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La processionaria: danni e rimedi

Maggio e giugno rappresentano i mesi in cui è maggiore il rischio di imbattersi nell’incontro con la processionaria, lepidottero che, allo stato larvale è pericoloso per l’uomo, per gli animali e per l’ambiente. In questo articolo affronteremo più da vicino il problema.

Cos’è la processionaria-ciclo vitale

La processionaria è un insetto appartenente all’ordine dei Lepidotteri (conosciuti comunemente come farfalle) di cui esistono circa 40 specie. Le più diffuse e conosciute in Italia sono la Thaumetopoea pytocampa o processionaria del pino e la Thaumetopoea processionea o processionaria della quercia, che differiscono tra loro per alcune caratteristiche.

Il loro ciclo vitale è composto da 4 fasi: UOVO-LARVA o BRUCO-CRISALIDE-FARFALLA. Alcune di queste fasi sono dette aeree, altre terrestri a seconda di dove si svolgono.

Le falene femmine, compiuta la loro metamorfosi sotto terra, si dispongono all’accoppiamento nei mesi di luglio e agosto. Una volta fecondate depongono circa 70-300 uova all’estremità dei rami di pino, quercia o anche cedro. Dopo 5-6 settimane, le uova si schiudono e le larve o bruchi, estremamente voraci, si nutrono delle foglie degli alberi fino a poterli anche distruggere. Hanno un comportamento gregario, ossia di gruppo e creano dei nidi, che in inverno assumo la tipica forma di un gomitolo di lana. Per spostarsi tra i rami o tra gli alberi, lo fanno generalmente di notte ed in fila o processione (da qui il nome processionaria).

La fase larvale si conclude in primavera e, verso aprile-maggio, quando le temperature sono più miti (massimo 25° C), i bruchi, oramai ricoperti di peli urticanti, scendono lungo i trochi degli alberi per trovare a terra un luogo adatto alla metamorfosi. Infatti trascorrono qualche mese allo stato di crisalide per poi in estate riemergere dal terreno (fase di sfarfallamento) ed iniziare un nuovo ciclo.

Effetti patogeni della processionaria sull’uomo e sugli animali

I peli urticanti che ricoprono il corpo delle larve a scopo difensivo, penetrano attraverso la pelle umana o degli animali per mezzo della loro estremità prossimale e sono espulsi quando il bruco si sente minacciato. Sono migliaia ed invisibili e possono essere trasportati dal vento.

In seguito al contatto diretto (toccando ad esempio l’insetto o il nido) o a quello aeromediato, si possono sviluppare:

  • DERMATITE ORTICAROIDE O DA PROCESSIONARIA;
  • AFFEZIONI OCULARI;
  • AFFEZIONI RESPIRATORIE

I soggetti maggiormente colpiti sono boscaioli, taglialegna, escursionisti, allevatori di bestiame, vivaisti, bambini, cani, gatti o cavalli.

  • La dermatite da processionaria è caratterizzata da macule e papule rossastre e rotonde a volte vescicolose che si estendono su viso, collo, avambracci e dorso delle mani. Il prurito e l’infiammazione sono molto intensi e a volte dolorosi. Il veleno rilasciato dai peli è composto da istamina e proteasi. La taumetopeina ad esempio, è una proteina che agisce direttamente sui mastociti degranulandoli e aumentando l’effetto orticaroide.
  • Se ad essere colpiti sono gli occhi (affezioni oculari), si ha iperemia, bruciore, edema della congiuntiva e delle palpebre, lacrimazione, fotofobia e formazione di noduli. Le complicanze possono causare addirittura cecità.
  • Se invece i peli vengono inalati (affezioni respiratorie), le vie aeree superiori sono colpite da rinite, tosse, disfagia, crisi d’asma e rischio di asfissia.

Nel caso di ingestione dei peli urticanti (come può avvenire nel caso degli animali), si verifica un’immediata salivazione, rigonfiamento della lingua di cui alcune porzioni possono anche necrotizzare, vomito, febbre e diarrea.

Lo shock anafilattico non è improbabile nei soggetti estremamente sensibili.

Terapia

Purtroppo la terapia di supporto mostra scarsa efficacia e si avvale di antistaminici sistemici o steroidi sistemici e locali. Prodotti topici a base di fenolo e mentolo possono calmare il prurito.

Precauzioni da adottare in caso di avvistamento o di contatto diretto o indiretto con la processionaria

  • Non sostare in aree dove si avvistano alberi infestati da Thaumetopoea;
  • Non distruggere i nidi con sassi o bastoni perché ciò favorirebbe la dispersione dei peli urticanti, ma avvertire le autorità competenti;
  • Non schiacciare le larve con i piedi perché i peli penetrano anche attraverso le scarpe o gli indumenti;
  • Nel caso di contatto accidentale con le larve, lavare tempestivamente il corpo, rivolgersi ad un medico per valutare e monitorare i sintomi ed attuare la terapia; se invece è il nostro amico a quattro zampe ad aver ingerito o inalato i peli della processionaria, lavare le aree interessate con acqua e bicarbonato e rivolgersi in breve tempo ad un veterinario.

Danni ecologici da processionaria

Il riscaldamento globale ha favorito l’espansione della processionaria. Ciò contribuisce al danno ecologico che l’insetto in fase larvale determina: indebolimento della pianta, defogliamento e rischio di morte della pianta stessa per l’attacco anche da parte di parassiti secondari. Ecco perché in Italia, ad esempio, la lotta alla processionaria è obbligatoria per legge (D.M. del 30/10/2007).

Insetto pericoloso, infestante e distruttivo, un parassita quindi assolutamente da non sottovalutare.

 

FONTI

Dott.ssa Morgana Pisano

Laureata in Farmacia, appassionata di divulgazione scientifica e scrittura di storia della scienza.

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