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Che cos’è l’ivermectina?

L’ivermectina è un farmaco antielmintico (ovvero che uccide o facilita l’espulsione di vermi parassiti) che viene generalmente usato in ambito veterinario. Questa molecola è stata scoperta in Giappone negli anni ’70, è entrata nella pratica medica nel 1982 ed è efficace contro numerosi tipi di nematodi, elminti ed ectoparassiti come acari e pidocchi. Il meccanismo d’azione consiste nel legarsi a specifici canali di membrana presenti negli invertebrati con il conseguente blocco della trasmissione del segnale cellulare che porta all’interruzione del ciclo riproduttivo del parassita coinvolto. 

Quali sono gli usi approvati dell’ivermectina?

In Italia l’ivermectina è approvata:

  • Per uso veterinario in diverse specie animali (bovini, equini, suini) per contrastare i parassiti interni ed esterni.
  • Per uso umano (farmaci soggetti a prescrizione medica con ricetta ripetibile):
    • sotto forma di crema per trattare condizioni cutanee quali la rosacea al di sopra dei 18 anni di età. 
    • sotto forma di compresse per trattare determinate infestazioni parassitarie. In particolare, è indicata nelle seguenti infezioni:
      • scabbia: accade quando minuscoli acari scavano sotto la pelle provocando un intenso prurito; 
      • strongiloidiasi intestinale, un’infezione dell’intestino causata da un tipo di verme rotondo chiamato “Strongyloides stercoralis”;
      • microfilaremia causata da “filariasi linfatica“, un’infezione del sangue causata da un verme immaturo chiamato “Wuchereria bancrofti“.

Possibili effetti indesiderati e controindicazioni 

I principali effetti collaterali che potrebbero capitare in seguito ad assunzione di ivermectina sono: reazioni allergiche (febbre, eruzioni cutanee, prurito, difficoltà respiratoria…), epatite acuta, alterazione di alcuni test di laboratorio (aumento degli enzimi epatici, aumento della bilirubina nel sangue, aumento degli eosinofili), sangue nelle urine, nausea, vomito, diarrea, sonnolenza, capogiro, allucinazioni, ipotensione, brividi, cefalea, dolori muscolari, ecc.

L’ivermectina è sconsigliata in gravidanza e allattamento, a meno che sia espressamente prescritta dal proprio medico curante in seguito ad un’adeguata valutazione del rapporto beneficio/rischio.

Inoltre, prima di iniziare ad assumere ivermectina è necessario informare il medico in merito alla propria condizione fisiologica, ad allergie note al principio attivo o ad altri farmaci e ai medicinali, agli integratori o ai rimedi fitoterapici assunti.

Ivermectina e COVID-19

Studi in vitro hanno mostrato proprietà antivirali di questa molecola. Da qui è sorto un notevole interesse nei confronti di questo farmaco nella speranza di poter trovare un trattamento efficace nei confronti di SARS-CoV-2 (il virus che causa COVID-19), per cui sono stati effettuati ulteriori studi clinici. 

Parallelamente, negli ultimi mesi, si sono registrati numerosi casi di prescrizioni mediche off-label di ivermectina ma anche veri e propri abusi di questo farmaco nel tentativo di curare COVID-19 in maniera fai-da-te.

Negli USA, ad esempio, i centri antiveleni stanno assistendo a un drammatico aumento delle chiamate da parte di persone che si automedicano con ivermectina con la conseguenza, spesso, di dover ricorrere al Pronto Soccorso per overdose, anche perché in molti casi i farmaci usati sono quelli destinati all’uso veterinario per animali di grossa taglia (ad esempio cavalli e mucche) e quindi contenenti un’elevata quantità di principio attivo rispetto a quelli per uso umano.

Cosa dicono gli studi al riguardo?

L’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha esaminato numerosi dati tratti da studi di laboratorio, studi osservazionali, studi clinici e meta-analisi. I risultati ottenuti sono stati discordanti: alcuni studi non hanno dimostrato alcun beneficio, mentre altri hanno riscontrato un beneficio potenziale; tuttavia si è evinto che per contrastare questo virus sono necessarie concentrazioni molto più elevate di ivermectina rispetto a quelle raggiunte con le dosi attualmente autorizzate. Inoltre, la maggior parte degli studi esaminati dall’EMA era di piccole dimensioni e presentava ulteriori limitazioni, tra cui dosaggi differenti e ricorso a medicinali concomitanti. L’EMA ha pertanto concluso che le evidenze attualmente disponibili non sono sufficienti a supportare l’uso di ivermectina per COVID-19 al di fuori degli studi clinici aggiungendo che, sebbene l’ivermectina sia generalmente ben tollerata alle dosi autorizzate per altre indicazioni, gli effetti indesiderati potrebbero aumentare se si utilizzassero dosi più elevate necessarie ad ottenere concentrazioni di medicinale nei polmoni che possano essere efficaci contro il virus. Non si può pertanto escludere un certo rischio di tossicità quando questo farmaco viene utilizzato a dosi superiori rispetto a quelle approvate.

Anche l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), come già emanato in una nota del 22 Marzo 2021, ha sconsigliato l’utilizzo di ivermectina per il trattamento di COVID-19.

Fonti:

  1. B.G. Katzung, Farmacologia generale e clinica, Piccin, 2006
  2. https://farmaci.agenziafarmaco.gov.it/bancadatifarmaci/cerca-per-principio-attivo?princ_att=Ivermectina
  3. https://www.aifa.gov.it/-/ema-raccomanda-di-non-utilizzare-ivermectina-per-la-prevenzione-o-il-trattamento-di-covid-19-al-di-fuori-degli-studi-clinici
  4. Popp M. et Al. Ivermectin for preventing and treating COVID‐19. Cochrane Database of Systematic Reviews 2021, Issue 7. Art. No.: CD015017.
  5. https://www.fda.gov/consumers/consumer-updates/why-you-should-not-use-ivermectin-treat-or-prevent-covid-19
  6. Lawrence Jack. M. et Al. The lesson of ivermectin: meta-analyses based on summary data alone are inherently unreliable. Nature Medicine (2021).
  7. https://emergency.cdc.gov/han/2021/han00449.asp

 

Dott.ssa Marianna Gualdana

Laureata in CTF, ricopre il ruolo di Pharmacovigilance Safety Surveillance Associate presso Pfizer.

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