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Prodotti solari: che cos’è l’ ”effetto fantasma” e a cosa è dovuto?

Giugno. La prima vera giornata di mare con gli amici. La spensieratezza. La buona abitudine di rimettersi più volte la crema solare. Il “Me la spalmeresti bene sulla schiena? Poi, se vuoi, ci diamo il cambio.” Ed ecco che arriva la fatidica domanda:” Ma perché la mia crema solare fa così tanto bianco e la tua no?”

A che cosa è dovuto il cosiddetto “effetto bianco” o “effetto fantasma”, che spesso ci lascia perplessi sulla qualità del prodotto solare appena acquistato che stiamo utilizzando?

Per rispondere a questa domanda, partiamo dall’ingrediente cardine di qualsiasi prodotto pensato e studiato per proteggere la nostra pelle dai numerosi danni che l’esposizione alle radiazioni ultraviolette (UV) comporta: il filtro solare.

Cosa sono i filtri solari?

L’articolo 2 del Regolamento CE n.1223/2009 sui prodotti cosmetici definisce i filtri solari come quelle sostanze destinate esclusivamente o prevalentemente a proteggere la pelle da determinate radiazioni UV attraverso l’assorbimento, la riflessione o la diffusione delle radiazioni UV.”

Da questa definizione emerge chiaramente come tutti i filtri UV siano in grado di assorbire, riflettere o diffondere le radiazioni UV; non si comportano, però, tutti alla stessa maniera: alcuni assorbono una piccola porzione di radiazioni UV e ne riflettono la maggior parte; altri, invece, sono dotati di capacità assorbenti maggiori.

Questo comportamento differente conduce ad una classificazione. Possiamo, infatti, distinguere i filtri solari in:

  • Filtri chimici (o organici)
  • Filtri fisici (o inorganici).

Cosa sono i filtri chimici? E come funzionano?

Vengono definiti filtri chimici (o organici) tutti quei filtri solari aventi atomi di carbonio nella struttura chimica ed in grado di assorbire in modo selettivo le radiazioni UV. Il loro meccanismo d’azione è assimilabile a quello di una molla: assorbono l’energia della radiazione e la riemettono sotto forma di altra energia, non pericolosa per la pelle. La selettività nei confronti dei raggi UV e il non assorbimento della radiazione visibile sono i responsabili della caratteristica trasparenza, che alcuni ricercano assiduamente nel prodotto solare. La frase più ricorrente dopo l’acquisto: “Finalmente una crema solare che non mi fa sembrare un fantasma! Quest’anno la metterò sicuramente più volentieri…ripeterò addirittura l’applicazione ogni due ore come consigliato!” Quando si utilizza un solare contenente solo filtri chimici, infatti, sulla pelle non rimane alcuna traccia visibile.

In base alla loro capacità di assorbire una determinata radiazione UV, i filtri chimici vengono suddivisi in:

  • Filtri UVA;
  • Filtri UVB;
  • Filtri ad ampio spettro (sia UVA che UVB).

Qualche nome ricorrente che troviamo in etichetta? Il diethylamino hydroxybenzoyl hexyl benzoato come filtro UVA e l’ethylhexyl methoxycinnamate come filtro UVB.

E i filtri fisici o inorganici?

Sono, come ci suggerisce il nome, molecole inorganiche: da un punto di vista chimico, infatti, non presentano atomi di carbonio all’interno della struttura.  Nello specifico, si tratta di pigmenti opachi che agiscono principalmente come specchi, riflettendo le radiazioni UVA e UVB. Tra i più noti, ammessi dal Regolamento 1223/2009, troviamo il biossido di titanio e l’ossido di zinco, che compaiono in etichetta rispettivamente come Titanium Dioxide e Zinc Oxide.

Noto il fenomeno dell’assorbimento della radiazione, in che cosa consiste quello della riflessione?

Quando la luce incontra un “gruppo” (cluster) di atomi o ioni sospesi in un mezzo, può essere riflessa in diverse direzioni. L’energia della radiazione è rediretta senza un’interazione chimica con gli atomi: non si verifica, quindi, una trasformazione di energia, come avviene invece nell’assorbimento. E noi cosa vediamo? La frazione della radiazione che viene riflessa.

