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Viagra: nuovo alleato contro l’Alzheimer? 

L’Alzheimer è una patologia che colpisce in Italia circa un milione di persone, attualmente non esiste una cura efficace per il trattamento della malattia, ma grazie ad un recente studio, pubblicato su Nature, è stato visto che l’uso di Sildenafil (la pillola blu) abbasserebbe del 69% il rischio di sviluppare Alzheimer. 

 

Lo studio  

Lo studio condotto dalla Cleveland Clinic è di tipo retrospettivo e statistico: ovvero ha analizzato i dati preventivamente raccolti, di 7,23 milioni di individui che sono poi stati incrociati, tenendo conto dell’età, sesso, etnia e malattie pregresse del soggetto.  

In conclusione è stato visto che l’assunzione di Losartan era associata ad un rischio di sviluppo di Alzheimer più basso del 55%; del 63% e 64% con Metformina e glimepiride; del 65% con diltiazem ed infine del 69% con Sildenafil. 

Nonostante i dati incoraggianti, l’obbiettivo della ricerca è quello di fornire un punto di partenza per studi più approfonditi.  

 

Inoltre, sempre grazie all’analisi dei Big Data è stato possibile risalire a 13 modelli endofenotipici della malattia di Alzheimer, ovvero le così dette “firme biologiche”. Questo è stato possibile grazie ad algoritmi guidati da intelligenza artificiale che hanno mappato le proteine potenzialmente associate alla malattia, ed in seguito sono stati analizzati 1600 farmaci approvati dalla FDA (Food and Drug Administration), per scoprire quali principi attivi potessero al meglio interagire con le proteine coinvolte nel decorso della malattia. 

 

Come mai il Viagra ha ottenuto il punteggio più alto? 

 Ricordando che lo studio è di tipo statistico e non clinico, i dati analizzati erano riferiti ai sinistri assicurativi di più di 7 milioni di persone. In particolare sono stati analizzati i soggetti che assumevano Sildenafil ed il rischio di sviluppare l’Alzheimer in 6 anni, e il risultato parla chiaro: i soggetti che hanno assunto Viagra per almeno 6 anni avevano quasi il 70% di rischio in meno di sviluppare la malattia. 

 

Dal punto di vista clinico, quello che i ricercatori hanno in seguito fatto è stato analizzare l’effetto del Sildenafil con cellule staminali pluripotenti indotte ricavate da pazienti con Alzheimer: da questo si è osservato un aumento dei prolungamenti neuronali con riduzione riduzione dei livelli della proteina Tau (una delle cause della malattia). 

 

 Le risorse contro l’Alzheimer 

Al momento la terapia d’elezione contro la malattia è limitata all’uso di inibitori della memantina e delle colinesterasi, che però hanno solo efficacia nel rallentare di pochi mesi il decorso della malattia.  

Molti studi stanno puntando sull’uso di anticorpi monoclonali, la cui somministrazione però è piuttosto scomoda e dispendiosa. 

Risulta chiaro dunque quanto i risultati della nuova ricerca possano essere promettenti: se i dati fossero validati anche in seguito a ricerche cliniche, sarebbe un grandissimo passo avanti per la medicina, ma soprattutto per i malati e le loro famiglie. 

 

FONTI 

https://www.nature.com/articles/s43587-021-00138-z 

Federica Martin

Laureanda in Farmacia. La sua passione è la ricerca.

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