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GERD – La malattia da reflusso gastroesofageo

La malattia da reflusso gastroesofageo (o GERD) si presenta con una sintomatologia abbastanza varia e non sempre specifica. Per tale ragione, alle volte, prima di arrivare ad una diagnosi posta dal medico, intercorre diverso tempo. Si tratta, inoltre, di una patologia molto diffusa: in Italia, per esempio, colpisce una persona su tre. Affligge prevalentemente persone di sesso maschile, di età compresa tra i 55 e i 65 anni. Oltre al sesso e all’età, fattori predisponenti sono anche l’etnia caucasica, il fumo di sigaretta e l’obesità addominale, ovvero l’accumulo di tessuto adiposo prevalentemente nella regione addominale. 

PATOGENESI MULTIFATTORIALE

La patogenesi è, come spesso accade per le condizioni patologiche, multifattoriale. Si possono distinguere fattori:

-esofagei, con disfunzioni di vari gradi che riguardano il LES (lo sfintere esofageo inferiore) e l’esofago stesso (per esempio, una sua ridotta resistenza);

-gastrici, con un rallentato svuotamento gastrico, reflusso biliare e ipocloridia

-altri fattori, come la SIBO (small intestinal bacterial overgrowth – sovracrescita batterica a livello del piccolo intestino) e la disbiosi intestinale (condizione in antitesi con la eubiosi intestinale, dove vige un perfetto equilibrio a livello della popolazione microbica intestinale). 

SINTOMI, A COSA PRESTARE ATTENZIONE?

I sintomi tipici, che permettono una diagnosi rapida, sono:

-pirosi, ovvero il così detto senso di bruciore allo stomaco (nella parte alta dell’addome), che si presenta soprattutto dopo i pasti. La pirosi può interessare, oltre alla regione retrosternale, anche la regione del collo o irradiarsi verso la schiena, tra le scapole. In tal caso il sintomo porta già con un po’ più di difficoltà al riconoscimento della patologia;

-rigurgito, ovvero la risalita di contenuto gastrico, acido, attraverso l’esofago fino al cavo orale. Provoca un sapore amaro in gola e in bocca, e può ledere le mucose, sia di esofago che bocca;

-nausea, ovvero la sensazione di malessere e pressione intra-addominale che precede il vomito;

-disfagia, ovvero la sensazione di difficoltà all’atto della deglutizione.

I sintomi meno specifici sono diversi e interessano diverse regioni dell’apparato digerente superiore:

-orofaringei, con glossite, faringite (senza o con mal di gola), tosse secca, raucedine, alitosi, sensazione di bocca urente;

-laringei, con laringite cronica, laringite posteriore con edema, faringo-laringite;

-bronco-polmonari, con ipersecrezione catarrale, asma e difficoltà a respirare.

DIAGNOSI

La diagnosi viene posta sia avvalendosi di strumentazione specifica:

-gastroscopia;

-pH-metria;

-manometria esofagea;

-esame rx con mezzo di contrasto esofago-gastrico;

-scintigrafia esofagea.

Oltre alla diagnosi strumentale si ricorre a una approfondita anamnesi, la quale tiene conto di segni e i sintomi, anche avvalendosi di un questionario, il GerdQ, che si compone di una serie di domande, e che permette di calcolare un punteggio. Se tale punteggio risultasse superiore ad 8 si può porre diagnosi di GERD.

IPOCLORIDRIA E SIBO

Difficoltà digestive, senso di pesantezza, soprattutto dopo un pasto riccamente proteico (per esempio una bella bistecca) possono essere sintomi di una condizione nota come ipocloridria. Altri sintomi che possono indicare ipocloridria sono: alitosi, senso di pesantezza a livello dello stomaco dopo aver mangiato, eruttazioni frequenti a fine pasto, cibo maldigerito nelle feci, senso di stanchezza dopo i pasti.

Ma cos’è precisamente l’ipocloridria? Si tratta di una ridotta secrezione a livello gastrico di HCl, con conseguente innalzamento del pH dello stomaco, che, in condizioni normali, raggiunge valori anche molto bassi, come 1,5. 

L’ipocloridria comporta diverse conseguenze: 

-malassorbimento

-maldigestione

-proliferazione batterica a livello gastrico, mancata funzione di difesa da parte del pH basso nei confronti del cibo ingerito e possibile risalita dall’intestino di microrganismi.

La SIBO (small intestinal bacterial overgrowth – sovracrescita batterica a livello del piccolo intestino) comporta una incrementata pressione intraddominale, dovuta a una elevata produzione di gas in seguito alla fermentazione di cui sono responsabili i batteri. La pressione intraddominale elevata e collegabile al reflusso gastroesofageo, dato che questa va spingere contro lo sfintere esofageo inferiore, provocando la risalita di acido gastrico nell’esofago.

COSA FARE E COSA NON FARE IN CASO DI SIBO E GERD

L’assunzione di medicinali come gli inibitori di pompa protonica o di bicarbonato, per diminuire la sintomatologia fastidiosa caratteristica del GERD non fa altro che favorire la SIBO, e quindi il reflusso. 

Va quindi ridotta la pressione intraddominale con una alimentazione corretta ed adeguata, conseguentemente si riduce la pressione sullo sfintere esofageo. Va quindi, in un secondo step, corretta l’ipocloridria, facendo sì che lo stomaco abbia il pH corretto. Si riduce così il gas, conseguenza della SIBO che viene inibita, e migliora la digestione.

Dott.ssa Laura Kerer

Biologa nutrizionista. Si occuperà di divulgare consigli alimentari e nutrizionali per un corretto e sano stile di vita. Info: Potete contattare personalmente la dott.ssa Laura Kerer all'indirizzo di posta elettronica kererlaura@gmail.com o iltuofarmacista.web@gmail.com Potete visitare la pagina Facebook Dott.ssa Laura Kerer - Biologa Nutrizionista

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