Come si lega questo all’ “effetto bianco” tipico dei filtri fisici?

Le particelle dei filtri fisici hanno dimensioni tali da riflettere, oltre alle radiazioni UV, anche la luce visibile (dai 390 ai 700 nm). Più le particelle sono grandi, più riflettono, più danno l’“effetto bianco” che persiste dopo l’applicazione. Per migliorare la gradevolezza cosmetica dei prodotti solari contenti filtri fisici, si ricorre ai nanomateriali: riducendo le dimensioni delle particelle all’ordine di grandezza dei nanometri, infatti, vengono schermate le radiazioni UV, ma non la luce visibile. È in questo modo che il fastidioso “effetto bianco” viene eliminato.

La sicurezza di utilizzo dei prodotti cosmetici contenti particelle di dimensioni nanometriche ha, tuttavia, suscitato alcuni dubbi. Tali perplessità sono legate essenzialmente ad un potenziale assorbimento sistemico di queste particelle così piccole. Il Regolamento CE n.1223/2009 stabilisce l’obbligo di indicare in etichetta, nella lista degli ingredienti, la presenza di nanomateriali: il nome della sostanza deve essere seguito dalla dicitura “nano” fra parentesi. È bene sottolineare, però, che se un certo ingrediente ha ricevuto l’autorizzazione per poter essere impiegato all’interno di prodotti cosmetici, questo significa che ha superato tutti i test destinati a determinarne efficacia e sicurezza d’uso. Nello specifico, l’elenco di tutti i filtri UV il cui impiego è ammesso nella preparazione di prodotti cosmetici con le concentrazioni massime consentite è riportato nell’Allegato VI del sopraccitato Regolamento CE n.1223/2009.

Qualcuno si starà chiedendo: “Come lo scelgo quindi il prodotto solare?”

Non dovrà essere l’”effetto bianco” a guidarci nella scelta del prodotto solare: questo, infatti, non incide sulla qualità del prodotto; tutt’al più ne rende più difficile l’applicazione. È invece indispensabile tener conto del nostro fototipo cutaneo di appartenenza e del nostro tipo di pelle. Possibilmente, sarebbe opportuno optare per un prodotto ad ampio spettro, in grado quindi di coprire tutta la fascia dei raggi UVA e UVB: dal momento che difficilmente si raggiungere questo intento impiegando un unico filtro, generalmente nei prodotti solari si utilizzano miscele di filtri fisici e chimici. Questo, oltre ad aumentare lo spettro di protezione offerto, porta con sé un ulteriore vantaggio: permette di ridurre la quantità di ciascun filtro, diminuendo i rischi di intolleranze. Un altro fattore da considerare è la fotoclimatologia, ovvero la variazione dell’intensità della radiazione UV in base a parametri geografici (latitudine, longitudine), all’ora e alla stagione: è evidente quanto esporsi al sole al mattino sia differente dall’optare per una tintarella nelle ore centrali della giornata; così come è palese quanto esporsi al sole in Kenya sia diverso dall’abbronzarsi in uno dei nostri meravigliosi litorali. D’altro canto, è impossibile negare quanto la gradevolezza, soprattutto in termini di facilità di applicazione, sia fondamentale per un prodotto cosmetico: specialmente per un prodotto solare, la cui applicazione va ripetuta ogni due ore. Anzi, per gli amanti dell’acqua…anche dopo ogni bagno!

FONTI

Manuale del Cosmetologo II edizione- 2014 Tecniche Nuove

Come sono fatti i cosmetici, Giulia Penazzi, Edra S.p.A.

http://www.abc-cosmetici.it/

Dott.ssa Elena Pascucci

Laureata in chimica e tecnologie farmaceutiche. Master di II livello in Scienza e tecnologia cosmetiche. Si occupa della stesura di articoli di dermocosmesi.

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Gaia
Gaia
27 Luglio 2020 15:00

Davvero molto utile!