
Forse non molto nota in Italia ma in voga soprattutto negli Stati Uniti, la dieta Planck è un regime alimentare seguito da tantissime persone. Il successo di questa dieta si ritrova nella promessa di poter perdere 9 kg in due settimane e soprattutto a un’assenza di un mantenimento da dover proseguire nel tempo successivo la sua conclusione.
COME FUNZIONA?
La dieta Plank è una strategia alimentare molto rigida e ben definita con poco margine di libertà. È caratterizzata da un menu settimanale che va eseguito per due settimane in cui il regime proposto è altamente iper proteico, ipocalorico e strutturato in 3 pasti. Al termine di questo ciclo di due settimane non viene prevista nessuna fase di mantenimento, anzi sembra che si assicuri un naturale mantenimento del peso, senza effetti yo-yo, per ben tre anni.
In generale, quindi, permette di mangiare solo alimenti ricchi in proteine, poveri di carboidrati e grassi, i pasti da eseguire saranno solo colazione pranzo e cena che verranno variati ogni giorno prevedendo sempre una fonte proteica e di verdure.
Tutti i cibi da consumare a colazione, pranzo e cena sono ben specificati. Solamente la domenica è possibile invertire pranzo e pasto serale.
Nella sua restrittività, la dieta Plank prevede un pasto libero a settimana, la domenica a cena. Per questo pasto non ci sono alcun tipo di indicazioni, è concesso di mangiare qualsiasi cosa sia per quantità che scelta degli alimenti.
Terminate le 2 settimane, la dieta, come detto, non prevede alcuna fase di mantenimento. L’unica accortezza è di continuare ad evitare gli alcolici, gli zuccheri e di limitare i carboidrati.
GLI EFFETTI DELLA DIETA PLANK
La dieta Planck essendo ipocalorica e iperproteica, come tutte quelle della sua categoria, smuove molto bene le riserve lipidiche andando a consumare in maniera importante il grasso corporeo, favorendo quindi un dimagrimento visibile. Difatti quando si intraprende una dieta puramente di questo tipo si entra in uno stato detto di chetosi che costringe l’organismo a usare come substrato energetico soltanto lipidi e proteine muscolari.
Quindi è vero che i chili calano, tuttavia questa alimentazione rischia di dare risultati ma a scapito della massa magra e affaticare eccessivamente il fegato e i reni, che dovranno sostenere un grosso surplus di lavoro per smaltire prodotti di scarto come i corpi chetonici.
Inoltre una volta terminata la dieta, che come detto, non prevede alcuna fase di mantenimento, il metabolismo rallenta e potrebbe non essere più in grado di bruciare le calorie necessarie, provocando un rischio maggiore di recupero dei chili persi.
CONTROINDICAZIONI
Tutte le diete iperproteiche che si strutturano su un introito eccessivo di proteine derivanti perlopiù da alimenti di origine animale, e su un invece inadeguato quantitativo di carboidrati per sostenere le funzioni metaboliche dell’organismo, hanno forti controindicazioni e si allontanano dai principi previsti da una alimentazione sana, corretta ed equilibrata. Tra le problematiche che si possono verificare nelle persone che seguono la dieta Planck possiamo considerare l’ipoglicemia, la chetoacidosi, la disidratazione, le carenze nutrizionali di vitamine e sali minerali, di fibre alimentari, che a loro volta possono essere causa di sintomi quali debolezza, astenia, crampi muscolari, alterazioni del ciclo del sonno.
Essendo poi ricca di alimenti di origine animale, potrebbe far aumentare i livelli nel sangue di colesterolo LDL, fattore di rischio ormai noto per l’insorgenza di problematiche cardiovascolari.
La dieta Planck quindi sicuramente non è adatta a tutti, le persone che dovrebbero astenersi nel seguire questo regime dietetico sono sicuramente i diabetici, i soggetti con nefropatie o problematiche del fegato, chi soffre di gotta e le donne in stato interessante.
CONCLUSIONI
La dieta Planck si presenta come un regime alimentare aggressivo e drastico, non può essere sicuramente considerato un corretto percorso da seguire se non per chi è disposto a rinunciare anche alla propria salute pur di perdere velocemente il peso. Il numero sulla bilancia deve essere visto come rappresentazione di un modo di alimentarsi e la sua variazione deve corrispondere a una nuova e migliore abitudine dietetica. Le diete non devono essere di mezzi finalizzati solamente a raggiungere un obiettivo numerico.
Un regime nutrizionale equilibrato non può e non deve garantire una perdita di 9 kg in due settimane, bensì è opportuno sempre restare su un calo ponderale che si attesti tra i 700g e il 1 kg a settimana, in modo tale da massimizzare il consumo di massa grassa e minimizzare invece la perdita di massa magra. Valutando il dispendio energetico complessivo dell’individuo e l’ apporto calorico della dieta è corretto impostare un taglio calorico non troppo eccessivo, generalmente si dovrebbe attestare su un 20% in meno rispetto al fabbisogno. Che dir si voglia, nonostante sia un metodo più lento (ma anche meno stressante) garantisce con notevole precisione la progressione del dimagrimento e, salvo complicazioni, permette di raggiungere con una composizione corporea ottimale l’obiettivo finale, senza rischiare in un effetto rebound appena si ritorna a un regime normo calorico.