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Ottobre, il mese rosa: parliamo di tumore dell’ovaio

In occasione del mese di Ottobre, dedicato alla prevenzione dei tumori femminili, in questo articolo dedichiamo una particolare attenzione al tumore dell’ovaio. L’iniziativa “Pink is Good” è un progetto che interessa l’intero territorio Nazionale e nasce dalla Fondazione Umberto Veronesi con l’obiettivo di sostenere la prevenzione e la raccolta fondi a favore della ricerca scientifica in merito a tre tipi di tumori che colpiscono molte donne italiane (il tumore al seno, utero ed ovaio).

Alcuni numeri

Secondo quanto riportato dall’Associazione Italiana Registro Tumori, nel 2020 sono stati 55.000 i nuovi casi di carcinoma mammario, tumore più frequentemente diagnosticato nelle donne in Italia e 10.700 i nuovi casi di tumore all’utero. Per quanto riguarda l’ovaio, sono stati registrati 5.200 nuove diagnosi e 3000 decessi.

Il tumore dell’ovaio si posiziona al decimo posto tra tutti i tumori femminili e l’elevata mortalità è correlabile al fatto di non possedere delle vere e proprie tecniche di screening che consentano di effettuare precocemente una diagnosi. Circa l’80% delle donne a cui viene diagnosticato, si trovano infatti in una fase già avanzata della malattia mentre solo a un 10% viene scoperto in fase di visita ginecologica. La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è del 40%.

Caratteristiche 

I tumori ovarici non sono tutti uguali, bensì ne esistono 5 differenti tipi con caratteristiche molecolari, fattori di rischio, trattamento e prognosi differenti. In ordine decrescente di insorgenza sono:
carcinoma sieroso di alto grado,il più comune (70% dei casi) e normalmente diagnosticato in fase già avanzata, si presenta nella maggior parte dei casi bilateralmente e solo in 1 paziente su 100 si limita al solo coinvolgimento delle ovaie;
carcinoma mucinoso, quasi sempre si presenta come tumore benigno e comprende il 15% di casi circa. Può spesso progredire o essere associato a tipi di tumori più invasivi;
carcinoma endometrioide, tipicamente compare nel periodo che precede la menopausa e rappresenta il 10% dei tumori ovarici. Spesso diagnosticato in fasi precoci della malattia;
carcinoma a cellule chiare, è diagnosticato nel 10% dei casi e molto spesso associato ad endometriosi. La prognosi è nella maggior parte dei casi positiva;
carcinoma sieroso di basso grado, è la forma meno diffusa (5% dei casi) e meno invasiva. La prognosi è quasi sempre eccellente e raramente progredisce in una forma di alto grado.

Fattori di rischio

Le cause possono essere molteplici e tra le principali 3 sono quelle maggiormente diffuse. Fattori genetici familiari dati da un’alterazione dei geni BRCA 1 e BRCA2. Questo fattore aumenta la predisposizione a sviluppare neoplasie sia mammarie che ovariche. Nel proprio storico familiare incidono invece dei casi di tumore ovarico o pregresso tumore colico, endometriale o mammario. Altra causa frequente sono i fattori endocrini che comportano una stimolazione ovarica. Tra questi, alcuni studi condotti dimostrano come in generale la gravidanza e l’allattamento al seno siano fattori protettivi, così come l’utilizzo per un periodo relativamente prolungato di contraccettivi orali, o locali a base di levonorgestrel (anche nelle pazienti con mutazioni BRCA1 e 2). La sterilità risulta essere invece un fattore favorevole per lo sviluppo di questo tipo di carcinoma, per la mancanza della protezione svolta dagli ormoni durante la gravidanza. Anche la post menopausa e un pregresso tumore mammario sono risultati fattori positivi per la crescita neoplastica. Tra i diversi fattori, anche quelli ambientali sono degni di nota: lo stile di vita infatti condiziona l’intero decorso della nostra esistenza. Il fumo di sigaretta sembra aumentare il rischio di tumore mucinoso, così come l’endometriosi e tutte le sostanze cancerogene che possono entrare in contatto con le ovaie attraverso la vagina e le tube. Sembrano essere protettivi invece un’attività sportiva costante e una corretta alimentazione.

Le cure

La scelta del trattamento dipende dallo stadio della malattia e dall’età della paziente. Può esistere la possibilità di intervenire chirurgicamente e in maniera conservativa, se il tumore è diagnosticato in fase precoce, per mantenere la capacità riproduttiva. Nei casi più complessi, il solo approccio chirurgico rischia di non essere soddisfacente e necessita di un intervento chemioterapico di supporto, per ridurre il rischio di sviluppare recidive. Nelle fasi avanzate della malattia l’approccio terapeutico è sia chirurgico che farmacologico, con carboplatino e paclitaxel per sei cicli.

La prevenzione

Ad oggi non si può parlare di un vero e proprio protocollo di screening validato, nonostante sia consigliato eseguire una visita ginecologica con ecografia transvaginale all’anno, a cui viene aggiunto, nei casi sospetti, una misurazione del biomarcatore CA125. Studi recenti dimostrano come la determinazione di sei biomarcatori (leptina, prolattina, osteopontina, IGF-II, MIF e CA125) si stia sempre più avvicinando agli obiettivi prefissati dalla scienza, cioè un’accuratezza quasi totale (sensibilità e specificità vicine al 95%). La ricerca sta costantemente lavorando per cercare procedure diagnostiche più specifiche per consentire una diagnosi precoce, per questo è importante sostenerla. La ricerca può salvare la vita di molte persone.

FONTI

https://www.airc.it/cancro/informazioni-tumori/guida-ai-tumori/tumore-delle-ovaie#:~:text=In%20Italia%20il%20tumore%20dell,di%20oncologia%20medica%20(AIOM)
https://www.fondazioneveronesi.it
https://www.registri-tumori.it/cms/sites/default/files/pubblicazioni/new_NDC2020-operatori-web.pdf
https://www.aiom.it/wp-content/uploads/2019/10/2019_LG_AIOM_Ovaio.pdf

Dott.ssa Giulia Lodrini

Farmacista di professione, ma con una profonda passione per la divulgazione scientifica.

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