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Lattoferrina e Covid19: cosa c’è di vero e cosa c’è di falso?

La lattoferrina (o lattotransferrina) è una glicoproteina composta da 703 aminoacidi, ad azione ferro-trasportatrice ed immunitaria, identificata per la prima volta nel latte vaccino. È stata recentemente rivalutata per le sue proprietà antiossidanti, immunomodulatrici e antinfettive.

Tipica del latte, la lattoferrina è presente anche in varie secrezioni mucose, come lacrime e saliva.
Più abbondante nel colostro rispetto al latte di transizione e di mantenimento, la lattoferrina è inoltre tipica dei granulociti neutrofili, cellule immunitarie con funzioni di difesa da infezioni batteriche e fungine.

Quali sono le proprietà della lattoferrina?

A questa proteina sono state attribuite le seguenti proprietà:

proprietà antimicrobiche: principalmente dovute alla capacità di legare il ferro, sottraendolo al metabolismo di quelle specie batteriche – come l’Escherichia coli ,che dipendono da esso per la propria moltiplicazione e adesione alla mucosa intestinale (effetto batteriostatico);

azione antibatterica diretta (battericida), grazie alla capacità di ledere gli strati più esterni della membrana cellulare (LPS) di alcune specie batteriche GRAM negative.

Non è quindi un caso che la lattoferrina venga sfruttata anche dall’industria alimentare per trattare le carcasse di manzo e proteggerle dalla contaminazione batterica di superficie.

Similmente, non è casuale nemmeno il fatto che la lattoferrina si concentri a livello di molte mucose, che sono quegli strati di cellule che tappezzano la superficie interna delle cavità e dei canali dell’organismo comunicanti con l’esterno, e come tali esposti agli attacchi dei patogeni.

– attività antivirale: relazionata alla sua capacità di legarsi ai glicosamminoglicani della membrana plasmatica, prevenendo l’ingresso del virus e bloccando l’infezione sul nascere; tale meccanismo è apparso efficace contro l’Herpes Simplex, i citomegalovirus, e l’HIV.

La lattoferrina si dimostra efficace anche nella lotta a certe micosi – ad esempio, Candida.

Esistono anche evidenze circa un possibile ruolo della lattoferrina come agente ANTITUMORALE, dimostrato in numerose occasioni su tumori chimicamente indotti in ratti da laboratorio.

Per quanto riguarda i bambini, come anticipato, il primo latte che la donna produce dopo il parto, il colostro, è particolarmente ricco di lattoferrina, che favorisce lo sviluppo di batteri intestinali benefici, aiutando il piccolo a debellare i patogeni responsabili delle gastroenteriti (coliche del neonato).

Con il passare dei giorni la quantità di lattoferrina si riduce, parallelamente allo sviluppo delle difese immunitarie del piccolo. Questo è il motivo per cui le concentrazioni di lattoferrina nel latte vaccino sono piuttosto variabili (le mucche vengono munte molto a lungo dopo la nascita del vitello).

Lattoferrina e covid

Nel luglio 2020 un team di Clinici di Tor Vergata e della Sapienza ha pubblicato, sulla rivista Journal of Molecular, un interessantissimo studio effettuato proprio sulla lattofferrina partendo dalla considerazione che i neonati fossero meno interessati dal Covid-19 e presentassero livelli di lattoferrina più alti rispetto agli adulti.

Da questa osservazione sono nate delle ipotesi tra cui che la lattoferrina potrebbe regolare la risposta infiammatoria del sistema immunitario e, trasportando il ferro, potrebbe essere un importante aiuto a inibire in qualche modo l’ingresso del virus nelle cellule umane. Ovviamente si tratta delle prime considerazioni su uno studio effettuato da un gruppo di specialisti, per cui è ancora presto per giungere a conclusioni definitive.

Un altro studio è stato effettuato ad aprile del 2020 per valutare l’efficacia e la sicurezza di una formulazione liposomiale innovativa di lattoferrina, somministrata per uso orale ed intranasale.

I risultati di questo studio ha mostrato che nei pazienti Covid-19 sintomatici, la lattoferrina si è dimostrata efficace nel favorire la remissione dei sintomi clinici e la negativizzazione del tampone già dopo 12 giorni dal trattamento.

Tale trattamento potrebbe quindi rivelarsi utile in particolare nei pazienti sintomatici e asintomatici e persino a livello di prevenzione. 

Si tratta però di uno studio con seri limiti metodologici (i ricercatori stessi lo definiscono preliminare).

Uno studio con questi limiti, basato su dati così piccoli e non attendibili non avrebbe mai dovuto essere così tanto enfatizzato né portare a ritenere la lattoferrina un’arma efficace nel controllo del contagio, inducendo la corsa agli acquisti, inutili esborsi di denaro e false speranze. C’è molta speculazione: sono stati fatti numerosi post che cercano di vendere questo integratore facendo leva sullo studio dell’università di Tor Vergata.

A oggi nè questo studio, né altri, forniscono prove che dimostrano l’efficacia di questa proteina nella prevenzione o nella cura del Covid.

Infine, le linee guida ministeriali appena pubblicate sulla gestione a domicilio dei malati ribadiscono il fatto che non ci sono prove certe di efficacia per alcun tipo di supplementi vitaminici o di integratori alimentari (vitamina D, lattoferrina, quercitina…). L’uso di questi prodotti per curare i malati di Covid non è quindi raccomandato.

Fonti

http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/archivioFakeNewsNuovoCoronavirus.jsp?lingua=italiano&tagId=1314

 

Dott.ssa Valentina Circiello

Farmacista di professione, ma con una grande passione per la divulgazione scientifica.

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