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L’importanza degli enzimi digestivi nelle terapie croniche con inibitori di pompa protonica

Gli inibitori di pompa protonica (IPP), popolarmente conosciuti come “gastroprotettori”, sono tra i farmaci più utilizzati nel trattamento sintomatico di svariate sindromi quali ulcera gastroduodenale, dispepsia, malattia da reflusso gastroesofageo ed, in generale, in tutti quei casi in cui si manifestano sintomi come irritazione e bruciore gastrico. Soprattutto negli ultimi anni il loro uso si è esteso anche a supporto di terapie brevi con FANS e cortisonici e nel corso di terapie multifarmaco, entrambi casi che possono in parte pesare sulla salute del nostro stomaco.

Gli IPP sono un gruppo di farmaci, tra cui i più noti sono ad esempio pantoprazolo e lansoprazolo, che agiscono direttamente e in modo pronunciato sulla riduzione dell’acidità dei succhi gastrici. Questo avviene perché bloccano l’enzima H+/K+ ATPasi (la cosiddetta pompa protonica) responsabile della produzione di acido cloridrico.

La composizione del succo gastrico

Per quanto si tenda sempre a pensare all’acido cloridrico come ad un elemento negativo, in realtà è fondamentale per tutto il processo digestivo. Dobbiamo infatti immaginare il nostro stomaco come una lavatrice: quando arriva il cibo, grazie a quel sistema chiamato peristalsi, le pareti gastriche si muovono per mettere in contatto il cibo ingerito con i succhi gastrici, responsabili della prima fase della digestione. Il succo gastrico è ricco di acqua (circa il 97%)  necessaria per diluire la massa semisolida che arriva dalla masticazione ed il restante 3% è formato da acido cloridrico, muco, sali ed enzimi digestivi, tra i quali la pepsina.

Prima che inizi la digestione vera e propria, la pepsina si trova nella sua forma inattiva nota come pepsinogeno. Nello stomaco, infatti, è fondamentale che gli enzimi digestivi siano secreti in forma inattiva, altrimenti digerirebbero le stesse componenti dalle quali sono stati formati.

L’acido cloridrico, in particolare, “taglia” dal pepsinogeno una catena di 40 aminoacidi e, grazie a questo processo, lo trasforma in pepsina. Crea, oltretutto, un ambiente estremamente favorevole all’azione della pepsina stessa che lavora in maniera ottimale ad un pH particolarmente basso (2-3) attaccando le proteine e riducendole a frammenti più piccoli. Quest’ultimi, a loro volta, saranno scomposti nei singoli aminoacidi da un altro enzima: la tripsina.

Nel succo gastrico sono contenuti anche muco e ioni bicarbonato che proteggono la mucosa dello stomaco dalla forte acidità che si sviluppa. Come sappiamo, un succo gastrico senza muco irriterebbe moltissimo la mucosa dello stomaco impedendo anche il corretto processo digestivo. Allo stesso modo una carenza di acido cloridrico non crea le condizioni corrette per l’attivazione degli enzimi digestivi e per la produzione di muco stesso.

Il processo digestivo

Ecco quindi che in questa nostra lavatrice ogni elemento è fondamentale per permettere agli altri di lavorare e portare a termine queste prime fasi della digestione. Se queste avvengono nella maniera corretta di conseguenza tutta la successiva catena di eventi avverrà senza intoppi. Queste fasi successive coinvolgono l’intestino, il pancreas, il fegato e le vie biliari che collaborano tra loro per portare a termine la digestione degli alimenti. Mano a mano che attraversano il tubo digerente, vengono scomposti da diverse famiglie di enzimi come ad esempio lipasi, lattasi, amilasi, proteasi e cellulasi e quindi spezzati in molecole più piccole e più facilmente assimilabili.

In virtù di questo percorso, il bolo alimentare dovrebbe arrivare nell’intestino tenue praticamente liquido. Tuttavia, quando nello stomaco la prima digestione non avviene in modo corretto, il bolo alimentare trasformato si presenta invece come una massa ancora in parte solida: è un po’ come chiedere al nostro organismo di digerire mattoni! Con l’utilizzo di farmaci come gli IPP, il poco acido rimasto non permette nemmeno una corretta produzione di muco innescando un circolo vizioso difficile da gestire.

Enzimi digestivi e IPP

Alla luce di questi meccanismi, è comprensibile che qualsiasi farmaco che vada bloccare la secrezione (e di conseguenza l’azione dell’acido cloridrico) andrà a cascata ad inattivare, o comunque ad inibire parzialmente, l’attivazione degli enzimi digestivi. Non è raro, infatti, che tra gli effetti collaterali degli inibitori di pompa protonica (soprattutto se utilizzati in terapie croniche in cui quindi l’inibizione del meccanismo è costante e continua nel tempo), si verifichi gonfiore addominale (soprattutto dopo i pasti), stitichezza, sonnolenza postprandiale, meteorismo.

In questi casi, dunque, l’utilizzo di enzimi digestivi come integrazione risulta utilissimo. Gli enzimi sono infatti come dei “pac-man” che mangiano e scompongono in parte il cibo al posto nostro, rendendo il lavoro allo stomaco molto più semplice e, di conseguenza, nei distretti inferiori non arriveranno dei “mattoni” difficili da rompere e assorbire.

Enzimi digestivi e integrazione

In commercio si trovano prodotti con pool di enzimi diversi, nei quali generalmente sono comprese amilasi, proteasi, lipasi, cellulasi, lattasi e pectinasi. In particolare, quelli ricavati da base vegetale (a differenza di quelli di provenienza animale) rimangono attivi a diversi valori di pH nell’organismo svolgendo quindi un’azione completa su tutto il tratto digerente e assicurando il lavoro di pre-digestione nello stomaco.

Quando si assumono IPP, il consiglio è quello di utilizzare ciclicamente gli enzimi digestivi (eventualmente in corrispondenza dei due cambi di stagione), ogni giorno prima dei due pasti principali. Questo, oltre a favorire la digestione, migliora l’ambiente gastrico che risulterà più “amico” anche del farmaco stesso, migliorandone l’assorbimento e riducendone gli effetti avversi.

FONTI

Kines K, Krupczak T. Nutritional Interventions for Gastroesophageal Reflux, Irritable Bowel Syndrome, and Hypochlorhydria: A Case Report. Integr Med (Encinitas). 2016 Aug;15(4):49-53. PMID: 27574495; PMCID: PMC4991651.

B.G. Katsung, S.B. Masters, A.J. Trevor. Farmacologia generale e clinica

T.L. Lemke, D.A. Williams. Foye’s principi di Chimica Farmaceutica

 

Dott.ssa Rita Bernardi

Farmacista di professione, ma con una profonda passione per la divulgazione scientifica.

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