fbpx

Patologie osteoarticolari e alimentazione

Le patologie osteoarticolari degenerative croniche impongono uno stile di vita estremamente limitato, accompagnato da una buona dose di dolore da sopportare. Purtroppo, spesso si agisce soltanto quando il danno è già fatto, senza aver mai preso in considerazione il fatto che esiste, e sarebbe importante attuarla, la prevenzione primaria. Questo tipo di prevenzione può essere messa in atto dal soggetto sano, quindi, in genere, ci si riferisce alla persona giovane. 

PREVENZIONE PRIMARIA

In quali termini si può presenta la prevenzione delle patologie osteoarticolari nella persona giovane? Primo elemento tra tutti è la gestione del peso, che non dovrebbe mai essere eccessivo. È normale che ci siano fluttuazioni di peso durante la nostra vita, anche nell’arco dello stesso anno. La variazione di peso può semplicemente dipendere dalle stagioni (può essere assolutamente normale aumentare un po’ di peso durante i mesi più freddi dell’anno), o per la donna dal ciclo mestruale. Parliamo però di variazioni nel range di un massimo di una manciata di chili. Sta quindi a noi prestare attenzione che queste fluttuazioni non siano eccessive, attraverso un sano controllo del peso e uno stile di vita salutare e appropriato per le nostre esigenze. 

Il secondo elemento è rappresentato dall’attività sportiva. L’attività fisica, lo sport, sono sicuramente dei fattori positivi per la nostra salute. Purtroppo, però, ci sono alcune attività sportive che vanno a gravare in particolar modo sulle articolazioni. Di questo dovremmo in ogni caso tener conto.

INTEGRATORI E NUTRACEUTICI

Ci sono serie evidenze scientifiche che indicano l’importanza dell’integrazione con condroprotettori. Tali sostanze, però, andrebbero assunte quando ancora l’articolazione è in buono stato, quindi quando è ancora presente cartilagine. Troppo spesso la prescrizione viene consigliata in soggetti ultrasettantenni, ed è molto probabile che in tal caso non ci siano più i presupposti perché il condroprotettore possa esplicare alcuna efficacia.

SOSTANZE SULFORATE

Quali sono i condroprotettori? Parliamo di sostanze sulforate, quali glucosamina solfato, condroitina solfato, metilsulfonilmetano.

Tali sostanze a livello di integratori hanno dei limiti di dosaggio (500mg), e spesso è possibile trovarli associati nello stesso prodotto. Tale associazione sembra aver effetto positivo, proporzionale alla quantità assunta dei vari componenti, pur non trattandosi di una vera e propria sinergia.

Le evidenze scientifiche indicano che l’assunzione di condroprotettori va a ridurre la sintomatologia, migliorando quindi la qualità di vita, non solo in termini di percezione, ma anche di prevenzione di patologie. Nello specifico uno studio ha messo in evidenza che l’assunzione di glucosamina si correla a un minor rischio di sviluppare patologie cardiovascolari. È ragionevole interpretare questo dato non come un effetto diretto, bensì su un effetto indiretto: coloro che assumono glucosamina sono in grado di avere uno stile di vita più attivo, il quale è un noto fattore di prevenzione (di tutte le patologie, anche quelle cardiovascolari).

Le evidenze scientifiche non sono accompagnate in genere da un miglioramento del quadro radiologico, ma nemmeno da un peggioramento. Tutto sommato, tenendo conto del fatto che le patologie osteoarticolari sono degenerative, se non c’è un peggioramento è già un risultato più che soddisfacente. 

ACIDO IALURONICO E PEPTIDI BIOATTIVI DERIVATI DAL COLLAGENE DI TIPO 2 NON DENATURATO

Entrambi i composti sembrano essere efficaci, riducendo il dolore percepito (valutato con womac score, scala vas, indice funzionale di lequesne). L’incognita si pone sul perché risultano efficaci, in quanto l’assunzione orale porta a un loro transito gastrointestinale, e quindi a un loro incontro con gli enzimi digestivi

Sono quindi due le ipotesi riguardo alla loro efficacia: la prima è che siano in grado di modulare il microbiota intestinale, spingendolo in una direzione antinfiammatoria, il che si rifletterebbe in una riduzione dell’infiammazione sistemica. L’altra ipotesi è quella che il nostro intestino potrebbe possedere una certa permeabilità nei confronti di alcuni piccoli peptidi, i quali quindi potrebbero essere assorbiti come tali. 

