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Pandemia e uso di psicofarmaci: aumento reale o semplice percezione?

Che la pandemia abbia messo a dura prova la capacità di gestire lo stress è cosa risaputa e ognuno di noi, chi più chi meno, ha subito e subisce questa condizione. 

Ma come si riflette questo stato d’animo sull’uso degli psicofarmaci?

Possiamo già dire se vi sia stato un aumento della prescrizione e dell’uso di questi medicinali?

Qualche studio è già stato condotto e AIFA (Agenzia italiana del farmaco) nei mesi scorsi ha raccolto dati per fare chiarezza su questo punto. Non è in questo senso mancato il contributo di IEuD, l’istituto europeo per il trattamento delle dipendenze, che è in prima linea nel gestire il confine sottile fra trattamenti controllati e abuso di sostanze.

Ricordiamo prima che al grande gruppo degli psicofarmaci appartengono diverse categorie  farmacologiche quali antidepressivi, ansiolitici, antipsicotici e stabilizzanti dell’umore. Già da tempo si parla di un abuso o comunque di un utilizzo sempre più frequente di psicofarmaci, il che riporta ancor più l’attenzione su come il nostro stile di vita influisca sul nostro benessere mentale ed emotivo.

Certo è inevitabile che durante una pandemia i livelli di stress si alzino: affrontiamo un pericolo nuovo, non sappiamo come si evolverà né quando finirà. Ma questo cosa ha comportato?

I dati dell’AIFA e gli studi 

I dati riportati da AIFA, l’Agenzia Italiana  del Farmaco, registrano un aumento dell’uso e della prescrizione di psicofarmaci nel mese di marzo 2020, ma  una riduzione nei mesi successivi. Anche l’approvvigionamento da parte delle farmacie registra lo stesso andamento, portando ad un valore medio finale che in ogni caso indica un incremento in termini di utilizzo.

Sempre secondo AIFA però i dati al riguardo potranno essere valutati solo a lungo termine, perché l’impatto psicologico di un periodo pandemico mostrerà le sue ripercussioni nel tempo.

Anche uno studio italiano, pubblicato dal Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche dell’Università di Torino ad ottobre 2020, analizza i dati relativi al cambiamento delle abitudini in relazione all’uso degli psicofarmaci e conferma l’aumento nel mese di marzo, considerando però che tale incremento possa essere dovuto anche alla corsa all’acquisto di scorte di medicinali all’inizio del periodo del lockdown e considera che la riduzione dei mesi successivi possa dipendere sia da questo aspetto che dal crollo della frequentazione di ambulatori medici e ospedali.

La notizia davvero interessante di questo studio è però la ricerca del “supporto psicologico” sui motori di ricerca, in particolar modo su Google, che ha registrato due picchi importanti, uno verso fine marzo e l’altro verso fine aprile, quindi rispettivamente poco dopo l’inizio e poco prima della fine del lockdown. Nuovi picchi anche se minori si sono registrati nei mesi di novembre e dicembre 2020, quindi in concomitanza con la nuova ondata.

Anche la ricerca della parola “psicofarmaci” ha registrato un aumento in questi ultimi mesi.

Questi dati sicuramente dimostrano come, almeno in Italia, moltissime persone siano alla ricerca di un supporto psicologico. Purtroppo la ridotta possibilità di sedute in presenza avrà reso più difficile finalizzare in modo concreto la ricerca di un aiuto.

I dati dell’IEuD 

L’IEuD (Istituto europeo per il trattamento delle dipendenze) riporta come AIFA un tasso di crescita del consumo delle benzodiazepine del 4% nei primi sei mesi del 2020 rispetto ai mesi precedenti nonostante, specificano, la frequentazione di studi medici e strutture ospedaliere sia stato alquanto limitato. In quanto istituto dedicato, porta l’attenzione anche sull’aumentata ricerca di farmaci che diano sollievo ma con il rischio di consolidare l’automatismo per cui il medicinale sia una soluzione tecnica e quasi immediata per gestire ogni problema, meccanismo alla base delle dipendenze. La preoccupazione crescente, già manifestata anche nel World Drug Report delle Nazioni Unite del 2018 e 2019, riguarda proprio l’abuso di psicofarmaci ed in particolar modo di benzodiazepine, tanto da considerarlo una delle minacce emergenti di salute pubblica, vista la facilità riscontrata nel passaggio dall’uso terapeutico all’ “autocura” con dosi inadeguate ed assunzioni improprie.

Cosa aspettarsi?

Per una valutazione completa e più valida sicuramente sarà necessario aspettare almeno qualche altro mese, ma senza dimenticare come questi dati, per quanto riferiti ad un periodo di tempo limitato, non siano da sottovalutare.

È importante anche a livello di comunità e in primis per i farmacisti stessi che sono a contatto con molte persone, cercare di essere il più possibile attenti e non ignorare eventuali richieste di aiuto. Per quanto sia fondamentale restare concentrati sul problema attuale, bisogna sempre tenersi all’ascolto di eventuali campanelli d’allarme che potrebbero diventare i veri problemi da affrontare nel periodo post-covid.

Dott.ssa Rita Bernardi

FONTI

www.aifa.gov.it
www.istitutoeuropeodipendenze.it
Gualano MR, Lo Moro G, Voglino G, Bert F, Siliquini R. Monitoring the impact of COVID-19 pandemic on mental health: a public health challenge? Reflection on Italian data. Soc Psychiatry Psychiatr Epidemiol. 2021 Jan;56(1):165-167.

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