
Il 22 dicembre 2021 il Comitato Tecnico Scientifico di AIFA ha approvato l’utilizzo del vaccino Nuvaxovid in soggetti di età pari o superiore ai 18 anni.
L’ultimo ritrovato anti-COVID-19 si differenzia dagli altri vaccini utilizzati fino a questo momento per l’immunizzazione della popolazione contro il SARS-CoV-2 grazie alla tecnologia con cui è stato sviluppato: si tratta, infatti, di un vaccino a subunità proteiche.
Novaxovid è infatti composto da frammenti proteici di SARS-CoV-2 ( la proteina Spike) in associazione a un adiuvante, il Matrix-M. La proteina S è stata prodotta tramite la tecnica del DNA ricombinante, inserendo le informazioni necessarie alla sua produzione in una cellula di baculovirus, il quale, infettando una linea di cellule di insetto della specie Spodoptera frugipeda, garantisce la produzione della proteina di SARS-CoV-2. Una volta ottenuta in quantità adeguate, questa viene estratta, purificata e compattata a formare nanoparticelle virali che possono contenere fino a 14 proteine Spike.
La sinergia che si crea tra la proteina Spike, a lunghezza completa e stabilizzata in conformazione di pre-fusione, e l’adiuvante Matrix-M, a base di saponina, facilita l’attivazione delle cellule del sistema immunitario innato, potenziando il grado della risposta immunitaria specifica contro le proteine Spike di SARS-CoV-2 e inducendo non solo la risposta immunitaria delle cellule B e T, ma anche delle cellule neutralizzanti.
Il vaccino è per ora approvato come solamente per la prevenzione nel ciclo primario, per cui viene somministrato in due dosi a distanza di tre settimane l’una dall’altra. In questi termini, dagli studi effettuati in Stati Uniti, Messico prima e in Inghilterra poi si evince un’efficacia di circa il 90% su oltre 45mila partecipanti nel prevenire il COVID-19 in forma sintomatica anche in individui di età superiore ai 64 anni.
Dal punto di vista della sicurezza, le cinque sperimentazioni portate avanti in Australia, Sudafrica, Regno Unito, Stati Uniti e Messico hanno confermato un profilo più che positivo con effetti collaterali prevalentemente in sede locale, quali dolorabilità e dolore in sede di iniezione, ed effetti sistemici quali stanchezza, mialgia, cefalea, malessere, artralgia , nausea e vomito, tutti di entità da lieve a moderata e di durata non superiore a due giorni. Non bisogna dimenticare che, come per tutti gli altri vaccini anti-COVID-19, Nuvaxovid è sottoposto a monitoraggio aggiuntivo, quindi nella fase di somministrazione alla popolazione sarà molto importante la vaccinovigilanza, ovvero la segnalazione di tutti gli effetti collaterali riscontrati per poter confermare quelli già visti in fase di sperimentazione e identificare gli eventuali effetti rari, i quali possono essere riscontrati solo su larga scala.
Gli ottimi risultati ottenuti in termini di sicurezza ed efficacia prospettano un ampliamento dell’utilizzo del nuovo vaccino anche per la dose di richiamo dei già vaccinati (omologa o eterologa) o per la vaccinazione di soggetti restii o impossibilitati alla vaccinazione con i precedenti ritrovati anti-COVID-19.
Uno sguardo attento e competente alle novità della scienza per controllare il virus del secolo