
Risale a qualche giorno fa l’aggiornamento, da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), della scheda informativa relativa alle Eparine a Basso Peso Molecolare (EBPM).
Tale aggiornamento deriva dalla crescente necessità di aggiungere nuove frecce all’arco della Medicina per il trattamento delle gravi complicazioni respiratorie che insorgono a seguito dell’infezione da parte del virus SARS-CoV-2. Tali complicazioni, si identificano, più semplicemente, con il termine Coronavirus Disease 19 (CoViD-19).
Cosa sono le EBPM?
Le EBPM sono glicosamminoglicani ottenuti per frazionamento dell’Eparina. A suo volta, l’eparina non frazionata è un glicosamminoglicano solfatato densamente carico negativamente utilizzato come anticoagulante, ossia come molecola in grado di interferire con i processi di coagulazione del sangue (sia fisiologici che patologici), che sono da inserire nel più generale contesto dell’omeostasi ematica.
Quando si utilizzano nella pratica clinica?
Si rende necessario usare le EBPM per fronteggiare situazioni durante le quali insorgono delle alterazioni del processo di coagulazione del sangue. Tali evenienze sono, ad esempio, la prevenzione del tromboembolismo in pazienti che hanno subito un intervento chirurgico o che sono costretti a una mobilità ridotta in seguito a una patologia acuta, la trombosi venosa profonda e l’embolia polmonare.
Qual è il decorso clinico di CoViD-19?
Possiamo, descrivere 3 diverse fasi della malattia:
- Inizialmente il virus si replica all’interno delle cellule dell’ospite. Dal punto di vista clinico si verifica la presenza di malessere generale, febbre e tosse secca. I casi in cui si riesce a bloccare l’infezione in questo stadio hanno un decorso assolutamente benigno.
- La malattia può poi evolvere verso una seconda fase caratterizzata da alterazioni morfofunzionali a livello polmonare. Queste alterazioni sono causate sia dagli effetti diretti del virus sia dalla risposta immunitaria dell’ospite. Dal punto di vista clinico tale fase si caratterizza per un quadro di polmonite interstiziale molto spesso bilaterale, associata ad una sintomatologia respiratoria che nella fase precoce è stabile e senza ipossiemia, ma che può successivamente sfociare verso una progressiva instabilità clinica.
- Tale scenario, in un numero limitato di persone, può evolvere verso un’ultima fase della malattia in cui si verifica un quadro clinico ingravescente dominato dalla tempesta citochinica e dal conseguente stato iperinfiammatorio. Ciò rappresenta un fattore prognostico negativo dal momento che sfocia, a livello polmonare, in un quadro di vasculopatia arteriosa e venosa con trombizzazione dei piccoli vasi ed evoluzione verso lesioni polmonari gravi e talvolta permanenti (fibrosi polmonare). Le fasi finali di questo gravissimo quadro clinico portano ad una Acute Respiratory Disease (ARD) grave e in alcuni casi alla Coagulazione Intravascolare Disseminata (CID). In tale fase si è osservata un’alterazione progressiva di alcuni parametri e coagulativi.
Perché possono essere utili contro CoViD-19?
Le EBPM si collocano, dal punto di vista terapeutico, tra la seconda e la terza fase di CoViD-19.
In particolare:
– Quando è presente una polmonite e si determina una ipomobilità del paziente con allettamento, l’EBPM dovrà essere utilizzata a dose profilattica allo scopo di prevenire il tromboembolismo venoso.
– In pazienti ricoverati, per contenere i fenomeni trombotici a partenza dal circolo polmonare come conseguenza dell’iperinfiammazione, le EBPM dovranno essere utilizzate a dosi terapeutiche.
Fonti
https://www.aifa.gov.it/documents/20142/1123276/Eparine_Basso_Peso_Molecolare_11.04.2020.pdf/e30686fb-3f5e-32c9-7c5c-951cc40872f7?fbclid=IwAR19-v_bbJhodgrUXige-OnPVgNmMsug4GuH2DJ4sn2D9EziMdKtsaCctu8