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L’infodemia: L’informazione attraverso il cyberspazio

L’uomo, sin dai tempi di Galileo Galilei, ha cercato di trovare le risposte ai propri interrogativi attraverso l’osservazione dei fenomeni, la formulazione di un’ipotesi e di modelli che spieghino l’osservazione e la verifica con degli esperimenti riproducibili. Il metodo scientifico ci ha permesso di distinguere sempre la scienza dalla pseudoscienza, la conoscenza dalla superstizione e di capire che il fallimento di un esperimento, l’errore, e il dubbio sono due tasselli importanti dai quali possono scaturire nuove e accreditate conoscenze e verità. Portare questo approccio nella nostra quotidiana informazione, significa esulare dalle bufale e dalle fake news che il cyberspazio, lo spazio “virtuale” nel quale quotidianamente navighiamo, ci offre. È sempre necessario pretendere e verificare che le affermazioni siano supportate dai fatti e non dal passaparola, catene di sant’Antonio, chat di gruppo o dall’espertissimo ed omnisciente dr. Google. La rete non deve rappresentare un ostacolo alla conoscenza e alla scienza, ma un valido mezzo attraverso il quale veicolare le informazioni provenienti da fonti ufficiali.

Fatta questa premessa e considerato il periodo storico nel quale stiamo vivendo, diventa necessario spiegare che cosa sia l’infodemia. Il termine, deriva dall’inglese “infodemic”, composto da “information” ed “epidemic” per indicare un’epidemia di informazioni, spesso di dubbia natura. La prima volta fu utilizzato da David J. Rothkopf nel suo articolo “When The Buzz Bites Back” in seguito all’emergenza SARS del 2003. Rothkopf sosteneva che la SARS racchiudeva in sé due epidemie, la sindrome respiratoria acuta grave e l’epidemia di informazioni. Per l’autore erano necessari alcuni fatti, mescolati con la paura, la speculazione e le dicerie, amplificati e diffusi rapidamente in tutto il mondo dalle moderne tecnologie dell’informazione, a rendere epidemica e nociva l’informazione e ad innescare comportamenti irrazionali non supportati dalla scienza.

Nel 2020 la Treccani dà a infodemia questo significato: << Circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili>>.

I migliori esempi in cui si palesa l’infodemia sono catastrofi naturali, crisi politiche, guerre, attacchi terroristici, epidemie (oggi ad esempio l’OMS mette in guardia dall’infodemia da CORONAVIRUS SARS-COV2) casi in cui autorità ed istituzioni, politici, esperti del settore in questione, aziende o semplici cittadini fanno sentire la loro voce e l’amplificano attraverso i social media. Purtroppo però, non solo bufale e fake news contribuiscono a questa disinformazione, ma anche le informazioni ufficiali, in numero incontrollato e a volte contrastante (nel caso del COVID-19 ad esempio i virologi spesso hanno dato notizie o indicazioni contraddittorie) possono generare infodemia. A ciò si aggiunga che nei momenti catastrofici o di crisi, le informazioni vengono diramate in tempi estremamente rapidi, risentendo a volte di un’informazione di qualità.

Il bombardamento di notizie soprattutto se contrastanti genera paura, allarmismo, sfiducia nelle istituzioni o nelle terapie curative e preventive come stiamo vivendo nel corso di questa pandemia.

Le soluzioni all’infodemia però esistono e consistono in:

  • contrastare le fake news con iniziative messe in atto dai social network stessi e dalle piattaforme digitali;
  • rimuovere contenuti controversi per non alimentare teorie negazioniste o complottistiche;
  • controllare sempre l’autore, la data di pubblicazione di un articolo o l’URL;
  • non farsi guidare dalla paura ma dalla razionalità;
  • rivolgersi a persone qualificate ed esperte per assumere i comportamenti più congrui all’evento che ha scatenato l’infodemia.

In conclusione, abbiamo il dovere di comunicare e condividere le informazioni in modo corretto ed adeguato e di far riferimento alle fonti ufficiali e competenti.

Rothkopf in conclusione del suo articolo scriveva: “se l’informazione è la malattia la conoscenza è la cura”.

 

FONTI

Dott.ssa Morgana Pisano

Laureata in Farmacia, appassionata di divulgazione scientifica e scrittura di storia della scienza.

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Alessandro Cruccolini
Alessandro Cruccolini
2 Maggio 2021 11:46

Brava Morgana!