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Alluce valgo: cosa c’è da sapere

L’alluce valgo costituisce la deformità più comune dell’avampiede e si verifica quando la base dell’alluce punta in modo anomalo verso l’esterno e l’estremità superiore dell’alluce si piega verso il secondo dito.
Questa deformazione provoca un allargamento della base del dito e può portare alla formazione di una borsa contenente liquido, gonfia, rossa e dolorosa. Questa condizione è definita borsite. L’alluce valgo è un disturbo multifattoriale che ha origini sia genetiche che comportamentali e colpisce gran parte della popolazione, specialmente il sesso femminile.

Con il trascorrere del tempo, se il problema viene trascurato, può comportare fastidi maggiori che riguardano l’appoggio dell’intera pianta del piede sul terreno e quindi anche posturali.

Come già detto le cause sono disparate. Sicuramente esiste una forte componente genetica, ma vi possono essere anche cause acquisite. Tra queste, per esempio, alcune malattie degenerative, traumi o patologie autoimmuni come l’artrite reumatoide. Studi evidenziano che l’utilizzo di calzature inappropriate possa addirittura peggiorare questo tipo di problematica, a causa di uno sfregamento della zona interessata contro la scarpa. Anche chi lavora molte ore in piedi potrebbe esserne più soggetto. Ad ogni modo, il
fattore predominante rimane quello genetico e legato ad un’eccessiva rotazione del piede verso l’interno.

Quali sono i sintomi?

Inizialmente l’alluce valgo può essere visibile ma “silente”. Con il passare del tempo, i continui errori posturali o l’utilizzo di scarpe troppo strette o appuntite possono portare a un peggioramento del quadro fino a comparsa di dolore.

Il dolore si avverte a livello della sporgenza ossea, sopra la quale si può formare, come già detto in precedenza, una borsite con infiammazione e arrossamento.

Può anche capitare che il dito ruoti sopra al secondo, spingendolo plantarmente, fino a deviarne l’asse .

Questo, oltre a comportare errori posturali può originare callosità sulla pianta del piede, in seguito alla caduta dei metatarsi.

Diagnosi

Può essere effettuata da uno specialista ortopedico, in seguito a radiografia, eseguita in carico. Talvolta viene effettuata anche un’aspirazione articolare, nei casi più gravi in cui vi sia dolore, rossore e gonfiore. Questo esame serve ad escludere altre patologie come l’artrite infettiva o la gotta.

Trattamento

Le strade da percorrere sono essenzialmente due: quella conservativa e quella chirurgica. La prima richiede al paziente di adottare alcuni accorgimenti necessari per contenere il più possibile la problematica (ma non a guarirla) . Essi consistono nel:
– utilizzo di calzature adeguate. La scarpa deve comodamente contenere il piede senza che questo sfreghi contro il tessuto; è bene ridurre al minimo l’utilizzo di tacchi o scarpe con la punta;
– ridurre (per quanto possibile) le ore trascorse in piedi durante la giornata;
– utilizzo di plantari, creati su misura, che evitino un sovraccarico della parte anteriore del piede;
– utilizzo di cuscinetti di silicone per ridurre l’irritazione dell’osso sporgente;
– utilizzo di antinfiammatori per alleviare il dolore;
– impacchi con ghiaccio nel caso di borsite;
– effettuare quotidianamente esercizi specifici consigliati dal medico o dal fisioterapista (per mantenere mobile l’articolazione coinvolta).

Quando queste tecniche non sono sufficienti a controllare il progredire del disturbo, è necessario ricorrere alla chirurgia.

Anche in questo caso sono valutabili dal medico differenti approcci, tra cui:
osteotomia, ovvero il riallineamento dell’articolazione effettuato tramite tagli del primo osso metatarso;
tecnica percutanea, con la quale attraverso minuscoli fori sulla cute vengono introdotte piccole frese che tagliano l’osso senza necessità di incisioni chirurgiche. È una tecnica innovativa, applicabile in quasi tutti i pazienti e che consente una deambulazione immediata dopo l’intervento;
interventi sui tessuti molli per correggere la deviazione.

I tempi di degenza dipendono dalla tecnica chirurgica, dall’età del paziente e dal percorso di riabilitazione che intraprende. Sarà necessario effettuare la fisioterapia, atta a ripristinare la forza del piede e movimenti corretti e completi. In linea generale sono necessari alcuni mesi (circa due).

Sono possibili recidive post-operazione?

Si, può succedere che la problematica si ripresenti dopo alcuni anni dalla prima operazione. Tuttavia le nuove tecniche di mini-chirurgia si stanno rivelando vantaggiose anche da questo punto di vista: infatti, il numero delle recidive è nettamente inferiore rispetto a quello ottenuto con gli interventi precedenti.

Possibili rimedi naturali

Esistono rimedi che possono aiutare a controllare la sintomatologia, specialmente quando questa non è acuta. Sono utili per esempio:
pediluvi con olio essenziale di lavanda, per sfiammare e ammorbidire eventuali callosità;
impacchi con argilla verde (ricca di silicio), applicato direttamente sull’articolazione per qualche ora o per tutta la notte. L’argilla verde assorbe il calore e i ristagni d’acqua. Inoltre ha azione antinfiammatoria e antidolorifica;
– massaggi, a livello dell’articolazione, con oli essenziali esempio l’ olio di iperico o curcuma.

FONTI

https://www.msdmanuals.com/it/casa/disturbi-di-ossa,-articolazioni-e-muscoli/problemi-del-piede/alluce-valgo-cipolla

Alluce valgo


https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/28251259/
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4390954/

Dott.ssa Giulia Lodrini

Farmacista di professione, ma con una profonda passione per la divulgazione scientifica.

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