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MALATTIA DI PARKINSON: LEVODOPA (PARTE I)

Dopo la malattia di Alzheimer, il morbo di Parkinson è la patologia neurovegetativa più diffusa. È principalmente dovuta ad una degenerazione e conseguente perdita del numero e dell’attività dei neuroni dopaminergici della via nigrostriatale. Lo scopo della terapia consiste principalmente nel ripristinare, per quanto possibile, una normale attività dopaminergica striatale.

I farmaci maggiormente utilizzati sono la levodopa, gli agonisti dei recettori della dopamina, gli inibitori della catecol-O-metil-transferasi, gli inibitori delle monoaminossidasi, gli antagonisti dei recettori muscarinici dell’acetilcolina e l’amantadina. Tutti i farmaci utilizzati nella terapia del morbo di Parkinson possono essere dispensati dopo presentazione di ricetta medica.

LEVODOPA

È il precursore fisiologico della dopamina. La dopamina come tale non può essere somministrata in quanto, non superando la barriera ematoencefalica, non raggiungerebbe la sede d’azione e provocherebbe numerose reazioni avverse a livello periferico. La levodopa invece è trasportata attivamente attraverso la barriera ematoencefalica mediante un trasportatore degli aminoacidi aromatici e una volta raggiunto il cervello viene rapidamente convertita a dopamina dalle decarbossilasi presenti nelle terminazioni presinaptiche dei neuroni dopaminergici a livello striatale. A causa del suo esteso metabolismo periferico solo in minima parte (1% o meno) raggiunge il SNC. Per questo motivo la levodopa si associa ad un inibitore periferico della L-aminoacido-decarbossilasi, come la carbidopa o la benserazide. In questo modo si ha una più elevata concentrazione ed una emivita più lunga del farmaco. Questa associazione permette di ridurre il dosaggio della levodopa con conseguente riduzione delle reazioni avverse periferiche come nausea, vomito ed aritmie cardiache dovute alla produzione periferica di dopamina.

La levodopa è sicuramente il farmaco più importante per la terapia del morbo di Parkinson, con il prolungarsi del trattamento negli anni l’effetto terapeutico tende a ridursi ed iniziano a comparire reazione avverse a dosi prima bel tollerate. Tra queste ricordiamo le fluttuazioni motorie, le discinesie e i disturbi nerupsichiatrici. Dopo 10 anni o più la terapia circa il 90% dei pazienti presenza fluttuazioni motorie “fenomeno on/off”: lo stato motorio del paziente passa rapidamente da una risposta terapeutica positiva (periodo on) ad una assenza o peggioramento dello stato motorio (periodo off).

FONTI

Le basi della farmacologia Michelle A. Clark, Richard Finkel, Jose A. Rey, Karen Whalen

Principi di chimica farmaceutica Foye, Lenke, Williams

Le Basi Farmacologiche Della Terapia – Goodman & Gilman

 

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