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Sindrome da cocktail

Perdita d’udito o sordità da cocktail?

Sono noti a tutti gli effetti che il consumo di alcool a lungo termine possono comparire, incidendo negativamente sul nostro stato di salute: danni epatici, malattie cardiache e pancreatiche, oltre che sintomi psichiatrici comprendenti sia manifestazioni ansiose che sindromi depressive. Poco noti sono, invece, gli effetti dell’alcool sul nostro udito.
Vi è mai capitato si svegliarvi, dopo una serata fra amici a base di prelibatezze ed ottimo vino, con le orecchie che fischiano? O come se avvertiste i suoni in modo “ovattato” come  dopo essere stati ad un concerto? Ecco, probabilmente avete sperimentato una sordità da cocktail.

Cosa è accaduto nel nostro cervello?

A livello del nostro orecchio interno, troviamo le cellule ciliate, responsabili della traduzione dei suoni raccolti dalle orecchie, in impulsi elettrici che vengono inviati lungo il nervo uditivo, al cervello. Qui, del nostro sistema uditivo, l’alcool ha creato un microambiente tossico che ha disturbato questa traduzione. Generalmente, dopo qualche ora di stordimento, mal di testa, un’aspirina, ci si sente meglio e si è pronti per continuare con le nostre attività quotidiane, ma cosa succede nei bevitori cronici?

Quando il consumo di alcool diventa cronico.  

La tossicità creata nell’orecchio interno distrugge le cellule ciliate e queste non si rigenerano. In particolare, possono manifestarsi problemi di comprensione dei suoni a bassa frequenza, e poiché il danno è permanente, lo è anche la perdita dell’udito risultante.
Uno studio condotto da ricercatori tedeschi dell’Università di Ulm (Cumulative lifelong alcohol consumption alters auditory brainstem potentials) ha evidenziato che il consumo costante di alcool danneggia la corteccia uditiva centrale, aumentando il tempo necessario per elaborare il suono.
Quindi, le informazioni passano attraverso il nervo uditivo della coclea al cervello dove vengono tradotti, ma qui il nostro cervello potrebbe non essere in grado di elaborare correttamente i suoni, nonostante le orecchie funzionino correttamente. Ecco perché, a volte, questo tipo di danno, può non essere rilevato dal consueto esame audiometrico.

Danni e conseguenze.

Difficoltà nell’ascoltare persone che parlano rapidamente o nel distinguere una voce o un suono da un’altra in ambienti in cui c’è molto rumore di fondo.
Nello spettro dei disturbi dell’udito, rientrano anche quei fastidiosi ronzii, noti come acufeni.
Chiunque abbia sperimentato gli effetti di qualche cocktail di troppo durante una serata in compagnia, sa che l’alcool può creare problemi a livello di equilibrio. Questo perché l’alcool modifica il volume e la composizione del fluido nell’orecchio interno, e questo causa fenomeni quali le vertigini. L’alcol viene assorbito nel fluido dell’orecchio interno e rimane lì, anche dopo che non è più presente nel sangue e nel cervello. Poiché l’orecchio interno controlla l’equilibrio, ciò può causare vertigini e disorientamento spaziale. Ed ecco spiegata quella “testa che gira” dopo una notte di forti bevute. In alcuni casi, questi fenomeni possono essere accompagnati da strani ronzii nelle orecchie, ovvero dagli acufeni. Un acufene si verifica quando l’alcol provoca gonfiore dei vasi sanguigni con conseguente maggiore flusso sanguigno all’interno dell’orecchio interno. Questa condizione non è pericolosa per la vita e spesso si dissipa in poche ore, ma i pazienti riferiscono che può essere estremamente fastidiosa.

Come agire.

Bere molta acqua è importante per favorire l’eliminazione dei prodotti derivanti dal metabolismo dell’alcool e per promuovere un graduale recupero del nostro udito, in particolare perché gli acufeni possono essere acuiti da uno stato di disidratazione. Non dimentichiamo l’attività sportiva: si ritiene che questa sia di grande beneficio nella gestione dei disturbi uditivi, tra i quali acufeni, sia acuti che cronici. Un aiuto ci arriva anche dalla natura: si ritiene che i principi attivi contenuti nella pianta di Ginko Biloba, i ginkoflavonoidi, svolgano un’azione benefica a livello del microcircolo, caratteristica questa che la rende suscettibile di applicazioni per quanto riguarda il trattamento di acufeni, ed in genere i disturbi dell’orecchio.

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