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Nuove tendenze: packaging di lusso e sostenibilità

Sostenibilità. È questo il trend del momento nel settore del packaging cosmetico. Ed è proprio questa la sfida che anche la cosmesi di fascia alta si trova attualmente ad affrontare. La domanda sorge spontanea: lussuoso ma responsabile, è davvero possibile?

Procediamo con ordine.

Un po’ di storia

La responsabilità nei confronti delle persone e dell’ambiente è un valore che il settore del lusso condivide da diversi anni e che si applica attraverso svariate strategie. Una tra le tante? Lo sviluppo di packaging sostenibili: è proprio attraverso il packaging, infatti, che il brand comunica il suo messaggio.

La realizzazione di packaging sostenibili nel settore del lusso è stata tuttavia, fin dagli esordi, una questione complessa, soprattutto da un punto di vista tecnico. Basti pensare a come ci immaginiamo un cosmetico di fascia alta: design sofisticato, unito all’impiego di materiali preziosi e ricercati. Bisogna ammetterlo: la plastica o la carta riciclata non sono sempre in grado di soddisfare questi requisiti. Di conseguenza, per quanto il concetto di sostenibilità potesse piacere, in un primo momento, si è presentata un’oggettiva difficoltà in merito ai materiali e alle tecnologie da utilizzare: carta e plastica riciclate non sempre raggiungevano standard adeguati e, per quanto riguarda i biopolimeri, era indispensabile adattare il design. Cos’altro tenere in considerazione? La capacità di comunicare in maniera chiara ed adeguata il messaggio: il riciclo e il riutilizzo non andavano intese come azioni mirate a risparmiare sul prezzo complessivo del prodotto; assumevano, piuttosto, un significato di attenzione e sensibilità nei confronti dell’ambiente e delle persone. 

Quanto costa la sostenibilità? 

La sostenibilità, in generale, ha un costo: astucci in cartoncino certificato, biopolimeri degradabili, design ecosostenibili e certificazioni ISO sono tutti elementi che influiscono sul prezzo complessivo del packaging. Sono costi accessibili per la fascia alta della cosmesi? Sicuramente il settore del lusso può permetterseli più del mid-market: chi acquista prodotti di fascia alta è, infatti, abituato a percepire il prezzo come parte integrante del lusso e come garanzia di qualità ed esclusività. Questo offre a tale settore un vantaggio notevole: permette alle aziende di sperimentare ed innovare, proponendo anche nuove linee dedicate oppure limited edition uniche ed eco-friendly.

Da dove si è partiti?

Una delle prime strade intraprese dalla cosmesi di lusso è stata quella della “contaminazione dei materiali”. In che cosa consisteva? Semplice: una base di materie prime plastiche veniva ricoperta con materiali pregiati; si trattava, quindi, di un packaging vestito in maniera lussuosa, ma impiegando materiali eco-friendly quali legno, tessuti e carta. L’utilizzo di questi ultimi ha richiesto studi accurati: i legni vanno trattati e rivestiti con materiali adeguati a proteggerli o valorizzarli; lo stesso discorso vale per carte e tessuti, dal momento che entrambi non possono sicuramente vantare la stessa resistenza di vetro, plastica o alluminio.

Qual è il materiale del lusso per eccellenza?

Per l’ennesima volta, risposta semplice: il vetro. Oltre a rendere immediatamente il prodotto più di lusso agli occhi del consumatore, è anche un materiale eco-friendly: a differenza della maggior parte delle materie plastiche, il vetro può, infatti, essere riciclato migliaia di volte. Presenta qualche svantaggio? Purtroppo sì. Non si presta bene a tutte le tipologie di prodotto e, talvolta, manca di una comunicazione più diretta: spesso non riesce a far passare il messaggio che una determinata linea di lusso sia anche una linea bio-raffinata e attenta alle problematiche ambientali. Un vero peccato.

Qualche alternativa?

