
Sembra necessario chiarire sin da subito che in Italia sono presenti strutture pubbliche che lavorano e si occupano quotidianamente della salute mentale. Ci sono bravi professionisti che lavorano con dedizione e che si impegnano a portare avanti con tutte le loro forze e con fatica la macchina della sanità.
Gli studi scientifici dimostrano continuamente rapporti causali tra innumerevoli patologie e il malessere psico-fisico. La scienza cerca di dirci giorno dopo giorno che prendersi cura della salute mentale rappresenta una risorsa per il singolo individuo ma anche per la collettività.
Noi psicologi e psicoterapeuti lavoriamo nelle nostre stanze di terapia privata e spesso alla nostra coscienza richiama il pensiero di quella fetta di popolazione che non può permettersi una spesa per affrontare la cura. Esistono i centri di salute/igiene mentale, nei quali però, è cosa risaputa, le figure preposte sono poche e spesso si riesce a fatica a soddisfare il numero di richieste.
L’accessibilità alle cure psicologiche non è un tema nuovo. La disapprovazione del bonus psicologo ha solo rispolverato una tematica che nei sotterranei esiste da sempre.
Non tutti hanno accesso al supporto privato. Non tutti possono sostenere alcune cifre e non è chiaramente fattibile chiedere a noi psicologi di lavorare gratuitamente (anche se, purtroppo, questa richiesta e a volte quasi pretesa, viene fatta spesso, con il sotterfugio di “fare esperienza”).
A proposito della relazione tra salute mentale e pandemia, eccovi fornite alcune affermazioni e alcuni dati:
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riporta quanto segue: “Alla paura di contrarre il virus in una pandemia come quella da COVID-19, si aggiungono i cambiamenti significativi nella nostra vita quotidiana, poiché i nostri movimenti sono limitati a sostegno degli sforzi per contenere e rallentare la diffusione del virus. Di fronte alle nuove realtà di lavoro da casa, disoccupazione temporanea, istruzione dei bambini a casa e mancanza di contatti fisici con altri membri della famiglia, amici e colleghi, è importante prenderci cura della nostra salute mentale, oltre che fisica.”
Una ricerca italiana (Giallonardo, et al., 2020) invece prevedeva che la pandemia avrebbe aumentato nella popolazione italiana l’incidenza di “livelli di stress, ansia e depressione, nonché altri sintomi legati allo stress [..]. L’impatto previsto è sia a breve che a lungo termine.
Il report “Headway 2023- Mental Health Index” del 2021, ci riporta invece quanto segue:
- Il livello di priorità della Salute Mentale era già in aumento prima della pandemia di COVID-19. Secondo le stime più recenti del Global Burden of Diseases, circa 84 milioni di persone in Europa (1 persona su 6) sono affette da qualche tipo di condizione di salute mentale, posizionando così le condizioni di salute mentale tra le prime 10 malattie non trasmissibili più comuni.
- La prevalenza dei disturbi della salute mentale varia molto tra i paesi europei, con valori che vanno da circa il 15% nell’Europa dell’Est, al 18% e oltre nei paesi del Centro e Nord Europa. Tuttavia, va sottolineato come i disturbi psichiatrici siano sostanzialmente e costantemente sottovalutati, soprattutto se confrontati con i disturbi fisici. Questo sembra essere particolarmente il caso dei paesi dell’Europa orientale, in cui la malattia mentale e il suo impatto sono stati sottovalutati sia dai governi che dal pubblico, come suggerito in recenti articoli.
- Tra i disturbi della salute mentale, i disturbi d’ansia (5.529 casi per 100.000 abitanti) e i disturbi depressivi (4.367 casi per 100.000 abitanti) sono i più comuni, seguiti da disturbo bipolare, disturbo dello spettro autistico e schizofrenia (337 per 100.000 abitanti).
- Nel novembre 2020, un sondaggio condotto in Europa ha dimostrato che in tutti i paesi, oltre il 40% degli intervistati ha riferito che COVID-19 ha avuto un impatto negativo sullo stato della loro salute mentale contro <5% che ha riportato un impatto positivo.
- In generale, le conseguenze della salute mentale colpiscono tutte le età, dalle giovani generazioni (interruzione della scolarizzazione), agli adulti (disoccupazione, povertà, debiti) e agli anziani (isolamento), ma particolarmente preoccupanti sono gli impatti su categorie specifiche come:
operatori sanitari, bambini e adolescenti, donne.
- Gli operatori sanitari affrontano situazioni critiche che aumentano il loro rischio di impatto psicologico nell’affrontare diverse condizioni sfavorevoli.
