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Un buon microbiota può ridurre il rischio di infarto

Durante gli anni abbiamo imparato a riconoscere l’importanza del microbiota, ovvero l’insieme di batteri che popolano il nostro intestino.

Recenti studi hanno dimostrato l’esistenza dell’asse intestino-cervello, e quindi anche come un microbiota “cattivo” possa aumentare il rischio di sviluppare malattie quali Alzheimer e Parkinson.

Ma l’ancora più recente studio condotto dalla Ohio State University ha evidenziato come questi rischi possono anche coinvolgere l’apparato cardiovascolare, in particolare aumentando il rischio di infarto.

Lo studio

Nello studio pubblicato sul Journal of Biological Chemistry il 22 Giugno 2020, i ricercatori hanno identificato una proteina responsabile del comportamento positivo di un ceppo di batteri intestinali.

Hanno infatti scoperto che l’Eubacterium limosum può ridurre i rischi di infarto, riducendo la produzione di trimetilamina, o TMA, una sostanza dannosa coinvolta nei processi di ostruzione delle arterie che caratterizzano l’aterosclerosi.

Questa sostanza viene prodotta durante il metabolismo a livello intestinale, quando alcuni microrganismi (considerati dannosi per l’uomo) interagiscono con la L-carnitina, una sostanza che ritroviamo in carne e pesce, ma anche utilizzata per il pronto recupero negli sportivi.

Una volta che questa viene prodotta, viene trasportata al fegato tramite il flusso sanguigno.

Il team di scienziati ha così scoperto che il batterio E. limosum interagisce con la L-carnitina, impedendole così di formare TMA.

L’attività protettiva è in particolare attribuita ad una proteina contenuta nel batterio: la MtcB, un enzima demetilante, ovvero che rimuove un gruppo metilico da alcune molecole per cambiarne la struttura ed aiutare i batteri a sopravvivere.

 

L’uso terapeutico

Naturalmente, dopo questa scoperta gli scienziati si augurano che questo batterio possa essere perfezionato ed usato per scopi terapeutici, anche se per adesso è ancora troppo presto per poter parlare di eventuali applicazioni terapeutiche.

In ogni caso, si è visto che sicuramente la presenza di E. limosum nell’intestino gioca un ruolo favorevole, non solo per la riduzione della formazione di trimetilamina, ma anche perché svolge un’azione lenitiva ed antinfiammatoria su tutto il canale intestinale.

 

Mantenere un microbiota sano

Si evince dunque quanto sia importante il benessere e l’equilibrio del microbiota intestinale, anche se stili di vita scorretti e pasti irregolari possono seriamente comprometterlo.

Sicuramente l’assunzione di antibiotici è una grande minaccia per la flora batterica intestinale, che spesso viene sradicata.

È dunque importante assumere sempre dei probiotici in concomitanza all’assunzione di antibiotici orali.

Per quanto riguarda invece la dieta, è importante evitare il più possibile cibi raffinati e lavorati industrialmente, che avendo bassissimi valori nutrizionali e alte concentrazioni di solventi industriali non fanno altro che “infestare” l’intestino di batteri negativi.

L’ideale sarebbe quindi mantenere lo stato di equilibrio, di avere una microflora vasta e varia, e popolata il meno possibile da batteri dannosi per l’organismo.

 

FONTI

http://m.jbc.org/content/early/2020/06/22/jbc.RA120.012934.abstract

https://news.osu.edu/how-good-gut-bacteria-help-reduce-the-risk-for-heart-disease/

Federica Martin

Laureanda in Farmacia. La sua passione è la ricerca.

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