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FARMACI IN GRAVIDANZA

Durante i 9 mesi di una gravidanza ogni donna va incontro a numerosi cambiamenti che coinvolgono non solo il suo aspetto fisico ma anche l’approccio a nuovi stati d’animo e la necessità di ricalibrare le attenzioni e le cure da dedicare a se stessa. Come in tutti i momenti unici della vita, non mancano dubbi e ansie e, tra questi, la possibilità di ricorrere o meno all’uso di farmaci diventa uno dei principali motivi di apprensione. 

Ormai da decenni, i massimi esperti del settore si occupano di studiare e valutare efficacia e sicurezza delle terapie farmacologiche da poter prendere in considerazione in una fase così delicata della vita di una donna. L’impossibilità di includere le gestanti in trial clinici, per chiare ed evidenti ragioni etiche, rende ulteriormente prioritario condurre delle attente valutazioni del rapporto rischio-beneficio derivante dall’assunzione di un farmaco, in ogni singola gravidanza. 

È noto che alcuni farmaci siano in grado di raggiungere il feto principalmente attraverso la placenta, la stessa via attraverso la quale giungono ossigeno e nutrienti necessari allo sviluppo fetale. Sulla base di vari fattori come la concentrazione e la dose del farmaco nel sangue materno, lo stadio di sviluppo del feto, il corredo genetico materno, essi possono causare danni diretti alla placenta e indiretti a carico del feto. 

Eppure, contrariamente alle aspettative, meno del 2% degli effetti teratogeni (ovvero lo sviluppo di anomalie e malformazioni fetali) sono attribuibili all’assunzione di farmaci in gravidanza.

La percezione del rischio, difatti, potrebbe essere sovrastimata a causa della lettura di controindicazioni e fonti che generano allarmismo. Ciò sottolinea, tuttavia, quanto sia di fondamentale importanza instaurare un assiduo e sereno dialogo con il proprio medico e ginecologo, al fine di individuare la prescrizione maggiormente idonea per ogni singolo caso e circostanza. 

La salute della mamma è essenziale per quella del bambino, per questo è opportuno curarsi in gravidanza quando è necessario e non interrompere bruscamente eventuali cure farmacologiche preesistenti bensì procedere ad una rimodulazione delle stesse (modifiche del dosaggio, sostituzione del farmaco) dietro indicazione medica.

Prima della gravidanza 

Un confronto con il proprio medico è molto importante già nel periodo precedente al concepimento: discutere delle proprie abitudini e problemi di salute consente di compiere delle scelte consapevoli e responsabili. 

Ad esempio, l’assunzione di acido folico è fortemente consigliata dal momento in cui si inizia a pensare alla possibilità di avere un figlio fino alla fine del terzo mese di gravidanza. 0,4 mg al giorno di acido folico rappresenta la dose raccomandata per prevenire malformazioni congenite gravi dovute a difetti di chiusura del tubo neurale (come spina bifida, anencefalia). L’acido folico, infatti, è una vitamina del gruppo B attivamente coinvolta nella sintesi di DNA, RNA e proteine e quindi in tutta quella serie di processi di differenziazione e proliferazione di cui sono protagoniste le cellule che costituiranno l’embrione. Cogliere questa opportunità di prevenzione è molto importante per ogni donna.

Durante la gravidanza 

Come accennato prima, l’eventuale presenza di patologie croniche (come asma, diabete, epilessia ecc.) non è incompatibile con una gravidanza ma rappresenta un ulteriore motivo per confrontarsi con il medico per la scelta della terapia più adeguata a questa nuova condizione di vita. Ciò significa non interrompere le cure di propria iniziativa ma seguire le eventuali nuove linee guida date dal medico. È il caso, ad esempio, delle donne che soffrono di ipertensione cronica già prima della gravidanza e per le quali è prevista la valutazione dell’antipertensivo più adatto in questa “parentesi” di vita. Generalmente il trattamento a base di ACE inibitori/sartani è escluso dalle prescrizioni in gravidanza in quanto considerati principi attivi a “rischio teratogeno” in grado di attraversare la placenta e causare possibili danni al feto. Rappresenta, dunque, il classico caso in cui (se possibile) si prende in considerazione una alternativa terapeutica. 

