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L’eredità materna dei microbi 

Fino a qualche anno fa, si pensava che il microbioma intestinale (flora intestinale) iniziasse a formarsi al momento della nascita, al contatto coi microbi materni presenti nel canale del parto. Per lungo tempo è stato in vigore il “dogma del grembo sterile” secondo il quale l’utero e la placenta sono sterili.

Oggi, invece, è emersa una nuova realtà: il microbioma del feto ha origine già durante la vita intrauterina. Le ricerche hanno dimostrato che durante la gravidanza la madre trasmette “in eredità” alcuni microrganismi del microbiota al feto attraverso 3 vie: la placenta, il cavo orale e il liquido amniotico. 

Prima via: la placenta

La placenta trasporta ossigeno, nutrienti e molecole immunitarie dal sangue materno al feto in via di sviluppo, ma serve anche da barriera contro le infezioni.
I ricercatori hanno iniziato a trovare dati contrari alla sterilità della placenta circa tre decenni fa. 

Nel 2011, il gruppo di ricerca di I. Mysorekar sezionò campioni di quasi 200 placente raccolti da donne che avevano partorito in un ospedale di St. Louis, nel Missouri. Dall’analisi al microscopio si osservò presenza di batteri non patogeni (le donne erano sane) in quasi un terzo dei campioni. 

Nel 2014, l’idea che la placenta potesse contenere un microbioma fu avvalorata da un team di ricercatori diretto da Aagaard che isolò DNA batterico (soprattutto di Escherichia coli) nel tessuto placentare. Se fosse vera la teoria del grembo sterile i bambini avrebbero dovuto ricevere dalla madre principalmente i batteri presenti nel canale del parto ma Aagard non individuò corrispondenza tra i batteri vaginali delle donne incinte e quelli dei neonati con una settimana di vita: il microbioma doveva essersi formato in un periodo precedente al parto. 

Seconda via: il cavo orale

I ricercatori del team di Aagaard confrontarono poi il DNA batterico rilevato nella placenta con quello dei batteri che si trovano tipicamente in altre aree del corpo e trovarono la corrispondenza migliore con quelli della bocca. Non è chiaro come i batteri del cavo orale della madre possano raggiungere la placenta ma un’ipotesi è che possano navigare nel flusso sanguigno in cellule dendritiche. Anche spazzolare i denti può consentire ai batteri di accedere al sangue. 

Terza via: il liquido amniotico e il meconio

Altri scienziati hanno rilevato tracce di batteri anche nel liquido amniotico e nel meconio, il materiale vischioso che si forma nell’intestino di un feto nell’utero. Secondo i ricercatori il feto potrebbe occasionalmente “aprire la porta” ai microbi quando ingerisce parte del liquido amniotico.

I “primi 1000 giorni” condizionano la salute futura dell’adulto

Dunque il dogma dell’utero sterile è in via di abbandono: gli esseri umani ereditano i microbi della madre prima ancora di nascere. Poi il microbiota andrà incontro a variazioni, a seconda del tipo di parto (vaginale o cesareo), del tipo di allattamento (naturale o artificiale), con lo svezzamento, col contatto coi microbi ambientali, con le terapie farmacologiche. Il microbiota materno però rappresenta la base di partenza e assume un’importanza eccezionale perché lascia un’impronta duratura sulla biologia di un figlio. Infatti la composizione e la ricchezza del microbiota di un bambino possono condizionare il suo stato di salute futuro. Esiste una vera e propria finestra critica nella prima infanzia (i cosiddetti “primi 1000 giorni”) durante la quale l’eventuale disbiosi del bambino può essere fortemente correlata a maggior rischio di sviluppare in futuro asma, allergie, malattie infiammatorie intestinali e persino obesità e diabete. Gli studi dimostrano chiaramente, per esempio, come i bambini che hanno alti livelli di streptococchi e stafilococchi tra il sesto e il nono mese di vita tendano poi a diventare obesi in età scolare. 

Per tutte queste ragioni, la SIPPS (Società Italiana di Pediatria Preventiva) sostiene che “nei primi giorni di vita si ipoteca il futuro biologico dell’adulto”. 

Fonti:

Tamburini S., Shen N. (2016).  “The microbiome in early life: implications for health outcomes”. Nat Med. 7;22(7):713-22. doi: 10.1038/nm.4142.

informaSIPPS, bollettino Maggio 2014 

Miniello VL, L. Verducci E. (2016) “I 1000 giorni che ipotecano il futuro”. Pediatria preventiva & sociale. Numero 1/2016

Dott.ssa Giulia Parise

Farmacista di professione, ma con una profonda passione per la divulgazione scientifica.

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