I dati alla mano ci dicono che :
- 11% – 73,4% ha riportato sintomi di stress post-traumatico durante le epidemie, con sintomi che durano dopo 1-3 anni nel 10% – 40% dei casi
- 27,5% – 50,7% ha riportato sintomi depressivi
- 34% – 36,1% ha riportato insonnia
- il 45% ha riferito gravi sintomi di ansia
- 18,1% – 80,1% ha riferito alti livelli di stress
2) Per ciò che concerne le donne:
– L’83% delle donne vs il 36% degli uomini riferisce un aumento significativo della depressione.
– Il 53% delle donne vs il 37% degli uomini riportano un significativo impatto negativo sulla loro salute mentale.
– Il 44% delle donne con figli di meno di 12 anni lotta con le faccende domestiche, mentre solo il 20% degli uomini lo fa.
- Durante il 2020 e il 2021, i giovani sono stati fortemente colpiti dalla pandemia di COVID-19 attraverso periodi prolungati di isolamento e interazioni sociali limitate, che hanno causato un grave peggioramento del loro benessere mentale. Gli indicatori di benessere mentale sono diminuiti in tutte le età tra la primavera 2020 e la primavera 2021. Tuttavia, le persone oltre i 50 anni hanno punteggi di benessere mentale migliori rispetto ai gruppi più giovani:
- Il rischio di depressione nella popolazione di 18-34 anni è stato sempre più alto in tutti i gruppi di età tra la primavera 2020 e la primavera 2021, con un picco del 64% nell’ultima ondata della pandemia;
- Prima dello scoppio della pandemia, il rischio di depressione nei giovani era di circa il 15%;
- È probabile che i problemi psicologici rimangano, poiché la generazione più giovane, oltre a dover affrontare le lotte mentali dell’isolamento, riferisce anche crescenti preoccupazioni per il proprio futuro socio-economico e le opportunità di lavoro a causa delle crisi economiche che hanno seguito la pandemia sanitaria e che avranno conseguenze a lungo termine.
Questo è, per sommi capi, il quadro attuale della situazione europea.
La disapprovazione del bonus psicologo è solo la punta dell’iceberg, l’ennesimo gesto di indifferenza nei confronti di questo tema. La salute mentale in Italia sta al margine; solo in alcuni casi eclatanti il tema emerge per qualche giorno per poi passare al prossimo caso, alla prossima notizia, alla prossima violenza, al prossimo infanticidio, al prossimo omicidio, al prossimo suicidio.
La pandemia è arrivata in un paese politico che disconosce la professione dello psicologo, che fa ancora fatica a comprendere quali siano le competenze dello psicologo, dello psicoterapeuta, in un paese in cui molti professionisti considerano la figura dello psicologo “inutile”, quasi paragonabile all’oroscopo (a cui viene dato più adito), in un paese nel quale i disturbi mentali vengono poco attenzionati, in un paese in cui sono poche le strutture riabilitative, in un paese in cui non abbiamo ancora chiara la consapevolezza che nei luoghi di lavoro siano necessarie figure che si prendano cura dei dipendenti, in un paese in cui medici e operatori sanitari sono stati chiamati a far fronte ad una pandemia in condizioni disastrose e ai quali non abbiamo fornito un adeguato supporto psicologico. È arrivata in un paese in cui la salute mentale non è prioritaria. Curarla, invece, significherebbe avere una popolazione più sana, pronta, in grado di affrontare le sfide a cui il nostro pianeta ci espone quotidianamente.
In questi giorni sembra si stia muovendo qualcosa attraverso i canali social e scelte di stanziare fondi e voucher da parte di alcune regioni. Speriamo soltanto non sia l’ennesimo fuoco di paglia e che questa mobilitazione possa perdurare fino ad ottenere risultati tangibili, concreti!
La questione è sempre la stessa: l’ennesimo affronto nel quale la disapprovazione del bonus psicologo rappresenta solo un tassello in più che si aggiunge al quadro della grave indifferenza “dall’alto” verso il benessere mentale.
FONTI
- Giallonardo, V., Sampogna, G., Del Vecchio, V., Luciano, M., Albert, U., Carmassi, C., Carrà, G., Cirulli, F., Dell’Osso, B., Nanni, M. G., Pompili, M., Sani, G., Tortorella, A., Volpe, U., & Fiorillo, A. (2020). The Impact of Quarantine and Physical Distancing Following COVID-19 on Mental Health: Study Protocol of a Multicentric Italian Population Trial. Frontiers in psychiatry, 11, 533. https://doi.org/10.3389/fpsyt.2020.00533.