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Il fruttosio: scopriamo insieme gli aspetti positivi e quelli negativi

Il fruttosio (o fruttoso), zucchero semplice, è un monosaccaride isomero del glucosio, dal quale si differenzia in quanto chetoso anziché aldoso.

E’ uno zucchero naturale contenuto nel miele, nelle marmellate, nella frutta fresca (sono particolarmente ricche di fruttosio le pesche, le albicocche, i cachi, i fichi, le arance, le banane, l’uva, le mele) ma anche nei vegetali, nelle bibite dolci, nei dolci industriali e casalinghi, e nelle farine utilizzate per pasta, pane e pizza. 

Il fruttosio può essere prodotto dalla frutta, ma spesso viene estratto a partire dal mais, da cui si ottiene il fruttosio cristallino, uno sciroppo a elevato contenuto di fruttosio.

Il fruttosio ha un potere dolcificante 33 volte più forte del saccarosio (il comune zucchero da cucina), è più economico e per questo viene impiegato dall’industria per dolcificare bevande, gelati e preparazioni dolciarie e come integratore nelle attività sportive; ma non si può sostenere che faccia bene solo perché è lo stesso zucchero della frutta!

La dose giornaliera raccomandata è di 30g al giorno, ma superare questa soglia non è difficile se si consumano ogni giorno bibite zuccherate e prodotti da forno industriali dove è contenuto in discrete quantità, senza contare la quota introdotta con la frutta.

In una giornata si può facilmente arrivare ad assumere 60g di fruttosio tra soft drink e cibo spazzatura, contro i 15g a cui si può giungere con un consumo moderato di frutta.

Se si mangiano 4-5 mele (circa 700g) al giorno si ingeriscono anche 50g di fruttosio. Ancora peggio con cachi e uva, che ne sono più ricchi. Con 4-5 carote (circa 400g) solo 6g. Una lattina di cola o aranciata, invece, contiene 15-20g di fruttosio!

Lo zucchero da tavola (saccarosio) contiene per metà glucosio e fruttosio legati insieme, tanto da richiedere un lavoro all’organismo per separarsi. Nel miele, si trova più fruttosio che glucosio, già scissi  e quindi più disponibili; quando la percentuale di fruttosio aumenta, il miele è più dolce e più liquido, al contrario tende a cristallizzare quando ha una maggiore percentuale di glucosio, insolubile in acqua.

Il fruttosio ha un indice glicemico (parametro che fornisce informazioni sulla velocità del picco glicemico) più basso del saccarosio e del glucosio, cioè determina un incremento minore, più protratto e più stabile della glicemia.

Quali rischi può provocare il fruttosio?

Impiegato in molti prodotti industriali, il fruttosio può provocare danni al metabolismo facilitando la deposizione di grasso attorno agli organi vitali, in particolare nella cellula del fegato (epatocita), sostenendo la progressione della steatosi epatica, il cosiddetto fegato grasso.

La conferma scientifica arriva da uno studio dei ricercatori dell’area di Malattie epato-metaboliche dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù che, per la prima volta in letteratura, rivela i danni del fruttosio sulle cellule del fegato dei più piccoli. Il fruttosio viene metabolizzato, ovvero scomposto e trasformato, principalmente nel fegato. Questo processo di sintesi produce energia per il corpo, ma anche altri derivati come l’acido urico. Se la quantità di fruttosio ingerita sistematicamente è eccessiva, il percorso metabolico si altera e viene prodotto troppo acido urico. Quando l’organismo non riesce a smaltire le alte concentrazioni in circolo, si innescano meccanismi pericolosi per la salute: aumenta lo stress ossidativo e si attivano insulino-resistenza e processi infiammatori delle cellule epatiche. Questi meccanismi sono precursori dell’insorgenza del diabete e del fegato grasso. Nei bambini con il fegato già compromesso, accelerano la progressione della malattia verso stadi più gravi (steatoepatite non alcolica, fibrosi epatica, cirrosi).

Ma allora la frutta?

In frutta e verdura il fruttosio si trova insieme a fibre, vitamine, minerali, enzimi che moderano gli eventuali effetti metabolici negativi. Inoltre, non è puro ma sempre mescolato al glucosio e al saccarosio, sebbene in percentuali variabili.

Bisogna preoccuparsi piuttosto del fruttosio contenuto nei prodotti speciali, quelli che vengono venduti come dietetici e che l’immaginario comune ci dipinge come salutari.

È accertato che l’assunzione di oltre 1g di fruttosio per kg di peso corporeo ha ripercussioni gravi sui livelli ematici dei grassi, in quanto un eccesso di fruttosio determina un aumento dei trigliceridi che circolano nel sangue e sulla sensibilità all’insulina e sulla pressione sanguigna.

In una dieta bilanciata, il consumo di fruttosio naturalmente contenuto nei cibi non provoca alcun effetto negativo. I problemi a carico del fegato dei bambini derivano dall’abuso quotidiano, sistematico, di fruttosio aggiunto presente negli sciroppi e nei dolcificanti utilizzati principalmente dall’industria nelle bevande e in varie preparazioni alimentari.

Via libera quindi alla verdura, ma moderazione nel consumo di frutta se acido urico e trigliceridi sono al di sopra dei limiti della norma e l’ecografia dell’addome ha mostrato la presenza di grasso nel fegato.

Dott.ssa Valentina Circiello

Farmacista di professione, ma con una grande passione per la divulgazione scientifica.

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