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SOS caduta dei capelli: i fitocomposti sono davvero efficaci?

Carotenoidi, polifenoli, flavonoidi…chi non li ha mai sentiti nominare? Sono fitomolecole, ossia molecole presenti per natura nelle piante. Che funzione svolgono nella pianta? La proteggono da parassiti e patogeni, agiscono da messaggeri ormonali, conferiscono colorazioni caratteristiche oppure un particolare odore di richiamo. Non c’è che dire: delle molecole tuttofare! 

In ambito cosmetico, le linee a base di queste molecole derivate dal mondo vegetale si moltiplicano: dalla detersione all’idratazione, sia per il viso che per il corpo; alcune di queste fitomolecole, per di più, sembrano essere particolarmente efficaci per la cura del capello: riuscirebbero a rinforzarlo e, addirittura, a prevenirne la caduta. 

La domanda sorge spontanea: è davvero così? Quali molecole sono veramente efficaci? E quali sono i metodi per valutarne l’efficacia?

Procediamo con ordine.

Come viene valutata l’efficacia dei fitocomposti sulla caduta dei capelli?

I metodi impiegati sono numerosi e possono essere distinti in:

  • Metodi preclinici (in vitro), ossia di laboratorio;
  • Metodi clinici (in vivo), basati sullo studio degli effetti direttamente sull’individuo affetto da alopecia.

Fototricogramma

Si tratta di una tecnica in vivo molto diffusa che consente di esaminare varie tipologie di formulazioni studiate per risolvere le problematiche del capello: dal prodotto personal care a veri e propri trattamenti per la calvizie.

Nello specifico, in che cosa consiste? Una stessa area del cuoio capelluto è fotografata in momenti differenti (due o più giorni), a seconda della necessità dello studio; le due immagini vengono dunque confrontate, al fine di evidenziare le differenze presenti: sarà, infatti, possibile distinguere i capelli in fase anagen dai capelli in fase telogen. In parole semplici? I capelli che risulteranno cresciuti nella seconda immagine, da quelli che invece non mostreranno alcuna variazione di lunghezza tra le due fotografie.

Ex vivo human hair follicle (HF)

Non siamo di fronte, come nel caso precedente, ad una tecnica in vivo, bensì ad un modello in vitro: bulbi piliferi in fase anagen (crescita) vengono isolati dal cuoio capelluto di donatori e coltivati su piastra.  

Cosa permette di valutare questo modello? Solo se il fitocomposto consente di mantenere la fase anagen. Cosa non evidenzia? Se effettivamente la molecola stimola la crescita dei capelli. È, inoltre, opportuno precisare che la risposta del fitocomposto dipende dal tipo di alopecia da cui è affetto il donatore: follicoli prelevati da donatori con alopecia androgenetica, ad esempio, daranno risposte differenti se confrontati con quelli di individui che soffrono di telogen effluvium. 

Monitorare l’espressione di fattori di crescita specifici

Un altro modello cellulare impiegato per verificare gli effetti dei fitocomposti sulla crescita/caduta dei capelli è quello della coltura della papilla dermica (DP). Quest’ultima è una struttura del capello localizzata nello strato superficiale del derma, la cui funzione primaria consiste nel fornire apporto sanguigno all’epidermide. 

In questo modello, come sono valutati gli effetti positivi delle molecole utilizzate? In termine di maggiore espressione di alcuni fattori di crescita: l’Insulin Growth Factor-1 (IGF-1) e fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGF), ad esempio, sono interpretati come fattori in grado di prolungare la fase anagen (crescita). Al contrario, qualsiasi induzione alla trasformazione cellulare come l’espressione del fattore di crescita trasformante beta (TGF-β), noto marker infiammatorio, è considerata inducente il catagen (fase di involuzione). 

Trattandosi di un modello in vitro, ha qualche limite? Purtroppo sì: le cellule tendono, infatti, a perdere rapidamente il fenotipo, il che può far presuppore che i risultati ottenuti in laboratorio non rispecchino a pieno quelli in vivo. Qualche soluzione alternativa? Di recente è stato sviluppato un modello sferoidale di coltura di papilla dermica in cui le cellule crescono in 3D. Dov’è in vantaggio? Come tutti i modelli in 3D, riesce ad avvicinarsi maggiormente a ciò che si verifica in vivo.

