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Varroa Destructor e l’Apis Mellifera: cosa sono?

A partire da metà dello scorso secolo, le api occidentali si sono trovare a dover contrastare un nuovo acaro giunto dai paesi orientali: la Varroa destructor.

Dalla sua comparsa, la Varroatosi, ha causato una perdita di colonie sia in Europa che negli USA, causando di conseguenza ingenti perdite economiche e di biodiversità per l’intero ecosistema.

Eziologia

Riferendosi alla Varroa Destructor, ci si riferisce ad un parassita obbligato, ossia un organismo che non può vivere se non a danno di un altro organismo. Questo acaro causa una patologia conosciuta con il nome di Varroatosi ed è in grado di colpire sia le api adulte che la covata.

La patologia è caratterizzata da un lento processo di evoluzione: una prima fase priva di evidenze, è susseguita dalla comparsa di danni limitati fino a sopraggiungere ad un’infestazione massiva dell’intera colonia.

Il suo ciclo biologico della Varroa si divide in due fasi:

  • Fase foretica in cui il parassita vive sulle api adulte
  • Fase riproduttiva in cui il parassita vive all’interno delle cellette opercolate

Da qui si deduce come, più forti risultano le famiglie (più covata), maggiori sono i cicli riproduttivi che l’acaro riesce a portare a termine. Questo parassita possiede una grande capacità adattativa verso i trattamenti e la sua azione si esplica con una attività meccanico-traumatica che porta ad un indebolimento delle api con conseguenza predisposizione di queste ultime ad ammalarsi di altre patologie.

Parassita dal notevole dimorfismo sessuale, i maschi presentano un colore bianco-grigiastro, una forma globosa e piccole dimensioni, la femmina è di colore bruno-rossiccio, di dimensioni più rilevanti e dalla forma ellissoidale appiattita con quattro paia di zampe. 

Le femmine sono le vere responsabili dell’infestazioni, possiedono un apparato boccale che consente loro di attaccarsi all’ospite e comportarsi da ectoparassita. I maschi di Varroa hanno invece una vita molto breve: non possiedono l’apparato boccale e il loro unico scopo è la fecondazione della femmina. Muoiono nel giro di un paio di giorni.

L’azione della varroa oltre ad essere sottrattiva (nutrirsi dell’emolinfa delle api), va anche a colpire determinati apparati delle api in fase di sviluppo, oltre ad indebolirle esponendole ad altri patogeni quali virus, funghi e batteri.

La trasmissione tra api sane e infestate avviene mediante contatto diretto o tramite l’apicoltore nel corso di pratiche apistiche di routine.

Diagnosi e Monitoraggio

Tale patologia richiede costanti controlli sui livelli di infestazione, in modo da consentire ugualmente la sopravvivenza delle famiglie.

Successivamente a trattamenti anti-acaro, la femmina di Varroa risulta facilmente individuabile ad occhio nudo, mentre, solo in casi di gravi infestazioni, risultano facilmente individuali direttamente sulle api adulte o sulla covata.

Oltre ad essere visibile ad occhio nudo, l’infestazione è ulteriormente riscontrabile dalla presenza di una covata sparsa (indice di grande mortalità), api di piccole dimensioni, ali deformi, fenomeni di sciamatura e sostituzione della regina. 

Essendo il decorso della patologia difficile da individuare negli stati precoci, un monitoraggio periodico risulta fondamentale: si può valutare la caduta spontanea o post trattamento degli acari. In base ai risultati di questi monitoraggi, l’apicoltore saprà se è necessario un intervento tempestivo con un trattamento efficace o meno.

Cura e trattamenti

Una volta infestata, se non viene adeguatamente trattata e controllata, una colonia non ha speranza di sopravvivere per più di qualche anno.

Al momento non esistono trattamenti in grado di eradicare del tutto l’acaro, ecco il perché dell’importanza del monitoraggio.

In che modo si può contrastare tale patologia?

  • Acido Ossalico: utilizzabile solo in assenza di covata. Il suo meccanismo d’azione non è ancora stato chiarito del tutto. Si suppone che agisca per contatto grazie al basso pH dell’acido che risulterebbe deleterio per gli acari. L’acido ossalico può venir somministrato per gocciolamento (creandone una soluzione zuccherina che ne facilita la distribuzione tramite le api) o per sublimazione tramite l’utilizzo di appositi dispositivi.
  • Acido Formico: acido volatile somministrato come fumigante. Questo principio attivo funziona andando ad agire sulla catena respiratoria dell’acaro, portando l’inibizione del Citocromo C e della catena di trasporto elettronico mitocondriale. È stato attribuito a questo acido anche un effetto neurotossico.
  • Amitraz: la sua azione si esplica a livello dei recettori dell’Octopamina, neurotrasmettitore che svolge un’azione simile alla noradrenalina per l’uomo. L’Amitraz si mostra in grado di legare tali recettori e indurre uno stress acuto nell’acaro, inducendone, in seguito, la morte.
  • Formulazioni a base di terpeni: quali timolo, eucalipto, canfora, mentolo, chiodi di garofano e lavanda. Essi, tutti di derivazione naturale, sembrano possedere la capacità di svolgere la loro azione andando a legarsi ai recettori dell’octopamina, del GABA e ai canali ionici TRP. Induce, di conseguenza, alla morte dell’acaro.
  • Piretroidi: di derivazione sintetica, agiscono per contatto e svolgono la loro azione sul sistema nervoso causando il blocco dei canali del sodio. Il problema di questo genere di trattamenti è che risultano molto tossici anche per le api.

FONTI

https://www.researchgate.net/publication/7851032_Formic_Acid Based_Treatments_for_Control_of_Varroa_destructor_in_a_Mediterranean_Area

https://pheromite.com/varroa-treatments-mode-action-resistance/

Essential oils toxicity related to Varroa destructor and Apis mellifera under laboratory conditions – Sergio Ruffinengo, Matias Maggi, Claudia Faverin, Susana B. García de la Rosa, Predo Bailac, Judith Principal y Martin Eguaras.

Dott.ssa Roberta Peron

Laureata in farmacia, appassionata di divulgazione scientifica.

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