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Cannabinoidi: cosa sono?

I cannabinoidi sono sostanze chimiche di origine naturale accomunate dalla capacità di interagire con i recettori cannabinoidi di tipo 1 e/o di tipo 2, ossia delle proteine che se stimolate producono un effetto analgesico (antidolorifico). 

Si distinguono in tre tipi:

  • endocannabinoidi, derivati dell’acido arachidonico prodotti dell’organismo;
  • cannabinoidi sintetici, molecole analoghe ai cannabinoidi naturali, ma di natura sintetica, progettate e sintetizzate in laboratorio;
  • fitocannabinoidi, ovvero le oltre cento tipologie di composti chimici presenti nella pianta della Cannabis, tra cui i ci sono THC (delta- 9- tetraidrocannabinolo) e CBD (cannabidiolo), le principali sostanze usate a scopo terapeutico.

Il THC è uno dei più noti principi attivi della Cannabis ed è il responsabile dei suoi effetti psicoattivi, infatti la potenza della pianta è definita in termini di concentrazione (%) di THC; non è chiaro, invece, il preciso meccanismo del CBD, che sembrerebbe modulare alcuni effetti del THC, prolungando e potenziando altre proprietà biologiche.

L’uso della Cannabis a scopo ricreativo, come sappiamo, è illegale e non ha nulla a che vedere con l’uso medicinale, che invece è stato introdotto in Italia con il decreto legislativo 18 aprile 2007 e confermato dal decreto ministeriale 25 giugno 2018, con cui è stato ratificato l’uso di medicinali a base di Cannabis nella terapia del dolore.

L’impiego della Cannabis a uso terapeutico in Italia

La Cannabis ad uso medico è la Cannabis FM2, coltivata in Italia esclusivamente nello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze. 

La produzione di questa sostanza è sottoposta a rigidi controlli, al fine di garantire la certificazione per uso farmaceutico in ambito europeo e la standardizzazione della raccolta, che deve assicurare una presenza molto equilibrata di cannabinoidi (5-8% di THC e 7,5-12% di CBD).

Per quali patologie è prescritta la Cannabis terapeutica?

La Cannabis terapeutica viene usata principalmente come:

  • analgesico in patologie che implicano spasticità associata a dolore e nel dolore cronico in cui altri farmaci sono inefficaci;
  • anticinetosico e antiemetico in caso di nausea e vomito causati da chemioterapia o radioterapia;
  • per l’effetto stimolante dell’appetito nella cachessia e anoressia e in generale nei casi di perdita di appetito dei pazienti oncologici;
  • per l’effetto ipotensivo e distensivo in caso di glaucoma e di movimenti involontari del corpo (sindrome di Tourette).

Molti studi, infatti, confermano una diminuzione del dolore grazie all’uso dei cannabinoidi. Dunque si può ricorrere a questa possibilità quando si deve alleviare dolore (oncologico e non) e disturbi cronici associati a sclerosi multipla o a lesioni del midollo spinale.

Può essere indicata per far fronte ad alcuni effetti avversi della chemioterapia, della radioterapia o di alcune terapie per l’HIV ed è prescritta anche per malattie reumatiche (artriti, osteoartrosi, fibromialgia) o neuropatie.

Quali sono le modalità di somministrazione?

Il trattamento con Cannabinoidi può avvenire per via orale, come decotto, assunzione di olio oppure per via inalatoria mediante dei vaporizzatori specifici. 

Il dosaggio è a discrezione del medico ma si consiglia di cominciare sempre da dosi minime, per poi regolarsi in base alle reazioni del singolo individuo. 

Nel caso della somministrazione orale di questi farmaci il medico dovrà indicare anche la quantità di acqua da utilizzare, i tempi e le modalità di preparazione del decotto.

Quali sono gli effetti collaterali?

L’uso della Cannabis è ancora molto controverso nel nostro Paese, anche per via dei suoi numerosi effetti collaterali, specie nei giovani e nelle categorie più fragili. 

Va detto però che non ci sono molte informazioni circa gli effetti collaterali della Cannabis a uso medico, per cui la gran parte di questi vengono dedotti dall’osservazione del consumo ricreazionale, secondo cui la Cannabis può provocare:

  • alterazione dell’umore
  • insonnia e tachicardia
  • crisi paranoiche e di ansia
  • reazioni psicotiche
  • apatia e perdita di concentrazione
  • alterazione del sistema immunitario

Alla luce di queste informazioni, è molto importante che il medico tenga conto del rapporto rischio/beneficio nell’uso medico della Cannabis, considerando che le principali controindicazioni riguardano:

  • adolescenti e giovani adulti
  • individui con disturbi cardio-polmonari severi
  • individui con grave insufficienza epatica
  • individui affetti da disordini psichiatrici
  • individui con una storia di tossicodipendenza pregressa
  • individui in terapia con altri farmaci psicoattivi.

Gli impieghi di Cannabis ad uso medico sono presenti in molti studi scientifici internazionali e l’indicazione che viene perseguita è quella di proseguire con le ricerche, al fine di ottenere evidenze definitive a supporto di un favorevole rapporto rischio/beneficio. 

Dott.ssa Valeria Colucci

Farmacista di professione, nutre una profonda passione per la divulgazione scientifica.

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