A volte è preferibile ricorrere a materiali ibridi. Negli ultimi anni se ne sono sviluppati diversi: ibridi fibre di legno-biopolimeri o polimeri plastici. Tale tipologia di materiali sembra piacere a tal punto al settore della cosmesi di fascia alta, che svariati brand li hanno adottati per i packaging delle loro linee. Alcune peculiarità degli ibridi? Si tratta di materiali idro e oleo repellenti, con ottime caratteristiche di resistenza. Sono eco-friendly: alcuni sono completamente biodegradabili; altri, invece, partono da materiali di scarto o riciclati e, per tale motivo, contribuiscono ad abbattere il tasso di emissioni di anidride carbonica e di impiego dell’acqua nella fase di produzione. Ma qual è la vera carta vincente dei materiali ibridi? Il design: le confezioni raffinate ed eleganti, con ben in evidenza i trucioli del legno, sono perfette nel richiamare classe e sostenibilità allo stesso tempo. 

E per quanto riguarda le plastiche, quali sono le più adatte?

Anche se negli ultimi anni sono stati fatti passi da gigante per quanto riguarda le qualità tecniche, la plastica riciclata (nota come PCR) attualmente si presta poco al settore del lusso. La PCR deriva, infatti, da un mix di polimeri non completamente puro e, di conseguenza, non ha le stesse proprietà di resistenza meccanica della normale plastica. Per di più, trattandosi di una miscela di polimeri e non di un singolo polimero puro al 100%, la gamma di colori è piuttosto limitata. In conclusione? La PCR ha delle caratteristiche estetiche che non le permettono di valorizzare al meglio i prodotti extralusso.

E allora, quale strategia ha adottato il settore del lusso?

Sono state studiate con attenzione soluzioni a base di biopolimeri. 

Un esempio? L’acido polilattico (PLA). Si tratta di un materiale derivato non dal petrolio come la plastica tradizionale, bensì dalla trasformazione degli zuccheri presenti in mais, barbabietola e canna da zucchero. Il PLA è, quindi, una plastica biodegradabile e compostabile. Che cosa significa? Che una volta raggiunte le condizioni di temperatura ed umidità ottimali, è in grado di degradarsi rapidamente nel terreno. 

Un’alternativa al PLA? I PHA-poli-idrossibutirrati: sono polimeri prodotti da batteri attraverso la fermentazione di lipidi e zuccheri e consentono, dunque, una notevole riduzione dell’impatto dell’anidride carbonica nell’atmosfera. 

È, tuttavia, opportuno sottolineare quanto l’impiego di queste bioplastiche richieda una progettazione adeguata, specifica per la tipologia di prodotto che tali materiali andranno a contenere.

La domanda delle domande: il packaging di lusso può avvalersi di certificazioni?

Risposta affermativa: perfino il packaging di lusso può avvalersi di certificazioni non solo per il prodotto finito, ma anche per i materiali di approvvigionamento. Le etichette bio sono numerose e non tutte certificano la stessa cosa: alcune sono molto specifiche e si riferiscono alla sostenibilità ambientale del packaging; altre sono armonizzate con standard europei; altre ancora sono riconosciute solo a livello nazionale.  

Per concludere

Creatività e tecnologia: sembra essere proprio questo il mix vincente nel settore del packaging cosmetico. E sono sempre più numerosi i riconoscimenti per la sostenibilità che esaltano quest’accoppiata. Quali sono i packaging più premiati? Quelli che sfruttano le strategie integrate: la riduzione di un componente difficile da riciclare unita all’impiego di un materiale eco-friendly; oppure una porzione refillable innestata su un contenitore di plastica, prodotta a bassa emissione di anidride carbonica; o ancora, una confezione costituita da materiali differenti, ma con tutte le componenti facilmente separabili e riciclabili. 

Perché forse è questo il segreto: scomporre il packaging, analizzarlo con attenzione in tutte le sue componenti e trovare la soluzione ottimale per ogni elemento. Dal flacone, al tappo, all’erogatore: perfino le decorazioni vanno prese in considerazione. 

Solo così facendo sarà possibile correlare attenzione all’estetica e sostenibilità. 

Perché è vero che l’occhio vuole la sua parte, soprattutto nel settore del lusso…ma anche l’ambiente rivendica la sua!

FONTI

www.kosmeticanews.it 

Dott.ssa Elena Pascucci

Laureata in chimica e tecnologie farmaceutiche. Master di II livello in Scienza e tecnologia cosmetiche. Si occupa della stesura di articoli di dermocosmesi.

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