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Morbo di Chron: focus sull’alimentazione

Il Morbo di Crohn è una delle patologie croniche che può colpire l’intestino. Fa parte, insieme alla colite ulcerosa, delle malattie infiammatorie intestinali (note anche come IBD – Inflammatory Bowel Diseases).

Le malattie infiammatorie a carico dell’apparato digerente hanno un’incidenza sempre maggiore a livello mondiale negli ultimi anni.

La malattia di Crohn colpisce con la stessa frequenza persone di sesso femminile e maschile, e in genere insorge tra i 15 e i 45 anni di età. 

EZIOLOGIA

Le cause che portano allo svilupparsi della patologia non sono ancora del tutto note. Sicuramente, però, tra i fattori scatenanti si possono contare:

-predisposizione genetica (tra cui mutazione del gene NOD2)

-carenza di vitamina D 

-trigger di natura sconosciuta (potrebbe essere batterico, virale, autoimmune)

-alimentazione scorretta

-alterazioni del microbiota intestinale

-stress psicofisico

PATOFISIOLOGIA

Il Morbo di Crohn può colpire ogni tratto dell’apparato digerente, ma nella maggior parte dei casi (50-60%), interessa l’ileo distale o il colon. L’infiammazione può presentarsi in diverse aree dell’intestino, intervallate da zone che non presentano infiammazione. Per tale ragione si parla di enterite regionale. La malattia colpisce tutto lo spessore della parete del tubo digerente e può portare a formazione di fistole o stenosi permanenti.

Tra i sintomi più comuni ci sono diarrea cronica, perdita di peso, scarsa crescita, dolore addominale e spesso viene riportata la sensazione di avere “un peso che grava sull’addome”.

ALIMENTAZIONE SCORRETTA TRA LE CAUSE SCATENANTI

L’alimentazione scorretta è tra le cause che determinano la patologia. Sembra che già la tipologia di allattamento svolga un ruolo: l’allattamento al seno, secondo alcuni studi, avrebbe un ruolo protettivo.

Tra le abitudini scorrette, che sembrano poter essere coinvolte nell’insorgere della malattia, c’è un basso consumo di frutta e verdure, un elevato consumo di grassi saturi di origine animale e di carboidrati semplici, uno squilibrio tra grassi ω-6 e ω-3. 

La frutta e la verdura dovrebbero far parte della nostra alimentazione quotidiana (ricordiamoci le solite 5 porzioni/die). L’apporto dei grassi saturi, soprattutto di origine animale, dovrebbe invece essere limitato e adeguato alle indicazioni delle linee guida. Gli zuccheri sono tra i “mali” nutrizionali del nostro tempo, in quanto il loro consumo è andato aumentando soprattutto negli ultimi 30-40 anni. Si può affermare con certezza che sono tra le concause di numerosissime patologie, essendo, insieme ad altri fattori, responsabili dell’infiammazione del nostro organismo. Infine, il rapporto ω-6 e ω-3 non dovrebbe essere troppo elevato. La tendenza, in genere, è quella di un troppo elevato consumo di grassi ω-6 rispetto agli ω-3. L’acido arachidonico, delle serie ω-6, offre, infatti, uno stimolo infiammatorio se non opportunamente controbilanciato da acidi grassi della serie ω-3 (l’α-linolenico di origine vegetale e EPA e DHA di origine animale).

Un altro fattore predisponente, che non è di interesse nutrizionale, ma che riguarda lo stile di vita, è il fumo di sigaretta. 

CONSEGUENZE DELLA PATOLOGIA DI INTERESSE NUTRIZIONALE

Coloro che sono colpiti dalla Malattia di Crohn sono predisposti ad avere:

-disordini del metabolismo idro-elettrolitico, conseguentemente alla diarrea

-malassorbimento dei nutrienti, dovuti ai danni presenti a livello della mucosa e della parete intestinale (soprattutto grassi, zinco, ferro, magnesio, calcio, B9 ma anche di altri minerali e vitamine)

-anemia sideropenica

-ipoalbuminemia e riduzione delle proteine totali

Inoltre, chi soffre di Morbo di Crohn, è soggetto spesso alla formazione di calcoli, sia biliari che renali, e può più facilmente sviluppare osteoporosi e osteomalacia.

La gravità dei disordini del metabolismo idro-elettrolitico sarà correlata direttamente alla severità della diarrea. 

La compromissione dell’assorbimento dei nutrienti è evidente conseguenza dell’alterazione della struttura della mucosa e della parete intestinale e alla sua infiammazione. Il malassorbimento dei grassi, in particolare, è correlato soprattutto all’alterazione dell’ileo terminale.

La tipologia di carboidrati assunti, il contenuto di FODMAPs, la quantità e la tipologia di fibre andranno valutati attentamente, soprattutto in base alla fase (acuta o remissione) che la persona affetta sta attraversando. Ricordiamo che le fibre alimentari sono prebiotici fondamentali per la sintesi degli acidi grassi a corta catena da parte dei microorganismi intestinali, i quali hanno un ruolo protettivo per la salute intestinale. 

Micro e macro perdite emorragiche contribuiscono, insieme al malassorbimento, alla carenza di proteine e di ferro.  

Il supporto nutrizionale dovrebbe essere volto a ridurre le diverse carenze, anche e soprattutto energetiche, in quanto lo stato infiammatorio cronico porterà a un amento del fabbisogno energetico da parte dell’organismo. Inoltre, l’alimentazione dovrebbe supportare la chiusura della fistole ed essere adeguata alla preparazione agli interventi operatori necessari e al recupero da questi. 

Spesso si rende necessaria la nutrizione parenterale, ovvero la somministrazione dei nutrienti direttamente in vena, affinché venga saltato l’intero tratto digerente.

FONTI

Nutrizione e dietologia – Liguri

Krause’s Food & The Nutrition Care Process – Mahan & Raymond

Diet as a Trigger or Therapy for Inflammatory Bowel Diseases – Lewis & Abreu, Gastroenterology, 2017

Dott.ssa Laura Kerer

Biologa nutrizionista. Si occuperà di divulgare consigli alimentari e nutrizionali per un corretto e sano stile di vita. Info: Potete contattare personalmente la dott.ssa Laura Kerer all'indirizzo di posta elettronica kererlaura@gmail.com o iltuofarmacista.web@gmail.com Potete visitare la pagina Facebook Dott.ssa Laura Kerer - Biologa Nutrizionista

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