
Tic, toc, tic, toc, tic, toc. Il ritmo del tempo che scorre. Lo senti? Ma soprattutto: se ti guardi allo specchio, da cosa lo vedi? C’è chi nota le prime rughe d’espressione, chi si sofferma sulla perdita di tono muscolare o chi rimane incredulo alla vista dei primi capelli che si tingono d’argento. Perché si sa: “Pensavo di essere giovane e invece guarda: li vedi questi capelli bianchi?”. La frase più gettonata, pronunciata mentre con il dito ci si accinge ad indicare l’esatto punto della chioma al quale il nostro sventurato interlocutore dovrà prestare attenzione e prepararsi a risollevarci dalla dura verità: quelli son proprio capelli bianchi.
La domanda sorge, quindi, spontanea: anche i capelli invecchiano?
Con il passare del tempo, anche i capelli subiscono (ahimè!), come la pelle, mutamenti fisiologici inevitabili. Questi processi di invecchiamento costituiscono un problema estetico in termini di colore, quantità e qualità delle fibre del capello, ma sono anche alla base di cambiamenti a livello microscopico e biochimico.
Procediamo con ordine.
Un po’ di chimica del capello
Il capello è un biomateriale filamentoso, costituito principalmente da una scleroproteina ricca di zolfo: quante volte il vostro parrucchiere di fiducia vi ha nominato la cheratina? Ecco: è proprio lei la proteina in questione, che conferisce flessibilità, elasticità e resistenza al capello. Sono presenti poi acqua, lipidi, pigmenti ed altri elementi in tracce.
E com’è fatto un capello? Qual è la sua struttura? È possibile distinguere 3 strati principali:
- Lo strato più esterno o cuticola, che lo protegge dall’ambiente circostante;
- La porzione intermedia, meglio nota come corteccia, che contiene melanina e altri pigmenti che, a seconda di tipo, misura e quantità, ne determinano il colore;
- Lo strato centrale o midollo.
Se vi dovessi descrivere il suo ciclo di vita?
I follicoli piliferi mostrano un’attività intermittente: periodi durante i quali il capello si accresce si alternano a fasi di riposo, nelle quali si assiste invece ad un arresto progressivo della crescita e alla successiva caduta. E una volta giunti a questo punto, cosa succede? Il capello terminale può essere eventualmente rimpiazzato da un capello nuovo.
Nello specifico, il ciclo follicolare prevede 3 fasi:
- Anagen: è il periodo di crescita attiva del capello, di durata mediamente compresa tra i 2 e i 5-6 anni;
- Catagen: corrisponde ad una transizione o involuzione ed ha una durata di circa 2-3 settimane, nel corso delle quali si evidenzia una cessazione della crescita, l’interruzione della produzione di melanina e della differenziazione dei cheratinociti, con inizio della regressione del bulbo pilifero;
- Telogen: è la fase di riposo o quiescenza, durante la quale si assiste al rimpicciolimento del follicolo che si protrae per qualche mese, procedendo talvolta ad una nuova anagen.
Ageing: fenomeno intrinseco o estrinseco?
L’invecchiamento dei capelli è un fenomeno intrinseco: dipende, infatti, da un processo fisiologico e continuo, legato a inevitabili meccanismi ereditari e a scompensi ormonali. L’ageing può essere, tuttavia, determinato anche da cause estrinseche di diversa origine: basti pensare a quanto le nostre chiome, rispetto alle altre parti del corpo, siano soggette ad aggressione da parte di fattori esterni. Qualche esempio? I trattamenti chimici drastici quali tinture e decolorazioni o gli stress termici e meccanici dovuti all’asciugatura con il phon e all’uso di piastre stiranti o arriccianti; o ancora, colpi di spazzola eccessivamente energici. Anche la luce solare, il vento, l’umidità, lo smog e il particolato dell’inquinamento possono avere un impatto negativo sulla crescita e sulla struttura della fibra del capello. C’è dell’altro? Purtroppo sì: è sempre bene sottolineare quanto anche lo stato nutrizionale dell’individuo ed uno stile di vita sregolato influiscano sull’ageing dei capelli.
L’invecchiamento del capello segue un andamento sempre regolare nel tempo?
Certo che no: si assiste, piuttosto, all’alternanza di periodi di stabilità o anche di parziale remissione a fasi di evoluzione più marcata. L’esame istologico dei capelli di soggetti non più giovani rivela un assottigliamento del fusto del capello: il diametro aumenta nell’infanzia, nell’adolescenza e ancora nella prima età adulta, raggiungendo il suo massimo nella seconda decade nell’uomo o nella quarta decade nella donna; in seguito, inizia a diminuire progressivamente e, dopo i 50 anni, l’assottigliamento appare sempre più evidente in tutti gli individui.
Nello specifico, cosa succede microscopicamente?
Microscopicamente l’invecchiamento è causato da alterazioni del ciclo follicolare:
- La fase anagen (fase di crescita) si accorcia, determinando un rallentamento della crescita del capello;
- L’intervallo tra la caduta del capello e l’inizio della fase proliferativa successiva si allunga.
Qual è la conseguenza di tali alterazioni follicolari? Il diradamento della capigliatura, che avviene in maniera progressiva ed uniforme su tutto il cuoio capelluto.
Qualche altra evidenza dell’invecchiamento del capello?
Risposta affermativa. Si tratta forse di una delle prime immagini che la nostra mente tende immediatamente ad associare all’invecchiamento: l’ingrigimento/incanutimento del fusto del capello. Tale processo è legato intrinsecamente all’ageing e, nello specifico, è causato dalla diminuzione del numero e dell’attività dei melanociti del bulbo pilifero. L’ingrigimento/incanutimento dei capelli segue una regola nota come 50-50-50. In altre parole? Circa il 50% della popolazione ne è interessata entro i 50 anni per il 50% dei capelli.
