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LA MONTAGNATERAPIA

Kalipè, passo corto e lento… mi sussurra la montagna a 2500m in una calda mattina d’estate.

Un passo dietro l’altro, il respiro che mano a mano ti pervade il corpo; corpo, animo e mente diventano una sola cosa.

I panorami sconfinati, il suono del silenzio rubato ai metri di altitudine che a poco a poco ti distaccano dalla frenesia e dal caos della città; i fiori, gli alberi, le rocce, le pareti, le creste, l’acqua che scorre, il ronzio degli insetti e gli animali dai colori e versi più svariati, ti lasciano capire che siamo solo una minuscola tessera di quel puzzle chiamato ecosistema.

La montagna è questo e tanto altro…

E’ acquisire la consapevolezza dei propri limiti e saperli accettare, ma è anche trasgressione quando quei limiti provi a sfidarli. Impari a conoscere e a fidarti degli altri, del tuo amico di cordata, del tuo compagno di avventura o semplicemente di te stesso; è un cammino di introspezione che ti analizza nel profondo.

E’ il sole e la pioggia, è il vento e la tempesta, è la luce e il buio, è croce, sudore, fatica, impegno, sacrificio, è determinazione, è il freddo e il caldo che si alternano, come i nostri stati d’animo, in poco tempo. E’ bellezza e libertà, è la paura di un percorso impervio, è la gioia per aver raggiunto la meta, è la rabbia per aver mollato, è un’altalena di emozioni proprio come succede nella vita di ogni giorno.

 

 

Scopro che la montagna è cura, è terapia. E’ nel 2007, infatti, che Giulio Scoppola, psicologo, psicoterapeuta e ideatore della montagnaterapia in Italia, ne dà una definizione: << Con il termine montagnaterapia si intende definire un originale approccio metodologico a carattere terapeutico-riabilitativo e/o socio-educativo, finalizzato alla prevenzione, alla cura e alla riabilitazione degli individui portatori di differenti problematiche, patologie o disabilità; esso è progettato per svolgersi attraverso il lavoro sulle dinamiche di gruppo, nell’ambiente culturale, naturale e artificiale della montagna>>.

La montagnaterapia si svolge in piccoli gruppi e le attività sono progettate e attuate nell’ambito del Servizio Sanitario nazionale con la collaborazione del CAI (Club Alpino Italiano) o di altri enti del settore. Medici, infermieri, psicologi, educatori socio-sanitari e guide alpine, collaborano affinché con attività (camminata, escursionismo, sci, arrampicata, rafting) mirate alle caratteristiche del gruppo, sia possibile raggiungere uno stato di benessere ed un miglioramento della qualità di vita. Le sessioni di montagnaterapia hanno una durata breve o di alcuni giorni (sessioni residenziali) nel corso dell’anno. Gli operatori sono sottoposti ad una formazione specifica e adottano protocolli comuni, efficaci e confrontabili. In generale, infatti, la rete nazionale di montagnaterapia prevede incontri biennali durante i quali si condividono e si discute sulle esperienze vissute dai professionisti, dai pazienti e dai tecnici per valutare i successi e i benefici ottenuti.

I benefici?

La montagnaterapia è un’esperienza di “inclusione”, aiuta ad accettare le diversità, insegna la condivisione e a superare, con quel passo lento e corto, le difficoltà. Lavorare in gruppo migliora l’autostima , fornisce tranquillità ed equilibrio interiore. E’ stato dimostrato che camminare in montagna o semplicemente stare a contatto con la natura, abbassa i livelli di cortisolo o ormone dello stress e delle citochine infiammatorie. Ciò risulta utile per migliorare le sindromi depressive, ridurre l’ansia e l’insonnia. Inoltre, le attività in montagna migliorano la pressione sanguigna, riducono le dislipidemie e l’aumento di peso, aiutano a combattere le patologie muscolo-scheletriche, ma soprattutto influiscono positivamente sulla sfera psico-emotiva.

La montagna dunque come una possibilità di cambiamento interiore, un obiettivo o un progetto che si fa strada, un’esperienza di riflessione, di attenzione, concentrazione e rielaborazione.

A curarsi con la montagnaterapia sono nella maggior parte dei casi persone con dipendenze o con disabilità sensoriali, cognitive o motorie. Lo scopo è quello di metabolizzare il proprio vissuto e affrontare la vita con nuove prospettive. Mollare gli ormeggi e guardare avanti facendo delle proprie esperienze un bagaglio importante.

Mi piacerebbe un giorno dispensare il colore dei rododendri, la purezza e la tenacia della stella alpina, il suono delle acque di un ruscello, il fruscio del vento tra gli aghi di un abete, il profumo del cirmolo e regalare del tempo da trascorrere all’aria aperta ai miei pazienti, perché anche la natura può essere un farmaco…in effetti tutto parte da lì.

FONTI

Massimiliano Ossini Kalipè Lo spirito della montagna Rai Editore anno 2018;

https://www.cai.it/attivita-associativa/sociale/montagnaterapia/;

montagne360-CAI febbraio 2017

Dott.ssa Morgana Pisano

Laureata in Farmacia, appassionata di divulgazione scientifica e scrittura di storia della scienza.

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Francesca
Francesca
5 Ottobre 2021 18:25

Complimenti, ottimo articolo 👏🏼