Lo stesso dicasi di condizioni come l’epilessia, solitamente trattata con acido valproico anch’esso associato al rischio di insorgenza di difetti congeniti del feto; la sua somministrazione richiede una attenta considerazione dei benefici per la salute materna rispetto ai rischi per il feto e dunque l’identificazione del miglior regime terapeutico da adottare in gravidanza. 

D’altro canto, esistono disturbi di diverso tipo che possono insorgere nel corso dei 9 mesi e per i quali è possibile scegliere se ricorrere all’uso di farmaci.

Ne riportiamo alcuni: 

  • Mal di testa, raffreddore e febbre: per le sue proprietà analgesiche e antipiretiche, il paracetamolo è certamente il farmaco di prima scelta in gravidanza e in allattamento; al contrario, sono da evitare acido salicilico e ibuprofene nel terzo trimestre di gravidanza e pseudoefedrina (decongestionanti nasali) e altri FANS in associazione al paracetamolo. Inoltre, essendo generalmente la febbre sintomo di un’infezione, il medico può in alcuni casi decidere di avviare una terapia antibiotica a base di amoxicillina o ampicillina, entrambi antibiotici di prima scelta in gravidanza e allattamento. 
  • Nausea e vomito, acidità e bruciore di stomaco: in ognuno dei tre trimestri di gravidanza è piuttosto comune che emergano questo genere di manifestazioni che si può decidere di alleviare seguendo accorgimenti dietetici (idratazione frequente, pasti piccoli e a basso contenuto di grassi, riduzione del consumo di caffeina ecc.) ed, eventualmente, arginare assumendo complessi di polisaccaridi e minerali, citrati che tamponano l’acidità gastrica e vitamine del gruppo B che favoriscono la digestione. 
  • Diarrea e stipsi: nel primo caso, le cause sono molteplici e possono riguardare cambi dell’alimentazione, sbalzi ormonali e di temperatura o malattie infettive. Nell’ipotesi di quest’ultimo caso, se associato a febbre, è consigliato un esame delle feci per escludere eventuali infezioni batteriche. Per la stitichezza, invece, disturbo tipico in gravidanza dovuto a cause fisiche e ormonali (il progesterone riduce la capacità di contrazione dei muscoli), si può ricorrere all’uso di lassativi esclusivamente e sempre sotto il diretto controllo del medico.
  • Vaginiti: molto frequenti in gravidanza e post-parto, sono infezioni principalmente di origine batterica e micotica il cui trattamento può consistere nella somministrazione locale o sistemica di antibiotici o antimicotici. È molto importante individuare con il medico il trattamento che porta alla guarigione così da evitare complicazioni durante la gravidanza o rischi di trasmissione al bambino durante il parto (es. mughetto).

Per una donna in gravidanza, scegliere e seguire uno stile di vita esente dal consumo di alcol e tabacco è di basilare importanza per la salute del bambino. Infatti sia l’alcol che il fumo sono responsabili di una notevole riduzione del peso alla nascita (con relative complicanze nella crescita) ma soprattutto dell’insorgenza di malformazioni e deficit irreversibili fino al rischio di aborto.

Allattamento 

Quasi tutti i farmaci passano nel latte materno, seppur la quantità che giunge al neonato sia molto bassa e dipende dal tipo di farmaco, dalla sua dose e dalla durata della terapia. In alternativa alla sospensione delle cure, è possibile valutare con il medico e scegliere consapevolmente se optare per una strategia di assunzione definita in specifici momenti della giornata, tra una poppata e l’altra.

Per ulteriori approfondimenti, si consiglia di visitare il sito www.farmaciegravidanza.gov.it per accedere ad uno spazio dedicato a tutte le future mamme e neo-mamme.

FONTI:

http://www.farmaciegravidanza.gov.it/sites/default/files/allegati/Guida_F%26G_Web.pdf

http://old.iss.it/binary/publ/cont/16_29_web.pdf

https://www.msdmanuals.com/it/casa/problemi-di-salute-delle-donne/uso-di-farmaci-in-gravidanza/uso-di-farmaci-in-gravidanza

Dott.ssa Anna Flavia Carli

Farmacista di professione, ma con una profonda passione per la divulgazione scientifica.

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