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Profumeria di nicchia VS profumeria commerciale: analogie e differenze

Profumi per pochi, profumi per tutti.

Profumi di nicchia. Nati per una sezione particolare della profumeria, in altre parole per una nicchia di mercato, colpiscono per ricercatezza ed originalità. È possibile scovarli all’interno di boutique o di negozi specializzati. 

Profumi commerciali. Eccoli ben visibili sugli scaffali dei grandi centri commerciali o in qualsiasi catena della grande distribuzione, pronti a soddisfare i gusti dei consumatori.

Sono profumi appartenenti a due differenti settori del mondo essenziero, sviluppati però a partire da basi formulative comuni: un mix di fragranze in alcool a diverse percentuali.

Ma quali sono, nel dettaglio, le analogie e le differenze tra un profumo di nicchia ed un profumo commerciale?

Procediamo con ordine.

A livello creativo, ci sono differenze?

Quando si comincia a sviluppare una profumazione, le indicazioni per quanto riguarda il settore di nicchia e quello commerciale sono diverse sotto molteplici aspetti. Uno fra tanti? Il posizionamento del prodotto finito. Quest’ultimo si troverà, infatti, in una profumeria di nicchia o al massimo in un duty free di un aeroporto, in uno spazio ben delimitato, nel caso si tratti di un profumo di nicchia. Sarà ospitato, invece, in una profumeria di quartiere o in spazi destinati alla grande distribuzione, qualora si tratti di una fragranza commerciale.

Quale dei due mondi lascia più spazio alla creatività?

Risposta a tratti scontata. Nella creazione di nicchia, il profumiere può osare liberamente e andare alla ricerca di accordi olfattivi più arditi e originali, che difficilmente incontrerebbero gli apprezzamenti della profumeria commerciale. Qualche esempio singolare? Idee che richiamano accordi verdi di erba tagliata oppure profumazioni che ricordano metalli ed altri elementi della crosta terrestre. 

Come si esprime, quindi, la profumeria di nicchia?

Il successo della profumeria di nicchia è legato alla sua possibilità di osare e di farci emozionare: è proprio questa, infatti, la qualità imprescindibile di quei nasi che, creando il giusto accordo olfattivo, sanno ancora risvegliare un’emozione. Si può, dunque, uscire sul mercato della nicchia seguendo, a volte, più il proprio istinto creativo che i veri e propri gusti dei consumatori.

E la profumeria commerciale come comunica?

In questo segmento, sono i gusti olfattivi del cliente finale a dettare la direzione olfattiva di sviluppo del prodotto: l’estro del maestro profumiere viene, di conseguenza, limitato. Quest’ultimo, infatti, si trova a dover creare un profumo in un ambito più ristretto e a rispettare determinati tetti di costo formula: basti pensare a quanto, nel settore commerciale, la logica del prezzo finale sia dominante. Per di più, è sempre da considerare la necessità di abbinare la fragranza ad un packaging adeguato, rimanendo all’interno della filosofia delle grandi catene di profumeria e dei punti vendita specializzati in cosmetica, ormai attività capillari nel settore della grande distribuzione.

Per quanto riguarda il prezzo, chi costa di più?

La profumeria commerciale e il settore della nicchia lavorano a livelli diversi di costi. Questo impatta inevitabilmente sulla formula della fragranza in questione.

Nel mondo della nicchia il concentrato può raggiungere un costo totale più elevato. Qual è la conseguenza diretta? La possibilità di introdurre in formula materie prime molto care. Si potranno, dunque, impiegare sia molecole di ultima generazione, che oli essenziali naturali puri che possono arrivare a valori di mercato anche di parecchie migliaia di euro. È possibile, inoltre, ricorrere all’utilizzo dei cosiddetti “captif”. Di che cosa si tratta? Sono materie prime sintetizzate in laboratorio da parte delle più grandi case profumiere al mondo. Queste aziende hanno la capacità di realizzare alcuni prodotti dal profilo olfattivo nuovo e che, anche se utilizzati in tracce, sono in grado di conferire alla profumazione finale quel tocco di unicità che la contraddistingue. In un settore come quello di nicchia, nel quale l’individualità della creazione è più importante della firma olfattiva stessa, i captif sono quel valore aggiunto per mettere al riparo la profumazione dai tentativi di copia e controtipatura. Una volta realizzato, il captif può essere coperto da una sorta di brevetto ed usato in esclusiva dall’azienda essenziera che lo produce nelle sue composizioni; sarà quest’ultima a decidere se e quando immettere, per ragioni di business, la molecola sul mercato per la vendita ai competitors.

La percentuale di fragranza è la stessa?

Nel mondo della nicchia si trovano solitamente formule con percentuale di fragranza più elevata rispetto a quanto avviene nella profumeria commerciale. Per dare un numero? In genere, la percentuale di fragranza in un prodotto di nicchia è superiore al 22%. Nella profumeria commerciale, invece, tale valore è raramente maggiore del 16% per l’eau de toilette e può aumentare nel caso di eau de parfum oppure parfum tal quale. E la percentuale di fragranza incide inevitabilmente sul costo formula.

Come può il costo formula influenzare il profumiere?

