
Molto spesso uno dei valori plasmatici alterati è quello del colesterolo (totale, LDL, HDL). In genere il primo passo è quello di considerare una dieta specifica, volta a migliorare tale parametro. In aggiunta all’intervento nutrizionale si può considerare l’assunzione di integratori specifici.
Va precisato che in caso di ipercolesterolemia va tenuto conto sempre del valore HDL (il così detto colesterolo buono). Alle volte può capitare che tale valore sia elevato (un fattore positivo) e che per questo motivo il livello del colesterolo totale sia oltre al livello considerato accettabile.
Ulteriori informazioni utili si possono ricavare considerando i livelli di LDL ossidate, di omocisteina, e dei trigliceridi, valori più specifici per indicare il livello di rischio cardiovascolare.
Infine, si deve sempre tener conto della eventuale predisposizione genetica ad avere valori di colesterolo elevati.
IL “NEMICO” COLESTEROLO
Il colesterolo appartiene alla classe degli steroidi, ed è il precursore di tutte le sostanze steroidee. È un componente essenziale delle cellule animali, e nell’organismo i suoi derivati svolgono numerose funzioni.
Il problema nasce nel momento in cui i valori di colesterolo plasmatici sono fuori range (sopra ai 240 mg/100 mL) in maniera cronica. L’ipercolesterolemia è spesso accompagnata anche da ipertrigliceridemia, peso corporeo elevato e elevata circonferenza vita, sindrome metabolica, ma anche glicemia alterata, steatosi epatica ed ostruzione delle vie biliari e altre condizioni patologiche.
NUTRACEUTICI PER COMBATTERE L’IPERCOLESTEROLEMIA
Un aiuto importante per portare il colesterolo a livelli di normalità (totale tra 130 e 200 mg/ 100 mL) viene dai nutraceutici. I nutraceutici sono dei principi nutritivi che possono essere assunti sotto forma di integratori, oppure consumanti con gli alimenti stessi ai quali sono stati addizionati.
I nutraceutici che agiscono sul colesterolo possono essere distinti in diverse categorie:
-inibitori naturali dell’assorbimento intestinale del colesterolo;
-inibitori di sintesi epatica del colesterolo;
-stimolanti dell’eliminazione delle LDL;
-meccanismo di azione mista.
Ci sono vari livelli di evidenza riguardo all’efficacia dei diversi nutraceutici disponibili. I migliori sono quelli che sono raccomandati (classe I) e la cui è efficacia è supportata da diversi studi randomizzati o dalla loro meta-analisi (livello A).
RISO ROSSO FERMENTATO
Il riso rosso fermentato appartiene alla categoria di nutraceutici che inibiscono la sintesi del colesterolo. Viene considerato di categoria I A, quindi la migliore.
Il processo di fermentazione permette al riso di arricchirsi di sostanze dalle importanti attività lipido-riducenti, come i polichetidi di cui fanno parte le monacoline. La monacolina più nota è la k (MonK), la quale ha identica strutta alla lovastatina (che fa parte delle statine, le quali sono farmaci ipocolesterolemizzanti).
Un dosaggio giornaliero compreso tra 3 e 10 mg viene considerato sicuro. Si deve però fare attenzione al concomitante utilizzo di inibitori o induttori del citocromo P450, dato che questi possono causare l’alterazione dei livelli plasmatici di MonK. L’utilizzo concomitante di alcuni nutraceutici (come il succo di pompelmo) e alimenti o farmaci che inibiscono il citocromo P450 può incrementare il rischio di effetti collaterali miotossici.
BERBERINA
La berberina (BBR) è un alcaloide benzo isochinolinico quaternario che si trova nelle radici, nel fusto e nella corteccia di varie specie vegetali. Fa parte della categoria di ipocolesterolemizzanti che incrementano l’escrezione di colesterolo LDL.
I meccanismi tramite i quali la berberina sono diversi, di cui due possono essere considerati i principali: causa l’incremento dei livelli del recettore per le LDL epatico (LDLR), e la sua limitata degradazione. Inoltre, causa una upregolazione di tale recettore, stabilizzando il loro mRNA.
Il dosaggio giornaliero considerato attivo e sicuro è tra 500 e 1500 mg.
L’assunzione di berberina può causare effetti collaterali, i quali sono principalmente a carico del sistema gastrointestinale.
Anche la berberina ha una classificazione I A.
OMEGA-3, FIBRE ALIMENTARI E POLIFENOLI
Altri nutraceutici che, tra le altre cose, hanno un effetto positivo sul profilo lipidico sono gli acidi grassi polinsaturi omega-3, le fibre alimentari solubili (come lo psyllium, la pectina, i β-glucani ed altre), e i composti polifenolici (la quercitina, l’epicatechina, catechina, proantocianidine, antocianidine, acidi fenolici, ed altri) del tè verde, dell’uva e delle mele, in particolare delle mele annurca.
Le fibre sembrano agire sui livelli di colesterolo avendo la capacità di sequestrare gli acidi biliari, up-regolare i recettori per le LDL, incrementare la capacità di smaltimento delle LDL.
Gli omega-3, invece, agiscono meno direttamente sul colesterolo stesso, ma svolgono sicuramente migliorano il profilo lipidico. Questo avviene tramite diversi meccanismi: riduzione della sintesi epatica delle VLDL, riduzione dell’attività di sintesi degli enzimi responsabili della sintesi dei trigliceridi, incrementata β-ossidazione degli acidi grassi, riduzione della sintesi endogena degli acidi grassi e incrementata sintesi dei fosfolipidi. Affinché ci sia effettivamente un miglioramento del profilo lipidico è indicato un’assunzione minima giornaliera di 2 g di DHA e EPA.
Infine, diversi studi si sono occupati della capacità ipocolesterolemizzante e dell’effetto migliorativo sul profilo lipidico dei polifenoli, derivati da diverse specie vegetali. Alcuni studi sottolineano che in particolare l’estratto polifenolico di mela, soprattutto della varietà Annurca, sia in grado di produrre effetti benefici. Questo dato potrebbe essere supportato dalla ricchezza dell’estratto polifenolico di mela Annurca di proantocianidine, rispetto ad altre varietà di mela.
FONTI
Cicero et al. – Lipid lowering nutraceuticals in clinical practice: position paper from an International Lipid Expert Panel – Arch Med Sci 2017; 13, 5: 965–1005
Santini and Novellino – Nutraceuticals in hypercholesterolaemia: an overview – British Journal of Pharmacology, 2016