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La moda tossica: i danni dei vestiti sulla pelle

I tessuti sono la nostra seconda pelle e interagiscono con essa. Dai risultati di recenti studi è emerso che l’8% delle malattie dermatologiche è causato proprio dal contatto con il vestiario. La causa è quasi sempre imputabile ad alcune sostanze chimiche utilizzate durante i processi di lavorazione che, se non ben controllate o di qualità, possono permanere sui tessuti ed entrare a contatto con la pelle e gli annessi.

Le sostanze chimiche maggiormente coinvolte nella sicurezza d’uso dei tessuti sono i coloranti, impiegati per impartire alle fibre tessili una colorazione diversa da quella originale.

I COLORANTI

I coloranti più usati  per i capi di abbigliamento sono quelli “azoici”. Alcuni enzimi e/o batteri cutanei possono scinderli con conseguente rilascio e penetrazione nell’organismo di ammine aromatiche considerate cancerogene. Per questo motivo l’Unione Europea nel 2002 ha emanato una Direttiva per proibire 22 ammine aromatiche e di conseguenza ha vietato l’impiego di tutti i coloranti azoici in grado di rilasciarle (direttiva 2002/61/CE). Quelli più a rischio sono i coloranti “dispersi” che essendo liposolubili possono essere più facilmente assorbiti attraverso la cute, aumentando il rischio di insorgenza di allergie e sensibilizzazione, soprattutto nei soggetti più predisposti.

La pericolosità dei coloranti è inoltre dovuta al fatto che alcuni di loro possono contenere sostanze rischiose come i metalli pesanti (Cadmio, Piombo, Mercurio, Cromo VI e nichel), notoriamente molto tossici per l’organismo.

COSA DICE LA LEGGE?

L’uso di sostanze chimiche in Europa deve rispettare il regolamento REACH, ma ciò vale esclusivamente per quello che viene prodotto all’interno dei confini dell’Ue. Dalle segnalazioni del Rapex, il Sistema di Allerta Rapido Europeo, dai Paesi extra-Ue, e in particolare dalla Cina, arriva oltre il 50% di prodotti pericolosi. In Europa inoltre è stato vietato l’uso di sostanze ritenute pericolose per la salute ed i prodotti chimici messi sul mercato sono oggetto di costanti verifiche e monitoraggio. Tra queste:

– Coloranti azoici. Poco costosi, largamente impiegati, dai colori brillanti e requisiti tintoriali favorevoli ma meno stabili alla luce, al lavaggio e al candeggio. In Europa il loro uso è vietato dal 2002  perché possono rilasciare ammine aromatiche potenzialmente cancerogene.

– Nichel (bottoni, fibbie, borchie o zip, coloranti): le norme europee ne vietano i residui sui capi di vestiario perché fortemente allergizzante.

– Carrier alogenati: utilizzati per consentire la tintura a bassa temperatura. Sospettati di essere cancerogeni per l’uomo, in Europa ne è stato vietato l’impiego.

– Formaldeide: gas largamente impiegato come disinfettante e conservante. Essendo un gas, viene rilasciato nell’aria, provocando irritazioni e bruciori a occhi, naso e gola, ma anche cefalee, stanchezza e malessere generale. È solubile nell’acqua, perciò i lavaggi ne riducono la concentrazione fino alla totale scomparsa.

– Ftalati Deph e Dpb: aggiunti alle materie plastiche delle stampe per migliorarne flessibilità e morbidezza. Non essendo legati chimicamente alla plastica, possono facilmente “migrare” e depositarsi sulla pelle, essere inalati o ingeriti. Si sospetta che alcuni di essi agiscano come interferenti endocrini. In tutti gli articoli destinati all’infanzia, indumenti compresi, i residui non devono superare lo 0,001%.

– Metalli pesanti. Cadmio, Piombo, Mercurio, Cromo VI vengono utilizzati in alcuni coloranti e pigmenti. Possono accumularsi nel corpo per molto tempo e sono altamente tossici, con effetti irreversibili, inclusi i danni al sistema nervoso (piombo e mercurio) o al fegato (cadmio). Sono sottoposti a rigorose restrizioni.