Allo stato attuale degli studi, quale sembrerebbe essere uno dei fitocomposti più promettenti nel trattamento dell’alopecia?

La caffeina. Proprio i due modelli in vitro sopra discussi (HP e DP) hanno permesso di chiarire con quale modalità questa molecola andasse ad agire sul cuoio capelluto e sui bulbi piliferi.

Come agisce la caffeina?

Il principale meccanismo d’azione coinvolge l’inibizione competitiva dell’enzima fosfodiesterasi (PDE): la cascata di reazioni biochimiche che ne deriva riduce la microinfiammazione intracellulare e stimola la proliferazione, con conseguenti benefici per il bulbo pilifero. 

C’è dell’altro? Risposta affermativa. La caffeina possiede anche proprietà antiossidanti: proprio questa sua capacità di contrastare i radicali liberi la rende un ottimo alleato nel mantenere il cuoio capelluto sano e le consente di stimolare la crescita del capello.  Gli studi suggeriscono, inoltre, che la caffeina sia in grado di interrompere la formazione di testosterone. Che cosa comporta questo? Le conferisce un notevole potenziale nel contrastare l’alopecia androgenetica.

Presenta, quindi, solo aspetti positivi?

Non è tutto oro quello che luccica: secondo gli studi HF, infatti, la caffeina esercita un effetto benefico sul cuoio capelluto solo entro certi dosaggi, ossia quando è presente tra lo 0,001% e lo 0,005% nel terreno di coltura.

Altri derivati dalle piante interessanti? 

Gli estratti di ginseng. Sono, infatti, ricchi di molecole bioattive, in particolare di saponine (note come ginsenosidi). Cosa dicono gli studi? Le saponine G-rb1 e G-rg3 sono state testate su colture DP e colture di follicoli isolati HF ed è stata evidenziata un’induzione della proliferazione cellulare nei follicoli in entrambi i test.

Oppure?

L’epigallocatechina. Si tratta di un polifenolo presente in diverse specie vegetali, in particolare nel thè verde. In generale, i polifenoli hanno un’attività antiradicalica che potrebbe portare benefici alla crescita e al mantenimento dei follicoli piliferi. L’epigallocatechina gallato (EGCG) è stata identificata da alcuni studi come potenziale polifenolo specifico per il cuoio capelluto. Più di uno studio ha, infatti, dimostrato che colture di follicoli (HF) addizionate di EGCG miglioravano la fase di crescita del capello (anagen); tali risultati sono stati confermati anche mediante fototricogramma e test di DP. Per di più, l’EGCG ha dimostrato anche di essere in grado di:

  • determinare l’aumento dei livelli di alcuni marcatori di crescita cellulare;
  • ridurre nel complesso la senescenza cellulare.

La domanda delle domande: i fitocomposti sono veramente efficaci?

I composti derivati dalle piante hanno una composizione chimica eterogenea: proprio per tale motivo, il loro spettro d’azione risulta piuttosto vario e, una volta raggiunte le cellule follicolari, gli effetti fisiologici sul capello sono alquanto variabili. È inoltre da considerare che, in funzione del tipo di alopecia, la risposta ad un determinato trattamento potrebbe essere diversa. Altro da aggiungere? Purtroppo sì: allo stato attuale degli studi, sono stati riscontrati dei limiti intrinseci nella valutazione dell’efficacia delle fitomolecole, legati soprattutto ai modelli cellulari in vitro. Gli studi in vivo sono, infatti, indispensabili non solo per valutare il dosaggio del fitocomposto in questione, ma anche nel caso di miscele complesse, al fine di prendere in esame le possibili interazioni con altre molecole.

Per concludere

Sviluppare nuovi prodotti a base di fitomolecole non è semplice. Qual è la problematica di più difficile risoluzione? La quantificazione della reale efficacia di una specifica fitomolecola in quella formula per quel determinato tipo di alopecia. Cosa può sicuramente risultare utile? Repetita iuvant: ricorrere a degli studi in vivo perché…fidarsi degli studi in vitro è bene, ma fidarsi degli studi in vivo è meglio!

FONTI

www.kosmeticanews.it 

Dott.ssa Elena Pascucci

Laureata in chimica e tecnologie farmaceutiche. Master di II livello in Scienza e tecnologia cosmetiche. Si occupa della stesura di articoli di dermocosmesi.

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