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Mastite: che cos’è?

L’allattamento oltre ad essere uno dei momenti importanti della storia tra madre e figlio, risulta essere fortemente raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). L’OMS, infatti, raccomanda alle madri di tutto il mondo l’allattamento al seno per i primi 6 mesi dopo la nascita, continuando fino a un anno e oltre. 

Quali sono i benefici? 

Innanzitutto, il latte materno è specifico per il neonato, in quanto contiene nutrienti, vitamine, minerali utili per una crescita ottimale, che non possono trovarsi nel latte vaccino, né possono essere sintetizzati in laboratorio. Inoltre, la composizione del latte non è la stessa nel corso dei mesi ma cambierà nelle sue componenti, adattandosi ai bisogni del bambino. 

Il latte materno viene assimilato più facilmente poiché adatto al sistema digerente sensibile e ancora in fase di sviluppo del neonato (minor rischio di coliche gassose e rigurgiti eccessivi). Riduce i problemi di stitichezza per via del suo leggero effetto lassativo e favorisce lo sviluppo della flora batterica intestinale. Inoltre è ben tollerato; raramente un bambino risulta allergico al latte materno, potrebbe risultare sensibile a qualche sostanza assunta dalla madre, passata nel latte. 

Previene le infezioni, infatti, gli anticorpi trasmessi con il latte materno rinforzano il sistema immunitario rendendo il bambino meno soggetto a raffreddori, otiti, infezioni delle vie aeree inferiori ecc. Oltre a questi benefici, il movimento della suzione permette al bambino di esercitare mascella, mandibola, gengive, palato e i successivi denti da latte. 

I vantaggi non sono solo per il neonato ma anche per la madre. Durante l’allattamento il corpo materno produce grandi quantità di prolattina e ossitocina. Il primo ormone stimola la produzione del latte da parte della ghiandola mammaria e il secondo favorisce la fuoriuscita del latte dai dotti lattiferi. La prolattina, esplicando un effetto inibente dell’asse ipofisi-gonadi, frena la produzione di estrogeni e progesterone garantendo un effetto anticoncezionale naturale. Inoltre, si assiste ad un recupero fisico più veloce dopo il parto, riduce le emorragie post-partum, l’insorgenza di carcinoma mammario e ovarico, protegge dall’osteoporosi. 

Nonostante i benefici e le raccomandazioni dell’OMS, solo il 50% delle donne raggiunge il periodo di 6 mesi di allattamento al seno. Ciò può essere dovuto a malattie infiammatorie del seno come la mastite, che può richiedere l’assunzione di integratori o l’interruzione completa dell’allattamento al seno. 

La mastite è un’infiammazione localizzata della mammella causata da tutte le condizioni determinanti un ingorgo mammario prolungato e la stasi lattea. L’ingorgo mammario può essere causato da più fattori: ritardo nell’attaccare al seno il bambino, poppate troppo distanziate, suzione inefficace, produzione di latte eccessiva. Si manifesta con dolore, turgore e indurimento della mammella. Nel caso in cui fossero coinvolti capezzolo e areola, la suzione potrebbe provocare erosioni provocando dolore. Da qui, ne consegue uno svuotamento incompleto del seno e la stasi del latte negli alveoli mammari. La stasi lattea generatasi porta ad un incremento della pressione intraduttale che induce il latte a penetrare nel tessuto connettivo, creando un’infiammazione non infettiva. 

Nel caso di mastite infettiva, la causa potrebbe ricercarsi negli organismi nasofaringei dei neonati, come lo Staphylococcus aureus e lo Streptococcus, i quali possono infettare il seno attraverso le cellule epiteliali danneggiate del complesso areola-capezzolo durante l’allattamento. La stasi lattea ne garantirebbe la proliferazione in quanto ottimo terreno di coltura. 

Presentazione clinica 

Le caratteristiche cliniche della mastite includono gonfiore e un’area calda a forma di cuneo sopra il seno, associata a febbre (>38,5 °C), affaticamento e malessere generalizzato. La presentazione può essere subdola, con pochi segni clinici nelle fasi iniziali. Nei pazienti con un’infezione avanzata è possibile riconoscere un’ampia area di gonfiore mammario con eritema cutaneo sovrastante. Esistono alcuni fattori predisponenti, tra cui la primiparità, l’obesità, il fumo, la malnutrizione materna, la malattia della madre o del bambino, il cattivo posizionamento del bambino, cessazione dell’allattamento al seno, capezzoli screpolati e dolenti. 

Trattamento

Nel caso di mastite non infettiva, è essenziale rimuovere il latte attaccando spesso il bambino al seno. Se però il piccolo non ha una suzione efficace o la madre ha dolore, il latte va spremuto manualmente, con tiralatte o con mastosuttore elettrico per evitare l’ingorgo. Sono utili anche impacchi caldi sul seno o doccia calda. 

Nel caso di mastite infettiva, il medico potrebbe decidere di effettuare le analisi di laboratorio precedentemente citate per la scelta dell’antibiotico. Queste risultano particolarmente importante in caso di infezioni gravi, acquisite in ospedale, ricorrenti o che non rispondono agli antibiotici iniziali. Sono utili il riposo, gli impacchi caldo-umidi (non usare ghiaccio) e gli antidolorifici (paracetamolo). Il bambino deve essere attaccato al seno perché lo svuotamento regolare della mammella è il meccanismo più efficace per lenire il dolore e ridurre il ristagno di latte che ha favorito l’infiammazione. 

Referenze

Omranipour R, Vasigh M. Mastitis, Breast Abscess, and Granulomatous Mastitis. Adv Exp Med Biol. 2020;1252:53-61. doi: 10.1007/978-3-030-41596-9_7. PMID: 32816262.

Zielińska MA, Sobczak A, Hamułka J. Breastfeeding knowledge and exclusive breastfeeding of infants in first six months of life. Rocz Panstw Zakl Hig. 2017;68(1):51-59. PMID: 28303701.

“Inquadramento clinico e gestione dei disturbi minori in farmacia” di Corrado Giua Marassi – Edizione Edra

Dott.ssa Francesca Sciandra

Dott.ssa in farmacia, nutre una profonda passione per la divulgazione scientifica.

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