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IL TRAPIANTO DI FECI PER COMBATTERE LE MALATTIE

Il microbiota intestinale, più comunemente noto come flora intestinale, è un vero e proprio organo. Si estende in tutta la parte inferiore dell’addome eppure è invisibile, pesa più del cuore (circa un Kg) ed è indispensabile perché svolge innumerevoli funzioni di cui abbiamo già parlato. 

Negli ultimi decenni si sono indagate a fondo la composizione e le funzioni del microbiota anche con l’obiettivo di comprendere il suo ruolo nel mantenimento della salute e nell’insorgenza delle malattie. In diverse patologie, tra cui le malattie intestinali infiammatorie croniche, il cancro colon-rettale, alcune patologie neurologiche, il diabete e l’obesità, si osserva disbiosi ovvero la variazione quali e/o quantitativa nella composizione del microbiota. In presenza di disbiosi potrebbe avvenire il passaggio in circolo di tossine e molecole infiammatorie in grado di causare danni d’organo e patologie. 

Il microbiota intestinale è così diventato un bersaglio terapeutico con l’esecuzione del trapianto di feci (o trapianto di microbiota intestinale). L’obiettivo della pratica è quello di ripristinare l’eubiosi per curare una patologia disbiosi-correlata. 

LE ORIGINI DEL TRAPIANTO

Una tecnica innovativa, direte voi. In realtà ha radici molto antiche. Le prime testimonianze di trapianto fecale risalgono al IV secolo d.c in Cina, dove la terapia chiamata “zuppa gialla” o “sciroppo d’oro” trovava impiego in caso di gravi avvelenamenti alimentari e diarrea. Durante il XVI secolo poi i cinesi svilupparono una grande varietà di prodotti derivati dalle feci per trattare sia problemi gastrointestinali sia sintomi sistemici come la febbre e il dolore. In quello stesso periodo storico, i Beduini consumavano le feci dei propri cammelli come rimedio per la dissenteria batterica. La tecnica col tempo diventa più raffinata fino ad arrivare ai giorni nostri: nel 2013 si assiste al primo trapianto di feci in Italia, presso l’Ospedale Sacco di Milano.

IN COSA CONSISTE?

Si tratta di una procedura clinica in cui le feci di un donatore sano vengono prelevate e lavorate in laboratorio. Il prodotto finale è una sacca del tutto simile a quelle di plasma contenente però miliardi di batteri e miceti, che viene conservata congelata in biobanche fino al suo utilizzo. Al bisogno le feci sono scongelate e possono essere infuse tramite colonscopia o clistere nel ricevente o liofilizzate e somministrate per via orale sottoforma di capsule.

E’ importante la rigorosa selezione del donatore per evitare il rischio di trasmettere agenti infettivi. Per questo i donatori vengono previamente sottoposti a test di screening e non devono avere allergie alimentari, non devono aver assunto antimicrobici nei precedenti tre mesi, non devono annoverare nella propria storia clinica o in quella di familiari patologie tumorali e disordini neurologici. I donatori possono essere scelti tra i familiari e i partner oppure possono essere volontari sconosciuti selezionati.

QUALI INDICAZIONI HA? 

L’indicazione attualmente accettata è l’infezione da Clostridium difficile ricorrente e refrattaria ai medicinali dopo la terza ricorrenza. In questo caso il trapianto ha un tasso di successo dell’87%. 

E’ generalmente sicuro e ben tollerato: sono stati rilevati pochi effetti collaterali tra cui discomfort intestinale, diarrea, emesi e febbre transitoria. 

Nonostante ciò sono da considerare alcuni fattori: la possibile trasmissione di patogeni, la difficoltà a reperire donatori sani, convincere i pazienti a sottoporsi alla pratica, problemi nella preparazione e nella somministrazione delle feci a causa dell’odore. 

Negli ultimi anni si è osservata una crescita esponenziale nell’utilizzo del trapianto di feci e in Italia è considerato una donazione di organo. L’efficacia e la sicurezza di questa pratica sono in corso di verifica in trials clinici che stanno coinvolgendo pazienti di tutto il mondo affetti da numerose patologie, tra cui le malattie infiammatorie intestinali, tumori, malattie del sistema nervoso centrale e patologie dismetaboliche come l’obesità e il diabete.

Fonti:

-www.microbioma.it

-PF Groot et al. (2017) Fecal microbiota transplantation in metabolic syndrome: History, present and future. GUT MICROBES 2017, VOL. 8, NO. 3, 253–267 

-Ricardo Cruz et al. (2018) Claves prácticas para un trasplante de microbiota fecal por colonoscopía en infección por Clostridium difficile recurrente. Experiencia en un centro universitario. Rev Chilena Infectol 2018; 35 (5): 566-573 

Dott.ssa Giulia Parise

Farmacista di professione, ma con una profonda passione per la divulgazione scientifica.

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Susanna Bartolozzi
Susanna Bartolozzi
3 Giugno 2020 21:19

Brava !!! Molto interessante ! Un argomento di cui ero completamente all’oscuro !!!!