CONSIGLI PER I CONSUMATORI

Per ridurre la possibilità di contrazione di allergie o patologie è consigliabile:

  • evitare i materiali più a rischio cioè quelli sintetici come elastan, nylon, lycra, acrilico, polipropilene, poliestere ecc. perchè impediscono la traspirazione permettendo al sudore di irritare la pelle e fanno fatica a trattenere le molecole dei coloranti che scolorendo rischiano di rilasciare residui chimici sulla pelle.
  • prediligere le fibre naturali come cotone, lino e seta: riescono maggiormente a trattenere le molecole di colore riducendo la possibilità di irritazione. Le fibre tessili vegetali sono coltivate biologicamente ed i colori delle tinture sono privi di qualsiasi sostanza nociva o metallo pesante.
  • prestare attenzione ai tessuti tecnici: possono contenere metalli pesanti.
  • per le persone soggette ad allergie è sconsigliabile indossare colori scuri, indumenti con pailettes e con inserti dorati o argentati. Occhio anche agli abiti con stampe che possono contenere ftalati.
  • lavare i capi d’abbigliamento prima di utilizzarli usando acqua a basso contenuto di calcare; con il lavaggio, da un lato il tessuto “scarica” i componenti estranei alla fibra (coloranti in eccesso, per esempio), dall’altro come norma igienica primaria si evita il contatto con eventuali particelle di sporco e/o microrganismi lasciati su di essi da altre persone che in precedenza li hanno già provati.
  • controllare l’etichetta che deve riportare obbligatoriamente la composizione con espressa dichiarazione delle tipologia di fibre utilizzate.
  • scegliere vestiti non troppo aderenti e non indossare per lungo tempo capi con colori accesi o stampe.
  • per la biancheria intima meglio preferire colori chiari. Evitare capi intimi realizzati con fibre sintetiche e reggiseni con decori in rilievo e pendenti che potrebbero contenere metalli pesanti come piombo e nickel.
  • evitare di indossare capi in pelle a contatto diretto con il corpo e non usare le scarpe in pelle senza calze. Il cromo usato nella concia del cuoio può dare origine al cromo esavalente che è cancerogeno e, pertanto, dal 2016 è limitato in Europa.

QUAL E’ LA SITUAZIONE ATTUALE?

Dai rilevamenti condotti a livello nazionale emerge che riguardo alla composizione fibrosa dei capi:

  • Il 15% è sprovvisto di etichetta di composizione
  • Il 34% dei capi etichettati riporta una composizione sbagliata

In particolare è emersa poi la presenza di sostanze pericolose in articoli tessili acquistati nei punti vendita nelle seguenti percentuali:

  • 4% ammine aromatiche cancerogene
  • 4% coloranti allergenici
  • 6% metalli pesanti
  • 4% formaldeide

Secondo i dati raccolti è dunque frequente la presenza sul mercato di sostanze pericolose per la salute umana in articoli tessili e calzaturieri.

CONCLUSIONI

Dal punto di vista dermatologico le conseguenze di un contatto prolungato con tessuti trattati con sostanze irritanti o nocive, risiedono non solo nelle manifestazioni cutanee, quali DIC e DAC (Dermatiti Irritative o Allergiche da Contatto).

Il pericolo vero sta nel fatto che la pelle è il nostro organo più esteso e più esposto alle aggressioni esterne, fungendo da barriera semi-permeabile e quindi da “ingresso” di tante sostanze nel nostro organismo.

I danni a lungo termine prodotti da sostanze nocive introdotte per assorbimento cutaneo possono essere anche molto gravi.

E’ impossibile immaginare l’industria tessile e della moda senza il contributo dei processi chimici; non si tratta quindi di demonizzare sostanze e composti ma di conoscerli, valutarne gli effetti ed utilizzarli secondo prassi rigorosamente controllate.

 

Fonti

https://www.aideco.org/cosa-ti-metti-oggi-i-tessuti-e-loro-interazioni-con-pelle-e-salute

https://chemicalsinourlife.echa.europa.eu/it/clothes-and-textiles

www.tessileesalute.it/tutela-del-consumatore/rischi-per-la-salute/

Dott.ssa Giulia Parise

Farmacista di professione, ma con una profonda passione per la divulgazione scientifica.

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