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Vitiligine: cos’è e come si cura?

Vitiligine

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La vitiligine è un disordine genetico autoimmune in cui la superficie della pelle perde il suo colore naturale per mancanza di pigmentazione, che talvolta può anche colpire i capelli, gli occhi e l’interno della bocca.

Come si sviluppa?

La malattia si sviluppa solitamente prima dei 40 anni, e nonostante l’eziologia non sia ben conosciuta, la vitiligine è in gran parte dovuta ad una distruzione dei melanociti (le cellule che producono la melanina responsabile della pigmentazione della pelle). 

In generale l’origine può essere:

  • Autoimmune: causata da un’autodistruzione dei melanociti
  • Neurogena: si presuppone che una sostanza rilasciata dai nervi distrugga i melanociti (e questo spiegherebbe i casi di accelerazione della vitiligine sotto stress)

Oltre che a livello genetico, può anche essere conseguenza di malattie come ipotiroidismo, diabete, insufficienza corticosurrenale o eccessiva esposizione ai raggi UV.

In base alla sua estensione sulla superficie della pelle la vitiligine viene divisa in 3 categorie: 

  • Generalizzata: le macchie si trovano indistintamente su tutte le parti del corpo
  • Segmentale: caratterizzata da macchie solo in alcune parti del corpo (solo le braccia, solo il viso, ecc.)
  • Localizzata: le macchie si trovano in un’area estremamente limitata (solo su una mano, solo su un lato del viso)

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Quali sono i trattamenti?

I trattamenti più comuni hanno come target il sistema immunitario, in quanto si è visto che la malattia ha principalmente origine autoimmune. 

In particolare si cerca di lavorare sul gene NALP1, che codifica una proteina deputata all’apoptosi cellulare, ma che nei soggetti con vitiligine non funziona correttamente e dunque va ad attaccare i melanociti.

Un altro tipo di terapia molto comune nel trattamento della vitiligine è la fototerapia, che grazie ai raggi UVA o UVB va direttamente a ripigmentare le zone interessate.

Nell’ambito della fototerapia, risultano particolarmente efficaci i trattamenti di fototerapia laser, che utilizza laser con cloruro di xeno che stimola la produzione di nuovi melanociti; e la terapia PUVA, che prevede l’applicazione di psoralene sulla pelle prima dell’esposizione ai raggi UVA.

Si è inoltre recentemente applicato un nuovo approccio al miglioramento della condizione di chi è affetto da vitiligine: l’integrazione di vitamine e sali minerali.

Grazie a diversi studi si è constatato l’importante ruolo della vitamina D, B12 ed acido folico.

La vitamina B12 inibisce la produzione di omocisteina, un omologo dell’aminoacido cisteina. L’omocisteina è a sua volta collegata all’attività della tirosinasi, un enzima responsabile della produzione di melanina. 

Secondo alcuni studi, una combinazione di quest’ultima, con acido folico e vitamina D, insieme all’esposizione al sole rappresenta un buon modo per riacquistare il colore naturale della pelle.

Queste terapie viste fin’ora puntano alla ripigmentazione delle zone affette, ma ci sono alcuni casi di vitiligine non responsiva, diffusa nelle forme di vitiligine generalizzata, in cui viene valutata la depigmentazione totale di tutta l’epidermide con l’uso di monobenzil etere di idrochinone (MBEH), questo è anche il trattamento che si pensa abbia subìto Micheal Jackson, anch’esso affetto da grave vitiligine.

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Nuovi approcci terapeutici

È stato recentemente presentato al convegno di dermatologia a Milano, uno studio condotto da un team di ricercatori del Tufts Medical Center di Boston, che hanno dimostrato l’efficacia del Ruxolitinib (farmaco già approvato per alcune malattie del sangue) in forma di crema topica, nel migliorare le macchie causate dalla vitiligine.

Dei 157 pazienti coinvolti nello studio, ad alcuni veniva applicata la crema a base di Ruxolitinib due volte al giorno, ad altri veniva applicato un placebo. 

Il risultato fu che nel 50% dei pazienti trattati con il Ruxolitinib c’è stato un grande miglioramento, anche se accompagnato da effetti collaterali come acne e leggera irritazione.

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È stata anche provata l’efficacia di antiossidanti come la L-fenilalanina e delle prostaglandine E2, in quanto dotati di attività preventiva della distruzione dei melanociti da parte dei radicali liberi, determinando nonché una ripigmentazione cutanea.

La L-fenilalanina è un aminoacido precursore della melanina e può essere somministrata per via topica o orale, sempre in associazione all’esposizione a raggi UV. 

La PGE2 invece, è un agente immunomodulante che somministrato in formato gel, ha dimostrato ottima efficacia soprattutto in associazione a corticosteroidi per uso topico e fototerapia target n-UVB.

È importante sapere e ricordare che in ogni caso la vitiligine non è una malattia contagiosa, che non compromette fisiologicamente lo stile di vita di chi ne è affetto. 

Ma essendo causa di un importante effetto estetico, può essere d’aiuto la terapia cognitiva, il supporto psicologico, così come l’uso di camouflage cosmetico.

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Bibliografia:

•”Integrazione di vitamine per la vitiligine” – Dr. Sanchari Sinha Dutta

• Tufts Medical Center 

• SIP.it

Federica Martin

Laureanda in Farmacia. La sua passione è la ricerca.

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