CURCUMA, BOSWELLIA SERRATA, ZENZERO E PALMITOILETANOLAMIDE

  • La presenza di alcune sostanze bioattive derivate da curcuma, boswellia serrata, zenzero e il fosfolipide di membrana palmitoiletanolamide all’interno della formulazione di integratori sembrano poter esplicare un effetto antinfiammatorio. I curcuminoidi della curcuma sono inibitori di NF Kb, senza che questi provochino danno renale o gastrico. A loro è attribuibile anche una downregulation del TNF alfa. Inoltre, la curcuma, sembra avere un effetto antidepressivo. Nel contesto di patologie a cui è associato dolore cronico, questo potrebbe essere interpretato come un effetto esplicato sulla percezione del dolore: percepisco meno dolore, quindi mi sento meglio, il tono dell’umore migliora. Il dosaggio nei vari integratori è variabile, come anche la formulazione. Spesso si incontra l’associazione con la piperina, la quale ne aumenta la biodisponibilità, aumentando la permeabilità intestinale per azione sulle giunzioni serrate (tight junctions). Si possono però sollevare dei dubbi in merito, in quanto l’aumentata permeabilità intestinale non è selettiva, potrebbero quindi essere assorbite sostanze il cui assorbimento come tali non è previsto, e potrebbe potenzialmente causare dei problemi.
  • La boswellia serrata, in particolar modo se titolata in acidi cheto-boswellici, svolge un’azione specifica di inibizione della lipossigenasi e in parte della sintesi delle lipossine. L’altro aspetto positivo è che non è condrolesiva (come gli inibitori della COX-1), e che non ci siano effetti collaterali a livello renale e gastrointestinale. Queste molecole svolgono un’azione specifica di inibizione della lipossigenasi e in parte della sintesi delle lipossine. È importante che non sia condrolesivo (come gli inibitori di cox 1) e che non abbiano effetto collaterale a livello renale e gastrointestinale.

Interessanti componenti antinfiammatori sono anche lo zenzero, in particolar modo quando presente in dosaggi elevati, e il palmitoiletanolamide, un fosfolipide di membrana, sintetizzato dal nostro organismo, che ha azione endocannabinoido-simile e che a medio e lungo termine svolge azione analgesica.

ALIMENTAZIONE ANTINFIAMMATORIA  

Sono numerose le caratteristiche di un’alimentazione che può essere considerata antinfiammatoria. 

In primis si dovrebbe tener conto di una corretta ripartizione tra i macronutrienti, impostata secondo uno schema “mediterraneo”, adeguata da un punto di vista energetico per le esigenze della persona. 

Nella valutazione del paziente si dovrebbe ricorrere ad una attenta valutazione della composizione corporea, nello specifico della massa grassa. Anche nel soggetto normopeso si può incontrare una massa grassa eccessiva. Il grasso viscerale elevato comporta infiammazione silente, non solo per la sua funzione endocrina, e quindi il rilascio di ormoni e sostanze bioattive, ma anche per l’attivazione dei processi infiammatori, avendo azione spiccata su IL-1, IL-6, TNF-alfa (citochine infiammatorie principali in chi soffre di artropatie degenerative croniche). 

Alcune delle principali indicazioni dell’alimentazione antinfiammatoria sono quelle che dovrebbe essere a basso indice glicemico – e soprattutto a basso carico glicemico, ricca di alimenti di qualità, contemplare l’assunzione di pesce (soprattutto azzurro di piccola taglia), essere bilanciata nell’assunzione di omega 6 e omega 3 (troppo spesso la nostra alimentazione è eccessivamente sbilanciata verso gli omega 6), prevedere una limitazione dell’assunzione di grassi saturi. Importante è anche l’assunzione di una corretta quantità di vitamina C (ricordandoci che è importante per la sintesi di collagene) e di vitamina D (da assumere soltanto a fronte di una effettiva carenza).

 

FONTI

Effectiveness and safety of glucosamine and chondroitin for the treatment of osteoarthritis: a meta-analysis of randomized controlled trials – Zhu et al. Journal of Orthopaedic Surgery and Research (2018) 13:170

Association of habitual glucosamine use with risk of cardiovascular disease: prospective study in UK Biobank -Hao Ma, Xiang Li, Dianjianyi Sun, Tao Zhou, Sylvia H Ley, Jeanette Gustat, Yoriko Heianza, Lu Qi, BMJ 2019;365:l1628

The Molecular Targets and Therapeutic Uses of Curcumin in Health and Disease – Bharat B. Aggarwal

Young-Joon Surh Shishir Shishodia – Springer – 2007 

Anti-Oxidative and Anti-Inflammatory Effects of Ginger in Health and Physical Activity: Review of Current Evidence Nafiseh Shokri Mashhadi, Reza Ghiasvand, […], and Mohammad Reza Mofid – Int J Prev Med. 2013 Apr; 4(Suppl 1): S36–S42.

Efficacy and tolerability of Boswellia serrata extract in treatment of osteoarthritis of knee–a randomized double blind placebo controlled trial – N Kimmatkar, V Thawani, L Hingorani, R Khiyani – Phytomedicine

. 2003 Jan;10(1):3-7.

Palmitoylethanolamide for the treatment of pain: pharmacokinetics, safety and efficacy – Linda Gabrielsson, Sofia Mattsson and Christopher J. Fowler – Br J Clin Pharmacol (2016) 82 932–942 932 

 

Dott.ssa Laura Kerer

Biologa nutrizionista. Si occuperà di divulgare consigli alimentari e nutrizionali per un corretto e sano stile di vita. Info: Potete contattare personalmente la dott.ssa Laura Kerer all'indirizzo di posta elettronica kererlaura@gmail.com o iltuofarmacista.web@gmail.com Potete visitare la pagina Facebook Dott.ssa Laura Kerer - Biologa Nutrizionista

Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments