fbpx

Powder makeup: non solo colore

Il makeup in polvere.

Da sempre utilizzato per impartire una colorazione al viso e al corpo con finalità decorative, attualmente è sempre più formulato e studiato per conferire effetti aggiuntivi al prodotto: non solo colore, ma anche cura e trattamento della pelle. 

Da qui, la possibilità di vantare claim legati a quei benefici aggiuntivi che il powder makeup può apportare alla nostra cute. Tali claim devono, però, necessariamente essere verificati nelle medesime modalità adottate per gli altri cosmetici da trattamento.

L’efficacia decorativa del prodotto, ossia il suo effetto makeup, e l’efficacia dello stesso come cosmetico funzionale vanno, infatti, distinte. Ed ecco che ai test classici di verifica delle prestazioni tipiche dei cosmetici in polvere sono affiancati veri e propri test di efficacia.

Ma procediamo con ordine.

Qual è la peculiarità dei sistemi di valutazione degli effetti del powder makeup?

Il fatto che le modalità di analisi prescindono dalla sua struttura formulistica. In altre parole? Non fanno riferimento alla suddivisione del powder makeup in polveri libere e polveri compatte. Tale distinzione è, infatti, correlata alla destinazione d’uso del prodotto.

Come vengono esaminati, quindi, i suoi effetti?

Mediante studi clinici: tecnici esperti studiano, visivamente dal vivo o supportati da immagini acquisite in maniera standardizzata, come e quanto l’applicazione dei prodotti sia in grado di alterare l’aspetto della cute o dello sguardo. Tali valutazioni visive possono essere completate anche da analisi strumentali.

Come si articolano tali studi clinici?

In generale, la struttura di un protocollo clinico è così composta:

  • Definizione di un obiettivo che coincide con l’esigenza del cliente;
  • Descrizione del corretto panel di volontari;
  • Determinazione del claim che si intende dimostrare;
  • Chiarimento della modalità di applicazione del prodotto e delle sue tempistiche di utilizzo;
  • Decisione dei parametri clinici e strumentali rilevanti ai fini della valutazione del claim;
  • Autovalutazione;
  • Analisi statistica dei risultati.

Come vengono selezionati i volontari?

Gli individui selezionati per i test clinici devono essere normali utilizzatori della categoria del prodotto da testare. Generalmente sono in numero pari o superiore a 20: tale numerosità consente, infatti, di formulare conclusioni supportate da una robusta analisi statistica.

Quali sono i protocolli più frequentemente richiesti per il powder makeup?

Sicuramente, trattandosi di prodotti per il trucco, quelli riguardanti:

  • La copertura delle imperfezioni cutanee;
  • L’effetto opacizzante per pelli grasse o lucide;
  • La tenuta del colore;
  • L’effetto no-transfer sui tessuti;
  • L’effetto soft-focus;
  • L’effetto illuminante.

Cos’è possibile analizzare per tutti gli effetti sopracitati?

La loro long-lasting, ossia il loro mantenimento per un periodo di tempo relativamente lungo, che può durare anche fino a 12 o 24 ore dall’applicazione del prodotto in questione.

Come viene valutata, invece, l’efficacia non decorativa di un prodotto makeup?

Per tale valutazione ci si rifà, per molti aspetti, ai protocolli disegnati per i prodotti skincare. 

Per quale motivo? Semplice: perché i prodotti makeup sono spesso formulati con polveri pigmentate che sono anche attivi funzionali; oppure vengono addizionati di veri e propri principi attivi antiage, idratanti, antiossidanti, sebonormalizzanti e astringenti per pelli impure, volumizzanti, ecc. Dal momento che la ricerca crea ogni giorno ingredienti in grado di conferire ai prodotti finiti le proprietà di un vero e proprio prodotto skincare, tale elenco di sostanze funzionali si allunga costantemente.

Nello specifico, come si strutturano tali protocolli?

La valutazione dell’efficacia dei prodotti makeup avviene su cute pulita, con le tecniche strumentali e cliniche applicabili ai prodotti skincare.

Nel caso di cosmetici per il trucco, la progettazione del protocollo deve tener conto:

  • Del numero di applicazioni giornaliere “ammesse” durante il periodo di studio;
  • Del periodo giornaliero espresso in ore durante le quali il prodotto deve essere indossato.

In aggiunta, può essere prevista la distribuzione di una crema base, che non vanti particolari proprietà, unitamente al prodotto. Il fine? Standardizzare i trattamenti giorno e notte delle volontarie.

Oppure si può decidere di non variare la beauty routine dei soggetti arruolati se non per quanto riguarda l’inserimento del prodotto makeup oggetto del test. E in questo caso l’obiettivo quale sarebbe? Dimostrarne il beneficio funzionale.

Qual è la strumentazione impiegata?

La valutazione dell’efficacia si avvale:

  • Degli strumenti di analisi della profilometria cutanea per gli effetti antietà e astringenti;
  • Del corneometro per la valutazione dell’idratazione cutanea;
  • Del Tewameter per esaminare la perdita d’acqua attraverso la barriera cutanea (nota anche come TEWL, trans epidermal water loss);
  • Del sebometro per la misura della quantità di sebo presente sulla cute;
  • Del colorimetro per la valutazione degli effetti schiarenti o illuminanti per la pelle.

Come si conclude il protocollo?

Le analisi strumentali vengono completate da valutazioni cliniche basate su scale definite, effettuate da tecnici esperti o dermatologi e dall’autovalutazione dei soggetti.

Un esempio?

Consideriamo un protocollo clinico che preveda la valutazione del claim “opacizzante long-lasting” di una polvere. Il prodotto in questione dovrà mantenere inalterate le caratteristiche non solo di colore, ma anche funzionali per il periodo di tempo definito nel protocollo.

La durata dell’effetto opacizzante long-lasting viene valutata mediante un test clinico su un minimo di 20 volontarie sane, non in stato di gravidanza o allattamento, senza problemi dermatologici nell’area test, con pelle mista o oleosa, normali utilizzatrici del prodotto oggetto di test. 

  1. Le volontarie (abituali consumatrici del cosmetico da testare) si recano presso il laboratorio per le valutazioni basali del grado di lucidità cutanea e per l’acquisizione delle immagini del viso;
  2. Le volontarie procedono, dunque, con la detersione del viso utilizzando il proprio cosmetico abituale e con l’applicazione controllata del prodotto da testare, secondo le indicazioni fornite dal cliente;
  3. Vengono acquisite le valutazioni cliniche e le immagini subito dopo l’applicazione del prodotto ai tempi successivi, fissati generalmente a distanza di alcune ore (8, 10, 12 ore e oltre) dall’applicazione. Perché così tanto interesse per il numero di ore? Perché spesso si ha l’esigenza di dichiarare in etichetta una durata espressa appunto in ore; oppure anche semplicemente per supportare un claim che nell’immaginario del consumatore medio può evocare immagini di makeup perfetti per l’intera giornata;
  4. Le immagini acquisite sono valutate da tre tecnici esperti: sono questi ultimi ad esaminare, in maniera indipendente l’uno dall’altro, l’effetto opacizzante del prodotto ai diversi tempi sperimentali;
  5. I dati raccolti vengono presentati in tabella ed analizzati statisticamente per confermarne la significatività e validare, di conseguenza, il claim.
Quali sono le caratteristiche di uno studio clinico sugli effetti del makeup?

Uno studio clinico sugli effetti del makeup non può tener conto dell’opinione delle volontarie.

E allora, come si opera? Lo sperimentatore e il cliente concordano e predispongono un questionario, specifico per il prodotto e per il claim che si intende vantare.

Il modello elaborato, da somministrare alle volontarie, consente di valutare:

  • Gli aspetti di performance del prodotto;
  • La durata dell’effetto, espressa anche in ore;
  • La soddisfazione nell’utilizzo;
  • Gli aspetti sensoriali (pelle liscia, vellutata, ecc.);
  • La coprenza;
  • Gli aspetti relativi al confort e agli eventuali disconfort del prodotto applicato in relazione alla tipologia di pelle.

Come sono valutate le risposte? Le possibilità di risposta tengono sempre conto del corretto bilanciamento del numero di possibili risposte positive e negative, senza escludere l’eventualità di dare anche una risposta neutra.

E il claim SPF? Come può essere attribuito al powder makeup?

Una delle proprietà del makeup minerale è la capacità di riflettere i raggi UV e di conferire, quindi, al prodotto un effetto protettivo per la pelle dai raggi solari. 

Questa peculiarità è sufficiente per vantare in etichetta un valore numerico di SPF e la protezione dai raggi UVA? Negativo: deve essere, infatti, eseguita una sperimentazione ad hoc.

Come si articolano gli studi per il claim SPF?

In questo caso, i test effettuati non richiedono la messa a punto di protocolli customizzati: vengono applicate, bensì, le metodiche standardizzate ufficiali, finalizzate alla valutazione della protezione dei prodotti dai raggi UV. 

Nello specifico, in Europa si applicano:

  • Lo standard UNI EN ISO 24444:2020 per la valutazione dell’SPF;
  • Lo standard UNI EN ISO 24443:2012 per la protezione UVA.

Quale aspetto non sottovalutare per la validazione del claim SPF?

Il fatto che le polveri sono una forma unica di prodotto cosmetico e che, pertanto, richiedono un metodo di applicazione adeguato che ne consenta la riproducibilità.

Oltre alla stesura con le dita, vengono pertanto descritte quella mediante l’utilizzo di un applicatore a “puff” precedentemente precaricato e la preparazione della cute, con acqua purificata o con un altro solvente privo di proprietà di protezione dagli UV, per favorire l’adesione del campione all’area oggetto del test.

Per concludere

Attualmente, i claim impiegati per il power makeup rivendicano sempre più frequentemente non solo effetti decorativi, ma anche una funzionalità al pari dei prodotti da trattamento.

Tali benefici devono, tuttavia, essere giustificati sulla base dei criteri stabiliti dal regolamento cosmetico. Da qui, la necessità di predisporre protocolli di studio specifici sia per la tipologia di prodotto, sia per il claim da validare. 

Perché tutto ciò che si vanta in etichetta va dimostrato. Lo si deve al consumatore.

FONTI

MakeUp Technology Autunno-Inverno 2021

Dott.ssa Elena Pascucci

Laureata in chimica e tecnologie farmaceutiche. Master di II livello in Scienza e tecnologia cosmetiche. Si occupa della stesura di articoli di dermocosmesi.

Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments