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TUMORE AL SENO: INCIDENZA, FATTORI DI RISCHIO, SCREENING, SINTOMI E TERAPIA

Il carcinoma della mammella è il cancro più diffuso nella popolazione femminile soprattutto in donne in post-menopausa e rappresenta la seconda causa di morte, dopo le patologie cardiovascolari, nelle donne in età compresa tra i 35 e i 75 anni.

 

FATTORI DI RISCHIO

Il rischio di ammalarsi di tumore alla mammella aumenta con l’avanzare dell’età, con una probabilità del 2.3% fino all’età di 49 anni, del 5.4% in un’età compresa tra i 50 e i 69 anni e del 4.5% nella fascia di età 70-84. La curva di incidenza cresce in maniera esponenziale con l’inizio della menopausa (50-55), per poi riprendere dopo i 60 anni.

Oltre all’età sono stati identificati altri fattori di rischio maggiormente collegati con l’insorgenza della neoplasia.

Fattori riproduttivi: una lunga durata del periodo fertile, che si traduce in un menarca precoce e menopausa tardiva.

Fattori ormonali: incremento del rischio nelle donne che assumono la terapia sostitutiva durante la menopausa soprattutto quando questa si verifica in giovane età.

Fattori dietetici: l’obesità è un fattore di rischio che causa eccessivo stimolo ormonale sulla ghiandola mammaria a causa dell’accumulo di tessuto adiposo con conseguente sintesi di estrogeni circolanti.

L’elevato consumo di alcol sembra essere associato ad un aumento di rischio del carcinoma mammario.

Familiarità ed ereditarietà: sebbene il carcinoma alla mammella sia più frequentemente sporadico, circa il 5-10% dei casi sono ereditari. Meno della metà di questi sono associati a mutazioni in geni che conferiscono un alto rischio di sviluppare la malattia nell’arco della vita. I due principali geni sono BRCA1 e BRCA2.

Nelle donne con mutazioni nel gene BRCA1 il rischio di ammalarsi nel corso della vita di tumore al seno è pari al 65% mentre mutazioni in BRCA2 aumentano del 40% il rischio.

 

 

SCREENING

È fondamentale distinguere due tipi di screening: nella popolazione generale e nelle donne ad alto rischio.

Lo screening è volto alla prevenzione in donne asintomatiche allo scopo di identificare la neoplasia ad uno stadio precoce.

L’autopalpazione è il primo approccio che ogni donna può utilizzare per imparare a conoscere la struttura più superficiale della mammella.

La mammografia è l’esame di screening più efficace per una diagnosi precoce. Le linee guida attuali suggeriscono di effettuare la mammografia ogni 2 anni dai 50 anni di età. Nelle donne con età inferiore ai 50 anni si raccomanda invece l’ecografia, utile per studiare un seno giovane.

Nelle donne ad alto rischio sia per storia familiare di carcinoma mammario sia perché portatrici di mutazioni o in BRCA1 o BRCA2 i controlli strumentali devono iniziare all’età di 25 anni. Gli esami strumentali da eseguire sono: risonanza magnetica e mammografia a cadenza annuale.

 

SINTOMI

Le forme iniziali di cancro al seno sono generalmente asintomatiche.

In stadi più avanzati, i sintomi e i segni più visibili sono: dolore e gonfiore alla mammella, rossore, rientro del capezzolo, secrezioni sierose o di sangue dal capezzolo, aumento della VES, gonfiore a livello dell’ascella, dell’avambraccio o di tutto il braccio.

 

TERAPIA

La maggior parte dei pazienti affetti da carcinoma alla mammella vanno incontro ad intervento chirurgico.

L’intervento chirurgico consiste, a seconda dell’estensione della malattia, o in una quadrantectomia (asportazione della lesione) oppure in una mastectomia, nella quale si asporta l’intera mammella. Durante l’intervento chirurgico viene iniettato un liquido radioattivo utile per tracciare il linfonodo sentinella, che raccoglie il materiale di scarto proveniente dalla lesione. Se il linfonodo si colora allora verrà asportato al fine di valutare la presenza di cellule tumorali al suo interno.

Nel caso in cui i linfonodi fossero compromessi, durante l’intervento chirurgico sarebbe possibile procedere con l’asportazione dei linfonodi ascellari.

Successivamente alla chirurgia si procede con l’analisi istologica del tessuto asportato al fine di attuare la migliore scelta terapeutica per ridurre al minimo il rischio di ricomparsa della malattia.

L’impiego della radioterapia dipende dal tipo di chirurgia che la paziente ha subito. La radioterapia dopo mastectomia radicale è indicata nelle pazienti ad alto rischio di recidiva, come quelle con coinvolgimento di linfonodi ascellari o con lesioni tumorali molto estese mentre per le pazienti che hanno ricevuto chirurgia conservativa la radioterapia costituisce parte integrante del trattamento.

La chemioterapia viene somministrata alle pazienti con una diagnosi istologica che non prevede l’utilizzo della terapia ormonale perché le cellule tumorali non espongono i recettori per gli estrogeni e/o progestinci o l’HER2. Al contrario, si somministrata la terapia ormonale per 5 anni osservando una riduzione del rischio di recidiva di quasi il 50%.

 

FONTI

Wormann B. Breast cancer: basics, screening, diagnostics and treatment. Med Monatsschr Pharm. 2017 Feb. PMID:29952495.

Pearce L. Breast Cancer. Nurs Stand. 2016 Aug. PMID: 27533387.

McDonald ES. Clinical Diagnosis and Management of Breast Cancer. J Nucl Med. 2016. PMID: 26834110

Dott.ssa Daniela MASSIHNIA

Laureata in Biotecnologie industriali. Si occupa di ricerca clinica e di divulgazione scientifica.

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