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La dipendenza da tabacco: tra rischi e possibili rimedi

 

Ogni anno nel mondo muoiono sei milioni di persone per danni da fumo.

Le più importanti cause di morte per il fumo sono le malattie cardiovascolari, la BPCO ed il tumore del polmone, vanno tuttavia, aumentando i sospetti che ci sia una correlazione con altri tipi di tumore. Da uno studio pubblicato nel 2009 su “Cancer Epidemiology Biomarkers and prevention” è emerso che i fumatori hanno una probabilità del 27% maggiore rispetto ai non fumatori di sviluppare il cancro del colon.

Quello del “consumo del tabacco” è a tutti gli effetti un problema, in cui è fondamentale il coinvolgimento degli operatori sanitari, farmacisti compresi, per fare conoscere i modi possibili per affrontare la dipendenza.

La dipendenza da Nicotina

La nicotina è una piccola molecola chimica in grado di dare assuefazione, provocando un senso di piacere temporaneo. Questa sostanza impiega una manciata di secondi per arrivare dai polmoni al cervello dove determina un aumento della secrezione di un neurotrasmettitore regolatore dell’umore e del comportamento: la dopamina. 

È proprio questo meccanismo a generare la dipendenza da tabacco.

 

Possibili strategie per smettere di fumare

Per affrontare l’argomento della strategia da adottare per smettere di fumare, è bene soffermarsi sui “fattori barriera” che si oppongono alla stessa.

Il primo è quello che gli anglosassoni chiamano craving che descrive la sindrome di astinenza da nicotina con tutti i suoi sintomi quali: irritabilità, disforia, insonnia, depressione, difficoltà di concentrazione, aumento dell’appetito e del peso.

L’altra barriera è quella dell’abitudine per cui il fumatore tende ad accendere la sigaretta, per esempio, dopo il caffè o un alcolico, per cui dedicarsi a delle attività che possano distrarre dall’accendere la sigaretta ed evitare di assumere queste sostanze può essere d’aiuto.

Strategie farmacologiche

I farmaci attualmente disponibili sono dei preparati a base di nicotina che evitano l’esposizione del fumatore a tutte quelle sostanze presenti nel tabacco come l’ossido di carbonio che riduce la disponibilità di O2 ed ai catrami che sono cancerogeni. Conferiscono però, con diversi meccanismi di rilascio, la quantità di sostanza di cui il fumatore avverte il bisogno.

Esistono:

  • I cerotti transdermici: sono sistemi studiati per rilasciare nicotina in maniera continuativa nell’arco delle 24 ore, il picco plasmatico, tuttavia, si raggiunge dai 30’ alle 3 ore successive all’applicazione motivo per cui in alcuni casi si verificano episodi di craving e può essere utile integrare il trattamento con le gomme o le compresse sempre a base di nicotina.
  • Le gomme da masticare: in questi dispositivi la nicotina è legata ad una resina, il processo meccanico aiuta la liberazione della stessa, è importante sapere che va masticata lentamente per favorire un assorbimento quanto più graduale possibile, il rilascio massivo altrimenti, potrebbe causare, irritazione gastrica nausea o vomito. Il picco ematico si raggiunge dopo circa 20’.
  • Gli inalatori: la forma ricorda quella della sigaretta, così come nella gestualità. La nicotina in questo caso viene aspirata ed assorbita a livello della mucosa orofaringea. Nelle prime settimane di trattamento è molto comune che si verifichi l’irritazione della bocca.
  • Spray nasale: è il dispositivo che consente di raggiungere il picco ematico nel minor tempo, rispetto a quelli visti finora, circa 10’. Per un’ insorgenza dell’effetto quanto più simile a quello dato dalla sigaretta si raccomandano due puff all’ora, per 3 mesi circa. Anche in questo caso il contatto prolungato della mucosa con la nicotina porta degli effetti collaterali quali irritazioni, riniti e lacrimazione.

Ci sono studi che hanno accertato che una strategia combinata è più efficace rispetto all’utilizzo di un solo tipo di sistema. Ad oggi infatti è consigliato associare al sistema a rilascio prolungato che è il transdermico, l’assunzione di dispositivi a più rapida insorgenza d’azione come le gomme da masticare in caso di necessità, a garanzia di una maggiore copertura dell’effetto.

In conclusione, è giusto sottolineare che, trattandosi di una dipendenza, la strategia farmacologica risulta vincente se accompagnata anche da una strategia comportamentale, il fumatore deve sapere quali sono i sintomi più comuni a cui potrebbe andare incontro se decide di smettere di fumare. Il primo passo per avere questa consapevolezza è affidarsi e fidarsi del proprio medico o farmacista di fiducia.

Fonti: B. Allaria “Fumo: Rischi e strategie terapeutiche per smettere di fumare”; Istituto Superiore di Sanità. Guida pratica per

smettere di fumare; IRCCS Humanitas Dipendenza da nicotina 

Dott.ssa Benedetta Ricci

Dott.ssa in farmacia, nutre una profonda passione per la divulgazione scientifica.

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