
Di recente si è diffusa la notizia che alcuni farmaci impiegati nel trattamento dell’ipertensione arteriosa possano aggravare l’infezione da Covid-19 nei pazienti già infetti. I farmaci incriminati appartengono a due classi di antiipertensivi: ACE-inibitori e Sartani. Anche noi ne avevamo parlato recentemente in un articolo: “Covid-19, ACE-inibitori e Sartani: Cosa c’è di vero? L’AIFA fa chiarezza”
Cosa sono gli ACE inibitori?
Gli ACE-inibitori (classe a cui appartengono molecole come ramipril, enalapril e lisinopril) impediscono l’attività dell’enzima convertitore dell’angiotensina, indicato con la sigla “ACE (Angiotensin Converting Enzyme)”. Questo enzima trasforma l’angiotensina I in angiotensina II, un ormone responsabile dell’innalzamento della pressione arteriosa.
Cosa sono i Sartani?
I Sartani (come Losartan e Valsartan) sono invece degli antagonisti recettoriali, cioè non agiscono su ACE ma bloccano direttamente i recettori dell’angiotensina II. L’effetto finale è sempre lo stesso: interdire la funzione dell’ormone sull’apparato cardiovascolare e renale. L’angiotensina II induce, infatti, vasocostrizione diretta a livello delle arteriole e vasocostrizione indiretta stimolando il rilascio di adrenalina e noradrenalina da parte della ghiandola surrenale e delle terminazioni ortosimpatiche. Stimola anche la produzione di aldosterone, ormone responsabile del riassorbimento renale di sodio.
La comunicazione arriva direttamente dall’EMA (l’agenzia europea del farmaco):
“L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) è a conoscenza delle recenti notizie diffuse dai media e delle pubblicazioni che si interrogano sulla capacità di alcuni farmaci, come gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE) e i bloccanti del recettore per l’angiotensina (ARB o sartani), di peggiorare la malattia da coronavirus (COVID-19). Gli ACE-inibitori e gli ARB sono più comunemente usati per il trattamento di pazienti affetti da pressione alta, insufficienza cardiaca o malattia renale.
È importante che i pazienti non interrompano il trattamento con gli ACE-inibitori o gli ARB e non è necessaria la modifica della terapia. Attualmente, non vi sono evidenze di studi clinici o epidemiologici che stabiliscano un legame tra gli ACE-inibitori o gli ARB e il peggioramento della malattia da COVID-19. Esperti nel trattamento di patologie cardiache e di disturbi della pressione arteriosa, tra cui la Società europea di cardiologia, hanno già rilasciato dichiarazioni in tal senso. Per raccogliere evidenze aggiuntive, l’EMA sta contattando in modo proattivo i ricercatori al lavoro per generare ulteriori prove negli studi epidemiologici.
Poiché l’emergenza di salute pubblica si sta diffondendo rapidamente in tutto il mondo, sono stati avviati studi scientifici finalizzati a stabilire come il coronavirus 2 che causa la sindrome respiratoria acuta grave (SARS-CoV-2) si riproduce nell’organismo, interagisce con il sistema immunitario e provoca la malattia, e se il trattamento in corso con medicinali quali gli ACE-inibitori e gli ARB possa influire sulla prognosi della malattia da COVID-19.
L’ipotesi secondo cui il trattamento con ACE-inibitori o ARB possa peggiorare le infezioni nell’ambito della malattia da COVID-19 non è supportata da alcuna evidenza clinica. Questi medicinali funzionano interagendo con il sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS). Poiché il virus utilizza un bersaglio denominato enzima di conversione dell’angiotensina 2 (ACE2), che fa parte di questo sistema, per penetrare nelle cellule umane, e visto che i medicinali possono aumentare l’ACE2, una delle ipotesi è che i suddetti medicinali possano aumentare l’attività del virus. Tuttavia, le interazioni del virus con il sistema RAAS nell’organismo sono complesse e non completamente note.
L’EMA monitora strettamente la situazione e collabora con le parti interessate per coordinare gli studi epidemiologici sugli effetti degli ACE-inibitori e degli ARB nei pazienti affetti da COVID-19.
L’Agenzia europea contribuisce inoltre a coordinare ricerche urgenti in corso ed è pienamente impegnata a informare i cittadini in merito a qualsiasi sviluppo in questo ambito.
L’EMA è anche a conoscenza di notizie secondo cui altri farmaci come i corticosteroidi e gli antinfiammatori non steroidei (FANS) potrebbero aggravare la malattia da COVID-19, e ha recentemente pubblicato una comunicazione sui FANS. È importante che, in caso di dubbi o incertezze sui farmaci, i pazienti si rivolgano al loro medico o farmacista e non interrompano la consueta terapia senza aver prima consultato un operatore sanitario.
I medicinali devono essere prescritti e utilizzati conformemente alla valutazione clinica, tenendo debitamente conto delle avvertenze e delle altre informazioni presenti nel riassunto delle caratteristiche del prodotto (RCP) e nel foglio illustrativo, nonché delle indicazioni fornite dall’OMS e dagli organismi nazionali e internazionali competenti.
Nell’ambito del network europeo di regolamentazione dei medicinali, necessità sull’uso sicuro dei farmaci sono esaminate nel momento in cui emergono. Ogni nuovo parere emesso è opportunamente divulgato attraverso l’EMA e le autorità nazionali competenti.
L’EMA fornirà ulteriori informazioni, se del caso”.