Qualche curiosità sull’ingrigimento/incanutimento dei capelli?
La canizie non si verifica alla stessa età in tutti i fototipi:
- Nei caucasici (soggetti con fototipo basso) l’età di esordio è comunemente di 34±9,6 anni ed è considerata precoce se si manifesta prima dei 20 anni;
- Negli africani (soggetti con fototipo alto) compare a 43,9±10,3 anni o prematuramente negli under 30.
Raggiunti i 60 anni, tuttavia, tutti hanno almeno alcuni capelli grigi/bianchi, indipendentemente dal loro fototipo e dall’etnia.
Ci sono differenze tra uomini e donne? Di nuovo, risposta affermativa. Il modello anatomico risulta diverso nei due sessi:
- Negli uomini l’ingrigimento/incanutimento, in genere, inizia nella zona delle tempie e sulle basette, progredendo poi verso il vertice della testa, fino ad estendersi alle altre aree del cuoio capelluto e coinvolgendo l’occipite per ultimo;
- Nelle donne è la linea centrale ad essere interessata per prima.
E per quanto riguarda il microcircolo sanguigno?
Con l’invecchiamento, il microcircolo sanguigno del cuoio capelluto risulta meno efficiente: questo influenza negativamente il ciclo di crescita del capello, andandosi a sommare ai fattori descritti in precedenza.
Ultimo ma non per importanza: avete mai sentito parlare di hair photo-ageing?
La caratteristica postura eretta della specie umana fa sì che i capelli, unitamente alla sommità del capo, siano la parte del corpo maggiormente colpita dalla radiazione solare, che è la responsabile dei processi di fotodegradazione. Nello specifico, il fotoinvecchiamento dei capelli consiste in una serie di processi simultanei che determinano cambiamenti chimici e fisici prolungati nelle proprietà delle fibre.
La fotoesposizione prolungata provoca una degradazione chimica severa del capello; in particolare, i danni consistono in:
- Ossidazione dei lipidi;
- Scissione dei legami disolfuro all’interno delle unità strutturali dei capelli;
- Degradazione del triptofano;
- Formazione di acido cisteico.
Si assiste, dunque, alla diminuzione della peculiare resistenza meccanica delle fibre del capello e, di conseguenza, ad un aumento della fragilità.
Un irraggiamento più limitato nel tempo induce, invece, i seguenti effetti indesiderati:
- Diminuzione dell’idratazione;
- Aumento della permeabilità;
- Perdita di lucentezza e colore;
- Aumento della ruvidezza superficiale, alla quale si associa una ridotta pettinabilità.
Come appaiono, quindi, i capelli esposti alla luce solare? Più fragili, più rigidi e più secchi.
Chi protegge le nostre chiome dal sole?
I pigmenti presenti nei capelli forniscono una protezione fotochimica alla componente proteica. La radiazione solare che colpisce il capello viene assorbita, filtrata e, successivamente, la sua energia viene dissipata sotto forma di calore. Nel processo di protezione delle proteine del capello dalla luce, tuttavia, i pigmenti vengono degradati o scoloriti. I capelli scuri sono più resistenti alla fotodegradazione rispetto a quelli chiari. Il motivo? Il fatto che l’eumelanina (melanina scura) mostri maggiore fotostabilità rispetto alla feomelanina (melanina chiara). I danni causati dall’esposizione ai raggi ultravioletti (UV) sono correlati non solo al tipo, ma anche alla quantità totale di melanina presente nella corteccia del capello. Per quanto riguarda la luce visibile, l’eumelanina e la feomelanina sono invece ugualmente sensibili.
Risultano più dannosi gli UVA (400-315 nm) o gli UVB (315-280 nm)?
I raggi UVA penetrano più in profondità, raggiungendo la corteccia del capello: i cambiamenti fotoindotti sulla struttura capillare complessiva sono, quindi, maggiormente ascrivibili agli UVA. Gli UVB, d’altro canto, sono responsabili di gravi danni morfologici, soprattutto a livello della cuticola. In conclusione? Sia gli UVA che gli UVB risultano dannosi per le nostre chiome. Per di più, gli UVA sono i principali responsabili della formazione di specie reattive dell’ossigeno (ROS). In parole semplici? Generano radicali liberi che:
- Ossidano gli amminoacidi, quali il triptofano e la cisteina;
- Convertono la melanina in ossimelanina, rendendo le nostre chiome più chiare;
- Ossidano i pigmenti artificiali nei capelli tinti.
Tutto qui?
Purtroppo no: le radiazioni UV e la luce visibile sono anche responsabili della degradazione dei lipidi presenti nel capello. Cosa ne deriva? Si assiste all’indebolimento della membrana cellulare delle cellule esposte alla radiazione luminosa.
La domanda delle domande: come possiamo intervenire?
Per contrastare o almeno ritardare l’ageing del capello è possibile ricorrere a trattamenti che aiutino a preservare l’integrità e l’aspetto generale della capigliatura. Le industrie farmaceutiche e cosmetiche stanno, infatti, sviluppando prodotti hair care sempre più innovativi che non si limitano solo alla detergenza, ma associano anche altre proprietà funzionali specifiche. Basti pensare al gran numero di formulazioni tricologiche contenenti composti ad azione rinforzante, condizionante, fotoprotettiva e antiossidante presenti sul mercato. È, tuttavia, sempre opportuno sottolineare quanto sia importante affiancare, alle terapie farmacologiche e ai trattamenti cosmetici mirati, l’assunzione di micronutrienti tramite una dieta sana o attraverso l’uso di integratori orali.
Il segreto per una strategia vincente? Il solito: la costanza!
FONTI
Cosmetic Technology 6-2020