settimana, specie quando sono di origine traumatica regrediscono spontaneamente, o con l’ausilio di farmaci da banco. Se non trattati adeguatamente, però, i sintomi tendono a ripresentarsi con relativa facilità.

Questo avviene se l’infiammazione non è stata curata correttamente, o se c’è una patologia non adeguatamente diagnosticata a spiegare l’insorgenza dei sintomi. Se la cervicalgia si protrae per più di tre mesi, si può definire cronica, dovuta al persistere di fattori come lo stress, le posture scorrette o in presenza di malformazioni congenite alla colonna vertebrale.

Terapia

Solitamente, il primo tentativo terapeutico, in assenza di gravi alterazioni della colonna vertebrale o patologie specifiche, può basarsi su farmaci e/o presidi medici (per esempio, fasce termiche) da banco, acquistabili in farmacia senza ricetta medica. Tuttavia, se il dolore non dovesse regredire ma addirittura aggravarsi nell’arco di 2-3 giorni, è necessario rivolgersi al medico di medicina generale per una valutazione competente e l’eventuale prescrizione di esami appropriati (radiografia, TAC, risonanza magnetica ecc.).

La terapia farmacologica da intraprendere deve essere scelta in relazione alle fasi di infiammazione della cervicalgia:

  • fase acuta: caratterizzata da un dolore intenso di insorgenza recente e improvvisa;
  • post-acuta: corrispondente alla naturale evoluzione della fase precedente;
  • cronica: situazione nella quale il dolore è costantemente presente per lunghi periodi, generalmente a causa di una patologia sottostante come l’artrosi cervicale.

Durante la fase acuta, la terapia ha lo scopo di ridurre l’intensità del dolore nel più breve tempo possibile. Per ottenere questi risultati, si possono utilizzare farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) che riducono l’infiammazione e il dolore, da applicare localmente sotto forma di creme, gel, cerotti a rilascio graduale o da assumere per bocca, oppure analgesici per via orale. A questo proposito è opportuno sottolineare che l’assunzione dei FANS per via orale deve avvenire a stomaco pieno o con adeguata protezione gastrica.

Nei casi di dolore severo o non alleviato da questi rimedi, il medico può proporre l’infiltrazione di anestetici locali o corticosteroidi.

Nella fase post-acuta, per favorire un pieno recupero dei movimenti e prevenire nuovi episodi dolorosi, possono essere eseguiti cicli di riabilitazione con fisioterapia, massoterapia, termoterapia e manipolazioni. Tali interventi devono essere però pianificati dal medico in relazione alla natura della cervicalgia e alle eventuali patologie.

Per risolvere la fase cronica della cervicalgia, ma queste sono condizioni estremamente rare, si potrebbe ricorrere anche all’intervento chirurgico.

Come prevenire la cervicalgia

Oltre a tutti gli interventi farmacologici e chirurgici citati, per evitare nuovi episodi acuti e l’insorgenza successiva di una forma cronica è essenziale evitare di assumere posizioni scorrette sia durante le attività della giornata ( quando si usano smartphone, tablet e Pc, a lavoro, in auto, a tavola o mentre si guarda la TV) sia durante il riposo notturno.

Per abituarsi a posture appropriate ci si può avvalere di sedute ergonomiche e cuscini sagomati appositamente studiati per scaricare la tensione dai muscoli del collo, dalle spalle e dalle braccia e per mantenere un orientamento ideale di tutta la colonna vertebrale.

Inoltre, è importante praticare regolarmente sia attività fisica in generale sia esercizi mirati facendosi supportare in una prima fase da un fisioterapista abilitato o da un istruttore competente. A riguardo, va ricordato che lo stretching e il rafforzamento muscolare correttamente eseguiti rappresentano veri e propri trattamenti preventivi per gran parte delle patologie delle articolazioni e per il mal di schiena, nonché preziosi alleati della salute globale.

 

FONTI

www.humanitas.it

www.msdmanuals.com

Dott.ssa Valeria Colucci

Farmacista di professione, nutre una profonda passione per la divulgazione scientifica.

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Nicola De Pasquale
Nicola De Pasquale
20 Maggio 2020 9:19

Molto interessante chiara e utile