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I Caregivers

Angeli tangibili, le cui ali sono le braccia che stringono, sollevano, confortano, scaldano il cuore di milioni di persone che necessitano di forza, sorrisi, sostegno e cure. Sono loro, i caregivers, “coloro che si prendono cura”, familiari che assistono un loro congiunto ammalato e/o disabile dedicandogli la propria vita. Solo in Italia se ne contano circa 7 milioni, molti dei quali sono costretti ad abbandonare il proprio lavoro: in percentuale maggiore sono donne (74%), di cui il 30% di età inferiore ai 45 anni e il 40% di età compresa tra i 46 e i 60 anni.

Una figura che gratuitamente assiste un figlio, un genitore, un familiare non autosufficiente e fragile.

Fragilità…una parola che da sola ci fa pensare alla delicatezza, ad una mano che accarezza, ad un fiore che sta per spezzarsi al vento. Il compito del caregiver è impedire a quel fiore di piegarsi, è sostenere e sostituirsi a quel corpo debole, è occuparsi dell’acquisto dei medicinali, dell’igiene personale del malato, è gestire gli appuntamenti e le visite mediche specialistiche, preparare e somministrare i pasti e i farmaci, è assicurarsi che le terapie siano seguite puntualmente, è interagire con i medici, gli infermieri e gli altri operatori sanitari. 

Quello dei caregivers è un animo gigante. Compiono ogni giorno un lavoro enorme dal punto di vista fisico e psicologico e possono per questo scontrarsi con dei momenti di difficoltà. Il carico di responsabilità e quello emotivo che grava sul caregiver lo mette di fronte a condizioni di ansia, stress, depressione, irritabilità, frustrazione, pessimismo, stanchezza e insonnia. Un’alternanza di emozioni e stati d’animo naturali che però possono influire negativamente sulla salute e sulla qualità di vita del caregiver stesso.

Le indicazioni della National Family Caregivers Association

L’associazione americana “National Family Caregivers Association” ha stilato un elenco di consigli utili al caregiver: 

  • Confrontarsi con altri caregivers;
  • Prendersi cura della propria salute al fine di essere più forti per sostenere il familiare;
  • Accettare il sostegno e l’aiuto di altre persone che possono svolgere compiti in sua vece;
  • Imparare come comunicare con i medici, imparare a conoscere la malattia del proprio caro perché aiuta e organizzare le informazioni mediche per poi trovarle più facilmente;
  • Trovare spazi e momenti di svago per sé stessi, dato che si sta svolgendo un compito molto impegnativo;
  • Vigilare sui sintomi di depressione e non esitare a rivolgersi ad un professionista per essere aiutato;
  • Mettere al sicuro e in ordine i documenti legali;
  • Concedersi il merito di aver fatto del proprio meglio in uno dei lavori più difficili che ci siano.

 

La legge, purtroppo, ancora oggi tutela in maniera insufficiente i caregivers. La legge 104/92 prevede tre giornate di permessi retribuiti al mese per tutti coloro che devono assistere familiari malati. Nei casi più gravi si ottengono fino a due anni di congedi straordinari. 

Il caregiver accompagna il malato nel suo lungo viaggio fatto di tante salite e poche discese: lo fa rispettando la sua dignità, lo fa con gentilezza, con sudore e fatica, con lacrime nascoste e sorrisi sinceri per ogni piccolo traguardo raggiunto, custodisce la speranza e dona amore. 

Accudire vuol dire Amare, ma amare a volte vuol dire soffrire ed un caregiver questo lo sa bene. 

 

Bibliografia

  • www.caregiveraction.org/
  • www.fedcp.org/cure-palliative/domiciliari/caregiver
  • www.caregiverfamiliare.it/
  • Perdutamente, docufilm di Paolo Ruffini, febbraio 2022
Dott.ssa Morgana Pisano

Laureata in Farmacia, appassionata di divulgazione scientifica e scrittura di storia della scienza.

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