Nella profumeria commerciale il costo formula, spesso limitato, può diventare un vincolo per la libertà espressiva del profumiere. Quest’ultimo si troverà, infatti, a dover fare i conti e potrà impiegare solo determinati tipi di materie prime, che gli consentano di rientrare nei costi. Tutti i profumieri sono portati per lavorare in entrambi gli ambiti? Ovviamente no: esistono nasi più indicati per il settore di nicchia ed altri più tagliati per il mondo commerciale, sia in termini di creatività artistica, che di capacità di fronteggiare il numero più esiguo di materie prime utilizzabili e i rincari dell’ultimo minuto, sempre difficili da gestire.

Quali sono le caratteristiche imprescindibili di ogni formulazione di nicchia che si rispetti?

Prima fra tutte, la persistenza nel tempo. Per quanto tempo? Addirittura per giorni, dove possibile. Il consumatore che si approccia all’acquisto di un profumo di nicchia, infatti, difficilmente farà una scelta d’impeto. Anzi, preferirà piuttosto apprezzare l’evoluzione della fragranza nel tempo: ne noterà con piacere ogni cambiamento e soprattutto la capacità di permanere a lungo. Com’è possibile ottenere tale risultato? Col sapiente utilizzo di note di fondo come quelle muschiate, twistate con sentori ambrati e legnosi oppure con captif dal costo e dalla prestazione in persistenza unici.

In secondo luogo, è importante anche che la profumazione realizzata per il segmento nicchia sia in grado di evolversi nel tempo, mostrando ogni volta che la si annusa sfaccettature differenti, quasi a raccontare una storia. Non si tratta, quindi, di una fragranza monocorde, come spesso accade nella profumeria commerciale: in tale settore, infatti, al contrario della nicchia, il profumo mostra sin dall’inizio un’armonia più o meno riuscita che rimane però immutata, senza evolversi nel tempo.

Per quanto concerne gli aspetti regolatori, ci sono differenze considerevoli?

Al contrario: in ambito regolatorio, le similitudini tra la profumeria di nicchia e quella commerciale sono notevoli. In entrambi i casi, sono numerosi gli allergeni riportati in etichetta: dal momento che sia i profumi di nicchia che quelli commerciali sono prodotti leave-on (non a risciacquo), la soglia di dichiarabilità per le sostanze a potere allergizzante è inferiore rispetto a quella del mondo generale del personal care a risciacquo. 

Per entrambi i settori, inoltre, le regole nella formulazione delle essenze per l’applicazione in profumeria non distinguono tra il settore commerciale e il mondo della nicchia, ma si limitano alle indicazioni dell’IFRA (International Fragrance Association) per quanto riguarda il prodotto finito. In parole semplici? L’IFRA è l’organismo ufficiale rappresentativo di autoregolamentazione dell’industria delle fragranze in tutto il mondo. Gli standard IFRA suddividono i cosmetici in dodici categorie e stabiliscono la dose massima di ingrediente profumato che può essere impiegata in quel determinato bene di consumo finito. Nello specifico, in categoria 4, è indicata la percentuale massima di ingredienti profumati che può essere adoperata in cologne, parfum e eau de parfum: sono dettagliate, quindi, le sostanze il cui uso è proibito, limitato oppure soggetto a specifiche particolari, cioè utilizzabile solo se le stesse materie prime soddisfano criteri qualitativi di purezza ben precisi. Il rispetto di questi ultimi è indispensabile per la salute del consumatore finale, che applica il prodotto “profumo” numerose volte al giorno e con una gestualità variabile a seconda della profumazione stessa.

 

Come incidono le policy?

Per quanto riguarda le policy, le differenze più rilevanti emergono se si considerano le materie prime presenti nella formulazione. Nella profumeria commerciale, ad esempio, le limitazioni possono derivare dalle politiche safety delle catene di profumeria o di alcuni players della grande distribuzione: alcune logiche possono essere legate a restrizioni sull’utilizzo di materie prime per problematiche di natura ambientale o di biodisponibilità delle stesse.

Nel segmento nicchia, invece, i vincoli sono minori e correlati in misura maggiore alla policy corporation del brand. Quest’ultima può, infatti, avere la tendenza a vietare solo alcuni tipi di materie prime e lasciare magari ampio respiro per l’impiego di altre sostanze che, al contrario, trovano limitazioni nella profumeria commerciale.

Per concludere

Negli ultimi anni, alcune grandi firme del mondo della profumeria commerciale hanno compreso l’enorme potenziale espresso dalla nicchia. Avete presente le limited edition? È proprio unendo ai normali lanci annuali alcune linee limited edition o privè, nelle quali le profumazioni lanciate sono quasi di nicchia, che alcuni grandi marchi del segmento commerciale hanno provato ad avvicinarsi alla profumeria di nicchia.

Quali sono le basi di partenza per questa nuova sfida olfattiva? Profumieri diversi e un approccio al cliente differente, anche a partire dalla scelta del packaging. 

Perché potrà sembrare scontato, ma sono i dettagli a fare la differenza. Sempre.

FONTI

www.kosmeticanews.it 

Dott.ssa Elena Pascucci

Laureata in chimica e tecnologie farmaceutiche. Master di II livello in Scienza e tecnologia cosmetiche. Si occupa della stesura di articoli di dermocosmesi.

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