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I meccanismi alla base delle dipendenze: il sistema della ricompensa (reward)

La dipendenza è definita come un’alterazione di un comportamento che, da semplice abitudine, evolve in una ricerca esagerata e patologica del senso di gratificazione e piacere provato la prima volta attraverso mezzi, sostanze o comportamenti. Questi ultimi sfociano nella condizione patologica per cui il soggetto dipendente tende a perdere il controllo sull’abitudine.

Secondo il DSM-V (Manuale internazionale di Statistica e Diagnostica dei Disturbi Mentali) e l’ICD-10 (Classificazione Internazionale delle Malattie e dei problemi correlati), il sintomo cardine che definisce la dipendenza come tale è appunto la perdita del controllo volontario del comportamento nonostante la consapevolezza delle eventuali conseguenze negative.

Le dipendenze e il sistema della ricompensa (reward)

Secondo le classificazioni, le dipendenze più diffuse e alla base della gran parte degli studi sono:

  • dipendenza da farmaci;
  • dipendenza da sostanze stupefacenti;
  • dipendenza da alcol;
  • dipendenza da tabacco;
  • dipendenza dal cibo;
  • dipendenza dal sesso;
  • dipendenza da gioco d’azzardo.

Il punto comune di tutte le dipendenze, che si tratti di assunzione di sostanze o di mettere in atto comportamenti ripetitivi e dannosi per il soggetto, è la ricerca della gratificazione: un comportamento che ci ha dato emozioni e sensazioni positive la prima volta tenderà naturalmente ad essere ripetuto.

Questi meccanismi che vediamo dall’esterno fanno capo, nel nostro organismo, al cosiddetto circuito della ricompensa a livello cerebrale, identificato per la prima volta nel 1954 da Olds e Milner. Durante i loro studi di autostimolazione intracranica, i due scienziati hanno scoperto che impulsi elettrici in aree specifiche del cervello portano gli animali a preferire e ricercare questa fonte di stimolazione anche rispetto al cibo e al sesso. È proprio da questi studi che si gettano le basi per la conoscenza del sistema della ricompensa (o rinforzo) e che si hanno le prime linee guida su come, nel nostro cervello, avvengono i meccanismi di gratificazione e motivazione.

Tutte le sostanze d’abuso e i comportamenti che rientrano nelle dipendenze inducono un effetto su questo sistema cerebrale che coinvolge a sua volta il circuito dopaminergico e il sistema mesolimbico-mesocorticale.

Il sistema della ricompensa, o reward, è quindi alla base di tutte le dipendenze e di tutti i comportamenti “adattativi”, ossia quelli in cui il soggetto attribuisce ad uno stimolo un’importanza tale da attivare un comportamento e dirigerlo verso una specifica risposta comportamentale.

La ricompensa, infatti, è la proprietà attraente e motivazionale di uno stimolo che induce un comportamento appetitivo: qualsiasi stimolo, oggetto, evento, attività o situazione che ha il potenziale di farci avvicinare a “consumare” è per definizione una ricompensa. Questa ha, nel nostro organismo, la funzione di influenzare il processo decisionale, di suscitare emozioni a valenza positiva e di generare l’apprendimento associativo, ovvero l’associazione di un determinato comportamento ad uno stimolo fino a che lo stimolo stesso da solo comporta una risposta.

I centri di regolazione del sistema della ricompensa

A livello neurobiologico sono tre i centri principali di regolazione del sistema reward:

  • l’amigdala, fondamentale per la memoria emozionale (alla base del ricordo gratificante);
  • il nucleus accumbens, che svolge un ruolo chiave nei comportamenti mediati da ricompensa, oltre che nei processi cognitivi della motivazione e del rinforzo dell’azione;
  • la corteccia prefrontale, che ha un minore coinvolgimento nella valutazione dello stimolo, ma è essenziale nel determinare l’intensità della risposta comportamentale.

Ogni volta che siamo di fronte ad un evento rilevante dal punto di vista motivazionale, nel circuito della ricompensa viene rilasciata dopamina. Nel cervello la zona ventrale tegmentale è legata al nucleus accumbens da un gruppo di neuroni conosciuti come via dopaminergico-mesolimbica, zona in cui avviene la percezione immediata della componente motivazionale della ricompensa: in parole semplici, quando e quanto sono motivato a mettere in atto un certo comportamento.

La maggior parte delle vie della dopamina fa parte di questo circuito. Vari studi oltretutto dimostrano che l’attivazione del sistema di ricompensa è sempre legata ad un marcato rilascio di dopamina nel nucleus accumbens. A fare da contorno ai neuroni dopaminergici che sono sicuramente i più rilevanti in questi processi, ci sono anche  i neuroni glutammatergici e GABAergici.

È ormai dimostrato che l’esposizione cronica a qualsiasi sostanza d’abuso porta ad una riduzione nella risposta del circuito di rinforzo della dopamina, con conseguente sviluppo di tolleranza.

L’uso ripetuto di sostanze o l’attivazione ripetitiva di comportamenti, come ad esempio avviene nel gioco d’azzardo, alterano la risposta agli stimoli naturali rendendoli meno piacevoli rispetto a quanto lo erano in precedenza. In particolare, nel lobo frontale si verifica una effettiva variazione della morfologia. Il lobo frontale è l’area cerebrale che controlla la nostra abilità nell’attenzione, nella pianificazione e inibisce la possibilità di prendere decisioni inadeguate e fa a tutti gli effetti parte del circuito della gratificazione. Inoltre, è verificato che un uso cronico di sostanze e droghe porta ad una ipofunzionalità corticale, visibile in modo evidente dalle tac con i mezzi di contrasto.

È proprio questo meccanismo che stimola la ricerca di una ricompensa/gratificazione la cui aspettativa non viene mai però del tutto soddisfatta.

La sopravvivenza, per la maggior parte delle specie animali, dipende ovviamente dalla massimizzazione del contatto con stimoli gratificanti e dalla minimizzazione del contatto con stimoli dannosi: il circuito del reward può infatti essere definito la vera croce e delizia della nostra esistenza.

Alla luce di questi meccanismi, è importante comprendere che quando si parla di dipendenze non bisogna cadere nel discorso della sola “forza di volontà” ma capire, invece, che tutti dovremmo essere consapevoli di questi sistemi per gettare le basi per la risoluzione di questo problema sempre più diffuso.

 

FONTI

Berridge, K. C., & Kringelbach, M. L. (2015). Pleasure systems in the brain. Neuron, 86(3), 646-664.

Schultz, W. (2015). Neuronal reward and decision signals: from theories to data. Physiological reviews, 95(3), 853-951.

Salamone, J. D., & Correa, M. (2012). The mysterious motivational functions of mesolimbic dopamine. Neuron, 76(3), 470-485.

Dott.ssa Rita Bernardi

Farmacista di professione, ma con una profonda passione per la divulgazione scientifica.

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